Il segno del padre nella vita affettiva e psicologica dei figli

“Se sapessimo quanto soffrono i bambini al loro interno, pregheremmo ogni uomo che incontriamo per strada di abbandonare la propria carriera e diventare padre”. Robert Bly, La società degli eterni adolescenti, Red, Como, 2000.

La psicoanalisi, a partire da Sigmund Freud, ha messo in evidenza come  per un armonioso sviluppo psicologico dei figli siano indispensabili sia la figura della madre, sia quella del padre. La madre è fondamentale in quanto  primo oggetto d’amore: con lei i figli stabiliscono fin dalla nascita un rapporto di simbiosi, che permette loro di nutrirsi non solo fisicamente, ma anche affettivamente. Il periodo della simbiosi è molto importante, ma rischia di diventare negativo e di impedire lo sviluppo psicologico dei figli se si prolunga troppo a lungo. La presenza del padre è indispensabile per rompere, ad un certo momento, questa simbiosi e permettere così ai figli di intraprendere il proprio cammino, lungo e faticoso, verso una personalità autonoma e pienamente realizzata.

Se   il ruolo e l’importanza della madre nello sviluppo psicologico dei figli sono riconosciuti dal senso comune, per quanto riguarda il padre le idee sono meno chiare. Capita ancora di sentire che una brava mamma possa crescere da sola, grazie all’ amore, i suoi figli. Ma le cose non stanno così, al di là degli sforzi e della buona volontà individuale. E’ perciò importante sapere che il padre non è un optional nella formazione dei figli, ma una figura indispensabile e non soltanto a partire dall’adolescenza.

Ciò risulta evidente se si riflette sulle   prime fasi dello sviluppo psicologico individuale, che potremmo riassumere sinteticamente in questo modo:

1.        All’inizio il figlio e la figlia, quando ancora sono nell’utero della mamma, vivono in uno stato di beatitudine.

2.        Alla nascita entrano presto in un rapporto di amore e di simbiosi con la madre.

3.        Verso l’età di un anno e mezzo   cominciano a spostare lo sguardo sul padre; si sentono attratti dalla sua  energia, tanto diversa da quella materna.  Stabiliscono con lui una nuova relazione di amore non competitivo, un amore per identificazione. Identificandosi per un momento col padre iniziano a separarsi dalla madre.

4.         Si ritiene che all’età di circa tre anni e mezzo, l’amore per identificazione nei confronti del padre, cominci a dissolversi. Finora i figli hanno vissuto due amori relativamente indisturbati, ma adesso le cose si complicano e diventano più difficili. Le strade della femmina e del maschio iniziano a dividersi. La bimba entra in competizione con la madre per l’amore del padre e il bimbo inizia a percepire che il papà vanta dei diritti sulla mamma. Le energie sessuali si potenziano e si sviluppa un sentimento di rivalità col padre che ritornerà, potenziato, all’età di dodici anni.

5.         Dai cinque ai dieci anni i bambini vivono un periodo relativamente calmo, in cui l’energia sessuale conosce una fase di latenza. La loro attenzione inizia a rivolgersi al di fuori della famiglia, alla società. E’ soprattutto il padre che li guida in questa direzione aiutandoli a sviluppare due funzioni: una di proibizione (Super Io), l’altra di aspirazione (Ideale dell’Io). La prima dice i no,  segna i confini. La seconda spinge a superare le limitazioni  intellettuali ed emotive che legano i figli alla famiglia.

6.         Verso i dieci-undici anni inizia la preadolescenza.  Tutto viene sessualizzato, il linguaggio, in particolare dei maschi, diventa osceno. I ragazzi  sentono un forte bisogno di condividere le proprie esperienze con gli appartenenti allo stesso sesso. Per i maschi torna quella forte attrazione affettiva nei confronti della madre, così familiare tra i tre e i cinque anni. Alcuni ragazzi però iniziano a idealizzare fortemente il padre. Alcune ragazze ad amarlo intensamente.

7.         Dopo alcuni anni   si fa strada finalmente una tenera attrazione per un’altra persona. Cadono le difese nei confronti della tenerezza e del mondo emotivo. Il ragazzo pensa a suo padre e ne cerca il colloquio. Talvolta infatti non sa cosa fare di fronte  a due stati emotivi che vive simultaneamente: il lutto, per la perdita della madre,  e l’ innamoramento per un’altra donna. La figlia cerca lo sguardo del padre, che la renda sicura della sua femminilità nascente, unica e fortemente personale.

8.        Se alla fine dell’adolescenza il padre è assente, il fuoco si spegne e i figli diventano più tristi e disorientati.

Per quanto sintetico ed essenziale questo breve riassunto per punti ci  aiuta a comprendere che la presenza fisica e affettiva del padre è indispensabile per lo sviluppo psicologico dei figli, in quanto li aiuta  a formarsi una solida identità personale ed a entrare in relazione con gli altri. Con il suo esempio, la sua parola, il suo sguardo infatti, il padre trasmette ai figli quella fiducia in se stessi che è indispensabile per affrontare la vita.

 Paolo Ferliga

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