Diciotti: propaganda politica sulla pelle dei migranti, ancora una volta

La Umberto Diciotti è ancora bloccata a Catania con 150 migranti. La maggioranza delle persone a bordo proviene dall’Eritrea, molte sono donne, ci sono due persone che vengono dalla Siria, sei dal Bangladesh, una dall’Egitto, una dalla Somalia, dieci dalle isole Comore. Per quanto riguarda l’aspetto medico non ci sono alti rischi di emergenza sanitaria se non alcuni casi di scabbia. Ci sono 69 casi di presunta scabbia e 5 casi di scabbia avanzata. Mentre l’aspetto giuridico e politico sta diventando paradossale.

È la prima volta che una nave militare italiana si trova in questa situazione. Ha ricevuto l’autorizzazione ad attraccare dal ministro dei Trasporti ma non può sbarcare i propri passeggeri per volere del ministero dell’Interno.  Effettivamente, l’articolo 83 del Codice della Navigazione autorizza un Ministero ad intervenire per questioni di ordine pubblico, anche bloccando la navigazione, ma non può bloccare il personale e i passeggeri. La legge prevede che, in mancanza di un provvedimento del Giudice, il fermo non possa superare le 48 ore. Nel caso in cui questo si protragga, un magistrato deve convalidare l’atto, altrimenti le persone devono essere rilasciate.

Nel frattempo i 27 minorenni sono stati fatti scendere, mentre, per quanto riguarda gli altri migranti, varie Procure sono intervenuti con indagini di approfondimento. La Procura di Agrigento sta valutando il reato di sequestro di persona, la dda di Palermo ha aperto un fascicolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di migranti e associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il problema, però, non può essere analizzato solo come questione giuridica ma anche etica: una nave della Guardia Costiera italiana ha raccolto delle persone in mare, a 17 miglia da Lampedusa, le quali versavano in pericolo di vita. Sia per il diritto della navigazione, sia, soprattutto, per una questione morale c’è ovviamente l’obbligo di intervenire in questi casi. Incomprensibile è, invece, ciò che avviene a livello mediatico e a livello strumentale all’interno delle forze politiche. Il fatto diviene pretesto per propaganda personale o di partito.

Certo l’Unione Europea dovrebbe intervenire per definire strategie efficaci per arginare il fenomeno e gestirne le conseguenze. In primo luogo impegnarsi per offrire dei canali migratori con vie legalizzate e contrastare il mercato della migrazione criminale clandestina. Dovrebbero essere incentivate le operazioni per smantellare le reti di scafisti (people smugglers). Mentre quello che succede ogni volta che compare un problema riguardante i flussi migratori è il solito braccio di ferro fra Italia e Bruxelles. Oggi la UE ha fatto sapere che non intende procedere con i ricollocamenti perché il flusso dei migranti in Italia è più basso che in altri Stati membri, dall’altra il governo Lega-M5s ha deciso di mantenere la linea del dura di impedire la discesa dalla nave dei migranti.

Teniamo però conto che l’emergenza non nasce a Lampedusa o nel Mediterraneo e neppure sulle coste nordafricane, in particolare in quelle dei Paesi caratterizzati da scarsa attività governativa, come la Libia. Le dinamiche migratorie originano, invece, nell’Africa sub-sahariana e nel Medio Oriente, territori nei quali noi, noi Occidentali, abbiamo rilevanti interessi in campo energetico e sul fronte delle materie prime. Dobbiamo rivedere la politica commerciale europea per evitare il “land grabbing“, ossia il furto di terre africane da parte delle nostre multinazionali. Forse dovremmo cominciare a pensare che l’emergenza migratoria che ci sta travolgendo non è altro che un boomerang di una nostra strategia precedente. Tuttavia su questo e molti altri aspetti necessari a migliorare senso critico e obiettività la comunicazione appare deficitaria. Un esempio spicciolo? Secondo i dati ufficiali diffusi dal ministero dell’Interno, dall’inizio del caso “Diciotti” sono sbarcati in Italia altri 277 migranti, perlopiù a bordo di piccole imbarcazioni di cui nessuno sembra interessarsi.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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