Referendum in pillole: come funzionerebbe il nuovo Senato

Continua l’approfondimento della redazione di SocialNews dedicato al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Dopo aver analizzato quale sarebbe l’impatto della riforma sulle Regioni, oggi ci concentreremo sulla principale modifica introdotta dalla riforma: il superamento del “bicameralismo paritario” e il rinnovamento del Senato.

Il “Senato delle Regioni”

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Secondo quanto previsto dal rinnovato Articolo 55, il nuovo Senato sarà denominato “Senato delle Regioni” e sarà emanazione degli enti locali e finalmente potrà essere l’organo di governo con cui potremmo rapportarci direttamente in Europa e regolare le necessità regionali.

Il Senato sarà composto al massimo da 100 membri: 95 sono eletti con metodo proporzionale dai consigli e scelti tra i consiglieri regionali e i sindaci. Ad essi si aggiungeranno 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica che resteranno in carica per sette anni e non più a vita.

Le modalità della nomina dei senatori verrà determinata con la nuova legge regionale. Un gruppo di onorevoli del Partito Democratico, tra cui Gianni Cuperlo esponente della minoranza, hanno presentato un documento attraverso il quale il Governo si impegna a modificare la legge elettorale in maniera da mantenere l’elezione diretta dei senatori, sembra possibile una scheda elettorale con doppia preferenza ( si barrerebbe diversamente se si vuole la persona solo consigliere regionale oppure anche senatore).

I nuovi senatori non riceveranno alcuno stipendio per la loro attività di senatori, è tuttavia prevista un rimborso spese. Le sedute senatoriali si svolgerebbero due volte al mese o più se necessario. I senatori avranno diritto all’immunità.

Le funzioni del “Senato delle Regioni”

Con il superamento del bicameralismo paritario, le leggi verrano votate più velocemente solo dal parlamento e non entreranno nel cortocircuito delle infinite verifiche. I senatori avranno però competenza legislativa per quanto riguarda le riforme costituzionali, le ratifiche dei trattati internazionali relative all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, le leggi elettorali degli enti locali e quelle sui referendum popolari. Continuerà, insieme alla Camera, ad eleggere il Presidente della Repubblica e 2 componenti della Corte Costituzionale.

La principale funzione del Senato sarà la mediazione tra Stato ed Enti Locali e tra la Repubblica e l’Unione Europea. La riforma prevede che le leggi che regolano queste materie debbano essere discusse e approvate da entrambe le Camere a difefrenza di quelle ad interesse nazionale che verranno approvate solo dalla camera.

Questo aspetto è la vera riforma. Il senato sarebbe l’organo mancante di connessione fra parlamento e le regioni e fra le regoni e l’Unione Europea che adesso viene preso in carico solo burocraticamente da commissioni apposite ( vedi conferenza stato regioni ). Il senato così composto porterebbe gli interessi regionali direttamente al parlamento nazionale e al parlamento europeo senza passare da burocrazie e filtri romani.

Oltre alla fine del bicameralismo perfetto la riforma costituzionale 2016 promuove anche la fine del cosiddetto “federalismo” in Italia, poiché si danno maggiori poteri allo Stato nell’ambito del coordinamento della finanza pubblica, delle politiche attive del lavoro, su infrastrutture, su politiche energetiche ed l’ambiente. Questo potrebbe essere un aspetto positivo del testo della riforma costituzionale 2016, poiché un problema in Italia sono le gare d’appalto, dove dominano corruzione e clientelismo. Alle Regioni verranno attribuite comunque le competenze in importanti ambiti (giudici di pace, politiche sociali, istruzione, ordinamento scolastico, università, politiche attive del lavoro, formazione professionale, commercio estero, beni culturali, ambiente e ecosistema, ordinamento sportivo, turismo, governo del territorio) a condizione che le Regioni siano in equilibrio di bilancio.

 

 

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