Come sono andate le Paralimpiadi di Rio de Janeiro?

Dal 7 al 18 Settembre si sono svolte a Rio de Janerio le Paralimpiadi estive con l’assegnazione di 1597 medaglie suddivise in 22 sport. Registrate le diverse gravità a livello di disabilità, gli atleti sono stati divisi in nove categorie secondo gli impedimenti neuromuscoloscheletrici per garantire un’equa competizione.

Esiste anche una decima categoria prevista dal CPI (Comitato Paralimpico Internazionale), quella delle disabilità intellettive, per le quali sono però organizzate delle Olimpiadi differenti: i Giochi Olimpici Speciali (gli ultimi sono stati nel 2015 a Los Angeles).

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Per quanto concerne le Paralimpiadi, invece, a partire dal 19 giugno 2001 è in vigore un accordo tra Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e CPI che prevede l’organizzazione congiunta delle due Olimpiadi da parte del paese ospitante. Per la quarta volta dopo Atene 2004, Pechino 2008 e Londra 2012 infatti i due eventi sono avvenuti a una ventina di giorni di distanza e nella stessa location.

Nonostante l’impatto mediatico delle Olimpiadi sia nettamente superiore, è evidente il fatto che ogni edizione paralimpica riscontri sempre maggior interesse nell’opinione pubblica e registri miglioramenti nell’organizzazione e nell’efficacia delle strutture.

Le campagne di sensibilizzazione del CONI per garantire la possibilità di praticare uno sport a livello internazionale anche a quelli che sono state vittime di incidenti o con malformazioni fisiche permanenti ha avuto i suoi frutti in quanto l’Italia ha registrato numeri record in termini di partecipazioni e risultati: 39 medaglie: 10 ori, 14 argenti e 15 bronzi.

Come brillantemente sottolineato da Alex Zanardi (2 ori e 1 argento a Rio nel ciclismo su strada), la vittoria più grande di questi atleti non è quella ottenuta sul campo, ma già avere la possibilità di competere per vincere nonostante le avversità con cui convivono quotidianamente.

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Le Paralimpiadi sono il trionfo dello sport dove prevale il fair-play, dove si gareggia per qualcosa di più importante di una medaglia. Beatrice Vio ( 1 oro e 1 bronzo nel fioretto femminile) nostra portabandiera nella cerimonia di chiusura ha espresso tutta la sua felicità per l’ evento appena conclusosi sottolineando come il bronzo ottenuto nella gara a squadre con Loredana Trigilia e Andrea Mogos sia una gioia e un traguardo ancora più importante della fenomenale vittoria ottenuta nel torneo singolare. Tutto ciò per dimostrare quanto la nostra spedizione fosse coesa e determinata a portare a casa un bottino che non si registrava da 44 anni, forse con l’obiettivo non dichiarato di sostenere la tanto discussa candidatura di Roma per l’edizione del 2024.

Apice dell’edizione appena terminata è stata la finale dei 1500 metri piani maschile nella quale ben quattro atleti sono riusciti a terminare la gara con un tempo inferiore a quello impiegato ad agosto dall’ americano Matthew Centrowitz (3’50″00 il tempo) per coprire la stessa distanza nelle Olimpiadi per normodotati: Abdellatif Baka (3’48″29), algerino classe 1994,  l’etiope Tamiru Demisse (3’48″49), medaglia d’argento; il keniota Henry Kirwa (3’49″59), bronzo. L’altro algerino Fouad Baka (3’49″84), fratello del primo classificato. Anche il tedesco Marcus Rhem ha raggiunto una misura notevole nella categoria T44 di salto in lungo 8,21 metri, distante solo 8 centimetri dal 8,29 di Greg Rutherford (bronzo a Rio nei normodotati).

Molti sono stati i risultati sensazionali in questa edizione dove l’unico neo è stato l’esclusione della spedizione russa di atletica alle Olimpiadi e la totalità di quella paralimpica in seguito allo scandalo doping di Stato e che ha suscitato grande clamore. L’ombra del doping che minaccia lo sport però è passata in secondo piano e la società in questo periodo si è concentrata giustamente su gare e storie di atleti sensazionali. L’auspicio in attesa di Tokyo 2020 è che questi atleti non finiscano nel dimenticatoio e si cerchi sempre in maniera maggiore di far emergere i valori sani dello sport e di supportare questi atleti che trovano nello sport una valvola di sfogo e un rimedio ai loro problemi.

Luca Fanni Canelles

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