Scuola e adolescenti in “La classe entre les murs”

Lo scorso lunedì, dopo la proiezione di La classe entre les murs presso il cinema antoniano di Bologna, il  docente universitario Marzocchi  ha aperto un dibattito sulla scuola introducendo il tema del fallimento del sistema educativo all’interno della rassegna “gli adolescenti nel cinema”. In attesa della proiezione di Men, Women and Children, ultimo film in programma, scopriamo insieme alcune delle riflessioni   emerse nell’incontro del 14 marzo.

Di Maria Grazia Sanna

Credits photo: wikipedia.org

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Ci sono due mura entro le quali l’adolescente passa la maggior parte del suo tempo: il tetto familiare e la scuola . Quest’ultimo ambiente è al centro del film proiettato lo scorso lunedì 14 marzo presso il cinema antoniano di Bologna nell’ambito del terzo incontro della rassegna “gli adolescenti nel cinema”. Per tale occasione si è infatti deciso di mostrare “La classe. Entre les murs”, film ambientato in una scuola del XX arrondissement parigino, e di metterne in risalto alcune dinamiche valide anche per il contesto italiano grazie all’intervento del docente universitario Marzocchi.

Diretto dal regista Cantet nel 2008 e vincitore della palma d’oro al Festival di Cannes, “La classe, entre les murs”, a differenza di “Io e te” di Bertolucci e “Diamante Nero” di Sciamma, non solo parla del rapporto tra adolescenti e scuola, ma rende le mura di una classe di studenti il palcoscenico dei dialoghi e dell’azione, che plasmano e modificano la vita degli studenti.

È nel piccolo spazio della classe, infatti, che il protagonista François Begadeau, insegnante e autore dell’omonimo libro da cui è tratta anche la pellicola, delinea attraverso la spontaneità dei suoi gesti e delle sue parole, tutte le fragilità del sistema educativo.

Queste, come sottolinea il docente Marzocchi, spiccano sopratutto attraverso il linguaggio. Lo si vede già nel titolo “Entre les murs”, che può essere tradotto come “dentro le mura” o “fra le mura”, ma anche in alcune delle scene: in particolare, nella parte centrale del film, il professore perde per qualche secondo il controllo di sé e rimprovera alcune studentesse per essersi comportate “avec un attitude de petasse”, ossia come delle prostitute.

Questo errore non solo rende manifesta la difficoltà dell’insegnante nel rapporto con gli adolescenti, realtà comune nella scuola odierna, ma funziona come spartiacque: si passa da un tipo di educazione alternativo, in cui il professore cerca di far emergere la personalità dei suoi studenti, ad un ritorno ad un impostazione classica in cui il docente detta le regole e gli allievi sono destinatari di punizioni.

L’esempio più eclatante è l’espulsione di Souleyman. In questo caso, l’insegnante, seppur conscio dello sbaglio che si sta commettendo, non riesce ad opporsi e lascia che il ragazzo, dotato di talento, ma dal carattere scontroso, venga mandato verso un futuro incerto. È in questo passaggio che – afferma Marzocchi – appare evidente il fallimento del sistema educativo. Tale sentore si ripresenta alla fine quando una delle studentesse dice al docente che lei non ha imparato nulla. Incredulo il protagonista non riesce a trovare una risposta.

Questa conclusione segna pertanto l‘impossibilità di costruire un dialogo, così come si era immaginato prima che la violenza predominasse dentro le mura di una classe così multietnica. Allo stesso tempo, la partita finale tra tutti gli studenti e i professori sembra ridare una speranza. Si manifesta in questo modo una relazionne patetica spesso presente nel film: la si vede sopratutto nei dialoghi dei docenti che passano da questioni importanti come la possibilità dello studente cinese di rientrare nella sua patria ai festeggiamenti per la maternità della professoressa.

In questo contesto , infine, appare evidente come il professor François sia un outsider destinato ad omologarsi, lasciando alle spalle la possibilità di incarnare quell’insegnante alternativo di cui lo stesso Platone delinea i tratti nel De Repubblica. Nonostante siano passati 8 anni dalla produzione di questo film, questa rappresentazione è una testimonianza di quello che avviene nella scuola anche nella nostra contemporaneità. Manca solo un elemento: la relazione odierna degli adolescenti con le nuove tecnologie, non in uso all’epoca.

Di questo si discuterà stasera presso il cinema antoniano di Bologna attraverso un altro film: “Men, women and children” di Jason Reitman. Commenterà Renzo Muraccini, psichiatra Dipartimento Salute Mentale e DP.

Le persone interessate ad approfondire i temi trattati nei film potranno iscriversi entro venerdì 25 marzo per partecipare ad una serie di incontri con esperti che si terranno ogni sabato a partire da aprile in via S. Isaia 94/A.

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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