Se la mente vuole, non esistono montagne insormontabili

Luca Galimberti

Lo sa bene l’atleta paralimpico Luca Galimberti, affetto da adrenoleucodistrofia e morbo di Addison. Nonostante la malattia, è comunque riuscito a raggiungere il rifugio più alto d’Europa. Uno straordinario esempio di come la migliore medicina contro le grandi avversità della vita sia proprio la voglia di farcela.

Nella mia vita ho realizzato davvero tanti sogni, ma quello che è riuscito a regalarmi davvero un’infinità di emozioni è stato: Punta Giordani, sognando il rifugio più alto d’Europa, Capanna Margherita.
Un sogno dentro al sogno con la “S” maiuscola, ricco di forti emozioni e sensazioni, il cui frutto deriva dall’amore e dalla passione per lo sport e per la montagna.
La sua realizzazione è avvenuta il 23 luglio 2013; una data davvero importante, un giorno che ricorderò per sempre con grande gioia e che custodirò nel mio grande cassetto dei sogni.
Ogni giorno ripeto a me stesso di avere la mia montagna da scalare, ma quella che mi sono trovato di fronte è stata forse la più ardua e la più importante.
Importante perché mi ha permesso di erigere un muro grazie al quale non far filtrare una malattia così indomabile come l’Adrenoleucodistrofia.
Una malattia ereditaria, che combatto a colpi di mente e che colpisce il si- stema nervoso con la distruzione progressiva della mielina, la sostanza che riveste le cellule nervose, e le ghiandole surrenali con ridotta o mancata capacità di produzione di ormoni che necessitano alla sopravvivenza.
Essere salito ai piedi del Monte Rosa è stata una grande avventura, sono arrivato alla vetta con lo sci di fondo paralimpico grazie anche alla grande forza di volontà.
Sono stato accompagnato dai miei compagni di squadra, dal medico, sempre presente, e dai tecnici, dalle guide alpine, dai maestri di sci, dagli atleti e con il supporto del Soccorso Alpino Guardia di Finanza S.A.G.F. Arrivare in cima mi ha permesso di innalzare la bandiera più importante, quella della vita e della ricerca a sostegno delle malattie demielinizzanti.
Essere testimonial di grandi realtà, che giudico “Istituzioni”, come Telethon e Progetto Mielina, mi ha permesso di sviluppare un grande percorso: veicolare messaggi nei messaggi e far comprendere che, con la volontà di credere, si può riuscire. Questo è il vero trampolino di lancio grazie al quale tutte le persone affette da malattie così difficili da gestire possono reagire, permettersi una condizione di vita migliore e un futuro più stabile in cui crescere.
La spedizione nella valle del Lys, nel meraviglioso comprensorio del Monte Rosa, ha permesso a tutti coloro che sono intervenuti di comprendere che non esistono limiti alle disabilità; sono affetto da una patologia così im- portante e, tra gli addetti ai lavori, è stato difficile esprimere, con gande capillarità, come una persona dalle mie caratteristiche riesca ad arrivare ai limiti dei principi di biomeccanica.
Mi rendo conto di essere fortunato. Cerco ogni giorno di evidenziare, come una grande insegna luminosa, una frase scritta nel mio libro dal titolo Il mio sogno chiamato olimpiade – non sono fatto per stare su una sedia a rotelle; la frase riporta: “Molte volte ho paura, forse la paura più grande è che si rompa questo fantastico meccanismo senza il quale tutti gli ingranaggi rimarrebbero “disoccupati”; so perfettamente che la mia mente gioca un ruolo primario, è l’olio motore che permette alla nostra nave chiamata corpo umano di attraversare mari in burrasca e di portare a bordo sogni ed emozioni.
Grazie al potere della mente si riescono a realizzare grandi cose, avere fiducia in se stessi diviene la fonte primaria cui aggrapparsi nei momenti di sconforto.
Le avversità saranno sempre presenti ma sono pienamente convinto che la “medicina” migliore sia riposta nelle nostre grandi “capacità mentali”.
L’esperienza del Monte Rosa mi ha regalato benefici grandissimi; lo sport diventa un importante palcoscenico di vita in cui l’atleta e l’uomo diventano l’attore che menziona versi di pura e sincera lealtà.

Luca Galimbert
Atleta e Testimonial sportivo Progetto Mielina alla maratona di Telethon

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