
Presente, benché latente, anche fra gli umani
Da La Ragione
La diapausa è un processo che consente agli animali di riprodursi in condizioni ambientali avverse. Può essere paragonata al letargo ma ha caratteristiche genetiche differenti. È una pausa nello sviluppo dell’organismo utilizzata soprattutto dagli insetti nei primi stadi della vita. Il letargo è invece una riduzione del metabolismo usata da alcuni mammiferi adulti durante l’inverno. Nella diapausa il rallentamento dell’attività metabolica serve per bloccare la crescita dell’embrione se le condizioni ambientali non sono abbastanza soddisfacenti al nascituro, che così può attendere momenti più favorevoli.
Come scritto, questo meccanismo è comune negli insetti, che possono attivarla nelle varie fasi larvali. Anche altri animali possiedono però questa particolare capacità, ma soltanto nella primissima fase embrionale. Per esempio alcuni pesci delle regioni desertiche dell’Africa (i Nothobranchius) depongono uova che entrano in diapausa per sopravvivere alla siccità: queste si schiudono soltanto all’arrivo delle piogge. Anche alcuni mammiferi come roditori, orsi, foche e marsupiali la utilizzano per garantire maggiormente la sopravvivenza della specie. In alcuni casi questi animali possono bloccare lo sviluppo del primo abbozzo embrionale prima dell’impianto in utero. Un esempio è il caso della femmina del wallaby, un piccolo marsupiale australiano, che rimane in uno stato di gravidanza continua. Gli embrioni fecondati attendono in sequenza il loro turno per svilupparsi. Aspettano di crescere soltanto dopo che il cucciolo nato prima di loro finisca l’allattamento.
Gli studi sulla embriogenesi hanno chiarito che lo sviluppo del prodotto del concepimento è garantito da una sequenza enzimatica regolata dalla proteinchinasi mTOR (Mechanistic Target of Rapamycin). Alcune ricerche evidenziano che sia proprio la capacità di bloccare questa via a indurre la diapausa ma che questa possa essere indotta artificialmente in tutte le specie animali, anche in chi non la utilizza in natura. Uno studio pubblicato a settembre scorso sulla rivista “Cell” dimostra infatti che la capacità di frenare lo sviluppo embrionale potrebbe essere possibile anche nella specie umana. A scoprirlo sono stati i ricercatori del Max Planck Institute for Molecular Ge netics di Berlino e dell’Institute of Molecular Biotechnology (Imba) dell’Accademia Austriaca delle Scienze di Vienna. Una volta concepito, l’embrione umano si sviluppa sempre senza interruzioni. Nello studio in questione i ricercatori hanno però indotto uno stato di ‘dormienza’ in cellule staminali umane e blastoidi (strutture che imitano embrioni umani), inibendo il percorso mTOR. Questo ha portato a una riduzione della divisione cellulare e dello sviluppo cellulare con caratteristiche che ricordano la diapausa degli animali che la utilizzano in natura. I risultati suggeriscono che questo meccanismo possa essere ancora presente in forma latente (come eredità evolutiva) nell’essere umano e che non sia più funzionante solo perché non più necessario per la conservazione della specie. Inoltre la diapausa indotta in laboratorio durante le sperimentazioni è risultata reversibile: una volta riattivata la via mTOR le cellule hanno ripreso il loro sviluppo normale. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per la medicina riproduttiva. Con le opportune verifiche potrebbe migliorare i successo della fecondazione in vitro (Ivf). Permetterebbe una maggiore finestra temporale per valutare la salute dell’embrione e una migliore sincronizzazione ormonale d’impianto nell’utero materno.