Joe Biden e quel suo “ostinato centrismo popolare” che sembra così adatto al momento

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Il nuovo presidente americano Joe Biden non ha perso tempo e si è dato subito da fare per cambiare le cose a Washington: dopo una serie di executive order (decreti presidenziali, ndR) che ha sottoscritto subito per cancellare buona parte dell’eredità di Trump (dalla revoca del divieto di ingresso negli Stati Uniti per i cittadini dei paesi a maggioranza musulmana alla cancellazione della costruzione del muro al confine con il Messico), Biden ha firmato anche una serie di documenti rivolti al Covid-19, presentando un piano di 198 pagine, ha implorato gli americani di indossare la mascherina, ha ammonito che le cose peggioreranno prima di migliorare e si è impegnato a fornire al pubblico informazioni basate sulla scienza. Inoltre, ha annullato il ritiro dell’America dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e ha annunciato che gli Stati Uniti si uniranno alla iniziativa internazionale per l’accesso ai vaccini nota come COVAX.

Non è un mistero per nessuno che quello di Biden è un compito molto difficile. Il presidente americano deve fare i conti con la pandemia, la crisi economica e con il decadimento democratico nel paese. Non è un inizio propizio. Tuttavia, per quanto sembri improbabile, nei prossimi mesi le cose potrebbero migliorare di molto. Anche se imperfetto, il piano vaccinale potrebbe fare un’enorme differenza entro l’inizio dell’estate. Il che potrebbe aiutare la ripresa economica dell’America. 

La crisi politica che ha richiesto la presenza di 25.000 militari per le strade di Washington in occasione dell’Inauguration Day potrebbe presto svanire. E tenendo a bada la sinistra del partito e collaborando con i repubblicani desiderosi che il Congresso faccia le cose, Biden potrebbe riuscire a far passare, assiemo al pacchetto sul Covid-19, anche un piano per le infrastrutture e qualcosa sul cambiamento climatico. Le cose possono andare storte, si sa. 

L’Economist ricorda, ad esempio, che mentre cerca di portare avanti il suo programma, Biden potrebbe incontrare parecchie resistenze da parte del GOP, l’insoddisfazione della sinistra potrebbe montare, e non mancheranno serie difficoltà per ottenere la collaborazione della Russia sul controllo delle armi e della Cina sul riscaldamento globale. “Per avere le migliori possibilità di successo, Biden si dovrà attenere a quel suo ostinato centrismo popolare che è così adatto al momento”, suggerisce la rivista. «Gli alleati occidentali dovranno essere pazienti e non aspettarsi da un giorno all’altro una trasformazione miracolosa. Il ritorno della moderazione alla Casa Bianca sarà solo il primo passo di un lungo viaggio, ma è un passo necessario per il rinnovamento dell’America».

Il presidente Joe Biden non ha ereditato solo la pandemia ma anche una cultura politica a pezzi, ha scritto John Dickerson sull’Atlantic ed il suo compito sarà quello di riportare gli Stati Uniti alla realtà, o almeno riportarli a costruire un consenso basato sulla realtà.

Di fatto, se ci riuscirà, la sua presidenza sarà assolutamente “noiosa”, sostiene Dickerson, citando l’ex capo di gabinetto, l’ex ministro della difesa ed ex direttore della Cia Leon Panetta secondo il quale “un presidente lucido ed esperto sarà molto, molto noioso”. In questo modo, continua Dickerson, la presidenza Biden riporterebbe il potere esecutivo a raccontare alla gente come stanno le cose. Il che rappresenterebbe una netta presa di distanza dalle conferenze stampa piene di false informazioni dell’ex presidente Trump. 

“Informazioni, grafici e una sfilata di poco memorabili funzionari pubblici possono spiegare ai cittadini (…) quel che è stato fatto in loro nome. L’America ha mostrato una netta preferenza per questo tipo di approccio durante la pandemia (…) Nessuna presidenza sarà mai immune dall’interesse politico o dal confirmation bias, ma una presidenza che mette la persuasione davanti alle rivendicazioni, i fatti davanti alle sciocchezze, può avere davvero successo”.

Così Biden può mostrare a quelli che non l’hanno votato “che li rispetta al punto da cercare di persuaderli, anziché sommergerli con affermazioni non verificate”. E soprattutto significa “dare la priorità a quel che è importante, non a quel che assorbe la coscienza collettiva di Twitter; evitare la lotta senza sbocchi con avversari che cercano di adescarti e focalizzarsi sulle conseguenze di lungo periodo delle azioni istintive o su problemi lontani che possono essere affrontati soltanto impostando oggi le cose”. 

In fondo, scrive Dickerson, la sua lista della spesa è così lunga che essere “noioso” è l’unica soluzione. E a proposito della sua lista delle cose da fare, l’ex primo ministro inglese Gordon Brown ha scritto infatti sul Guardian che è tanto ampia quanto urgente. “Data le tripla minaccia interconnessa della pandemia, del tracollo economico e della catastrofe climatica – scrive Brown – la sua presidenza sarà definita non dal precedente parametro di riferimento dei 100 giorni, ma piuttosto dai suoi primi 10 o 20 giorni”. E soprattutto, queste sfide richiedono tutte una cooperazione globale, chiosa Brown, suggerendo che Biden deve muoversi velocemente non solo per riunirsi agli accordi sul clima di Parigi ma per lavorare attraverso organismi come il G20 per coordinare lo stimolo economico e mettere insieme i finanziamenti per i vaccini. Buon lavoro, Mr. President!

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