La medicina d’urgenza: le urgenze soggettive e oggettive

Sono cambiati e si sono moltiplicati i bisogni di salute. Così come è cambiata l’attesa individuale e collettiva circa le risposte istituzionali. 

In buona sostanza, è cambiato il rapporto fra persona e malattia, paziente e medico, paziente e istituzioni.

In passato, e parliamo di circa trenta anni fa, il rapporto fra paziente e malattia di origine naturale o traumatica, era quasi di rassegnazione verso una sorta di disgrazia il cui superamento era per buona parte riferibile all’intervento divino e, solamente in parte, all’efficacia della medicina e alla bravura del medico.

La “conoscenza” peraltro molto condizionata, nel bene e nel male, dalla televisione e dai social, ha progressivamente trasformato l’individuo da soggetto passivo e beneficiario del servizio sanitario, in persona attiva nella gestione dei propri problemi di salute. Questo fenomeno, in astratto positivo, è stato lasciato libero di evolvere senza governo, senza i necessari argini della scienza e ha prodotto in alcuni casi dei benefici effetti di consapevolezza, in altri difficili pretese di competenza sommaria il più delle volte ansiogena. Le conseguenze si sono tradotte in consumismo farmaceutico e conflittualità. Un significato particolare ha assunto il richiamo alla esaltazione del concetto di “tempo utile” in urgenza/emergenza. Ne è derivata un favorevole cultura dell’emergenza/urgenza anche se con ampi spazi di propaganda commerciale e politica. Sono sorti anche nuovi modelli di domanda di salute. 

Al concetto di urgenza medica oggettivamente rilevabile, ovvero all’insorgenza di una patologia acuta o alla evoluzione acuta di una malattia cronica, si è aggiunto un nuovo bisogno: l’urgenza soggettiva. 

Non si tratta di una patologia invalidante o evolutiva quanto piuttosto di un bisogno formale o psicologico. 

Il bisogno formale è negli adempimenti di natura sanitaria per i più svariati interessi e le più ampie finalità. 

Il bisogno psicologico, in buona parte alimentato dalla spinta commerciale dei media, si traduce in accertamenti diagnostici preventivi o con finalità di esclusione di eventuali patologie. Anche quest’ultima esigenza è diventata un bisogno di salute da non eludere. E’ un bisogno di benessere e di tutela dell’equilibrio di vita non solo individuale ma ricadente sugli interessi di vita lavorativa e sociale. Purtroppo la medicina d’urgenza, quale servizio istituzionale, in questo ambito non ha tenuto il passo. Mentre ha dedicato molta attenzione alle emergenze mediche esponendosi per certi versi al rischio di creare false illusioni di immortalità a fronte della incontrovertibile realtà della morte, si è fatta trovare disattenta e in ritardo per le urgenze soggettive. Ciò ha liberato notevoli spazi per le iniziative professionali private che vanno a sopperire a quel vuoto di risposta del servizio pubblico. Sul punto è necessario fare alcune considerazioni sui principi che caratterizzano il concetto di “pubblico”.

Il principio fondamentale da cui non è possibile astrarsi è l’evidenza di “utilità” che per essere concretamente oggettiva è esposta alla insorgenza di pretese individuali non sostenibili e perciò causa di conflitti.  L’utilità, quale presupposto ineludibile di etica di gestione del danaro pubblico, non è una banale e mediocre definizione di interesse politico fruttuoso, ma è il risultato di un rapporto, una frazione matematica nella quale i due fattori costi/efficacia siano, nella più permissiva ipotesi almeno in equilibrio. Nella più corretta impostazione il risultato della frazione deve essere a favore dell’efficacia.

Che cosa possiamo intendere per efficacia? Il riscontro di un risultato oggettivamente rilevabile come “favorevole”, positivo, capace cioè di generare benessere. Tuttavia mentre per i costi è piuttosto facile definire un valore, non altrettanto lo è per l’efficacia. Quest’ultima se rapportata alle urgenze oggettive deve essere ineluttabilmente individuale. Se rapportato alle urgenze soggettive deve corrispondere a più interessi, premiando in particolare gli interessi pubblici quali lavoro, funzionalità dei servizi, istruzione, benessere sociale. Ma in tali ambiti non si è fatta né si fa informazione che servirebbe a creare un rapporto più sereno fra cittadino e istituzioni sviluppando altresì un processo educativo al buon uso del danaro pubblico. Ma interessa a qualcuno?

Elio Carchietti

Anaesthesia – Resuscitation Specialist Emergency Medicine Professor Knight Officer of Order Merit of the Italian Republic Officer Pro Meriti Melitensi Military Order Regional medical referent for disasters management Visiting Professor Anaesthesia and Emergency Medicine – University School “Campus Biomedico” Roma 

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