Circa una cinquantina le opere in mostra, i materiali usati dagli artisti sono una galleria infinita di materiali riciclati. Beppino Bosa trova in natura una grande maggioranza di materiale che poi utilizzerà per creare le sue opere.
La natura di per se scolpisce naturalmente gli oggetti che Beppino utilizzerà: rami, tronchi, materiale in disuso come bidoni di metallo, tondi in metallo usurati, arrugginiti e corrosi dal tempo, tutto ciò che trova diventa oggetto d’indagine sperimentale e base di assembramento per la sua opera, il tutto unito e pensato con precisa visione critica e metodologia tecnica. Totis fa risiedere la sua ricerca di oggetti usati, per creare le sue opere artistiche, nel suo urlo contro il consumismo, dunque gli oggetti da lui utilizzati in realtà sono gli scarti quotidiani di tutti noi.
Una forte denuncia contro lo spreco e la quantità abnorme di rifiuti che produciamo ogni secondo, ogni singolo abitante di questo mondo è colpevole dell’inquinamento ambientale ed è soggiogato dal mondo del consumismo. Chiavon , invece, per creare le sue sculture, ricerca nel suo ambiente oggetti, perlopiù di legno, cui dare una nuova forma e nuova vita, così, ad esempio l’architrave della casa antica in via di ristrutturazione, viene utilizzata e salvata da una fine certa. I chiodi fatti a mano vanno ad arricchire alcune sculture dando un nuovo peso all’ immagine e a ciò che sarebbe comunque stato gettato, perché vecchio.
Le sculture di Chiavon parlano e profumano di antico, talvolta l’uso di materiale più moderno, sempre di riciclo, attualizzano l’immagine.
Alla base del suo fare c’è armonia ed equilibrio, insegnamento fondamentale di madre natura. Galliussi, una vita la sua dedicata alla sperimentazione e al non spreco anche nell’arte. I materiali da lui usati sia in scultura che in pittura sono oltre che ritagli di legno di aziende del suo territorio, anche oggetti trovati in casa e riutilizzati per altra funzione, ad esempio, le prime tele erano lenzuola di casa ormai cadute in disuso, come alcune cornici per fotografie sono diventate cornici di quadri.
Denuncia la frenesia della vita sempre più incalzante e la necessità dell’uomo di “avere” sempre e di più. L’attenzione dell’uomo non è più rivolta alle cose utili, ma alle cose futili, che catturano l’attenzione per poco tempo per poi diventare inutili e inutilizzate. Denuncia il consumismo sotto tutte le sue forme e ricorda costantemente la preziosità delle piccole cose, l’attivare la nostra creatività per creare con ciò che ci circonda e per ridare dignità a tutti quegli oggetti che sarebbero se no diventati spazzatura. Lui, che visse tempi difficili, quando il nulla obbligava ad arrangiarsi per sopravvivere e quando creare arte sarebbe stato impossibile, perché non c’erano mezzi per acquistare materiale per le proprie realizzazioni, ha comunque mantenuto, quest’arte d’arrangiarsi come filone di modus lavorandi per tutta la vita, insegnando alle generazioni di artisti che quando qualcuno ha l’arte che pulsa dentro al cuore e vuole “fare”, nulla lo fermerà, basta attivare la propria creatività e imparare a guardarsi intorno.