Violenza introduzione alla mostra

“NEL MONDO 130 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali, ricordando anche tutte quelle donne oggetto della pratica di acidificazione.

1 donna su 5 è stata vittima di violenza fisica o sessuale.

IN ALCUNI  PAESI lo stupro da parte del marito è ancora legale e la brutalità sulle donne è una normale componente culturale.

IN AMERICA una donna ogni 15 secondi viene aggredita, spesso dal coniuge.

IN EUROPA 62 milioni di donne – 1 su 3 – sono vittime di maltrattamenti.

IN ITALIA 1 milione di donne hanno subito abusi e molte non ci sono più.”

Queste statistiche sono solo una parte di quelle denunciate e sono violenze fisiche che nessuno mai potrà guarire.

Spesso non si parla delle violenze psicologiche subite dalle donne, a livello lavorativo o nelle case nella propria famiglia, atte a destabilizzare un equilibrio psicologico che mina profondamente l’autostima, senza poi pensare alle restrizioni che le donne hanno in campo lavorativo, lo stress cui è sottoposta una donna con famiglia, figli, lavoratrice dove le si chiede sempre di alzare il suo livello di rendimento rinunciando così, per necessità, ad un giusto equilibrio tra tempo dedicato ai vari ambiti della vita, senza poi pensare le differenze salariali tra uomo e donna.

Tutto ciò crea una nuvola intorno al mondo donna altamente negativa che mina nel profondo la colonna portante della società.

Così descrive la violenza psicologica un’importante psicologa che sostiene i diritti delle donne:

«La violenza psicologica è una violenza oggettiva, chi subisce aggressione psichica è sottoposto ad un evento traumatico, chi è sottoposto a violenza psicologica si trova in uno stato di stress permanente […]. Il problema relativo alla violenza psicologica, infatti, è relativo al riconoscimento di essa, alla consapevolezza di esservi sottoposti».

Un altro aspetto del mondo Donna è che la donna tende sempre a giustificare le violenze subite soprattutto dentro le mura domestiche, un po’ per incredulità, un po’ per convinzione di tenere delle colpe, che magari si sono radicate antecedentemente alla violenza fisica con la violenza psicologica, la caduta della propria autostima e il credere magari di aver sbagliato. Questa non lucidità nei confronti degli eventi la porta a proteggere in qualche modo il carnefice e purtroppo , quando le cose poi sfuggiranno di controllo, sarà troppo tardi per rimediare e denunciare. Gli artisti in mostra, Lucia Paravano, Antonio Felice la Montagna e Piero Moda, denunciano le violenze e pongono la donna nel podio più alto della società, tre modi diversi di concepire la violenza e tre modi diversi di comunicarla ai fruitori.

Schede tecniche degli artisti – materiali utilizzati

Gli artisti utilizzano vari linguaggi espressivi, come tecniche artistiche poliedriche. Lucia Paravano con le sue realizzazioni in acrilico su tavole di faesite dal tratto veloce e deciso, Piero Moda tecnica mista sperimentale, frutto di anni di sperimentazioni su vari materiali e pigmenti e Antonio Felice la Montagna con le sue spettacolari installazioni, che vedono il Plexiglas e i Led protagonisti indiscussi di tutti i suoi impianti, trasferiscono il pieno significato del suo messaggio.

Le opere esposte sono circa una trentina inclusa l’installazione. Le opere dal grande impatto visivo sono tutte collegate tra loro grazie all’intervento dell’artista La Montagna che, a mezzo di fili rossi di lana, crea un impianto atto a significare il passaggio di energia tra le opere esposte e i temi trattati.

Lucia Paravano, seppur di primo acchito le sue figure sembrino un elogio alla sessualità libera e provocante in realtà le creature, nate da gesti d’impulso veloci e decisi, toccano temi umani e soprattutto della sfera del mondo femminile d’altissimo impatto emotivo. La ricerca della Paravano procede così verso un’universalità di contenuti che se anche di primo impatto nascono da un’esperienza vissuta nel proprio microcosmo e dalla maturazione di una tensione sovra individuale, appena escono dal suo atelier diventano la parola e l’urlo del mondo.

Antonio Felice la Montagna, attraverso la sua installazione progettata, costruita, e installata ad hoc per questa mostra, tocca il tema del circolo vizioso della violenza, perché da violenza nasce sempre violenza. Il suo messaggio è quello di rompere quel filo e percorrere altre strade verso il rispetto e l’amore. Tutti possono cambiare ed è onere della società lavorare costantemente affinché questo accada bisogna. Troppo sangue viene versato e tante volte l’omertà vicina al mondo femminile, non denunciando, cronicizza il problema facendo si che quel filo sia sempre più fortificato.

Piero Moda, invece, non denuncia, ma innalza , a mezzo della sua espressione artistica, la Donna, il suo mondo, quanto di bello e importante c’è in questa figura della società.

Madre accogliente, compagna di vita, colonna importante della famiglia, educatrice del prossimo. Racchiude in questa figura l’eredità del futuro delle giovani generazioni e rimanda anche la sua importante funzione d’esser ponte con il passato, ponte per l’eternità, come sono i figli per ogni genitore.

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