Per la prima volta i due partiti storici della Francia, repubblcani e socialisti, non saranno presenti al secondo turno delle presidenziali. Emmanuel Macronm, del neonato movimento europeista “En Marche”, e Marine Le Pen, dell’antieuropeista e filo-Russo “Front National”, si contenderanno il ballottaggio il 7 maggio. Dopo Inghilterra, Austria, Olanda questo sarà l’ennesimo scontro popolare dove in ballo oltre alla scelta del Governo locale sarà l’Unione Europea ad essere messa in discussione.
Per Marine Le Pen ( 21%) sarà difficile rimontare ma non impossibile. Emmanuel Macron ha raggiunto il (24%) ed ha ottenuto subito l’appoggio di Fillon ( 20%), il candidato della destra repubblicana e di Hamon e del presidente Holland del defunto Partito Socialista (6,35%). Difficilmente pronosticabile sarà la direzione dei voti dell’estrema sinistra di Mélenenchon (19%) che paradossalmente potrebbero confluire nell’estrema destra per la propensione antieuropeista ed anti establishment. Inoltre Marine Le Pen tenterà di strappare i consensi fra i gollisti nelle fila repubblicane e i residui dei candidati minori Dupont-Aignan, Asselineau e Cheminade. Inoltre la Le Pen è appoggiata dalle comunità dei territori Francesi extraeuropei e paradossalmente dalle comunità islamiche francesi che temono forme di emarginazione a causa del divampare degli atti terroristici dell’estremismo islamico. I sondaggi danno però Emmanuel Macron nettamente favorito alla presidenza della Francia.
Di certo questo risultato evidenzia una necessità di cambiamento ai vertici di potere delle istituzioni. Il popolo non ha più fiducia dei partiti tradizionali e cerca in ogni maniera di sostituirli con forme nuove forme e movimenti politici. A differenza della presidenza americana e della Brexit, questa volta i SocialMedia, facebook in testa, non sono riusciti a scalfire l’intelligenza dei cittadini europei che solo in parte hanno seguito le Fake News dei populisti. E’ necessario però poter avere valide alternative al potere costituito. In Francia l’autonomista Marcon ha saputo catalizzare questa richiesta ed ancora l’Europa sembra avere ancora la fiducia dei cittadini. Ma questa è l’ultima occasione che l’Unione Europea ha per poter continuare ad esistere. Il popolo europeo non accetterà più questa istituzione se non verranno prese in considerazione le loro esigenze. Soprattutto di chi vive nelle campagne e nei territori rurali, che si sente più abbandonato a se stesso rispetto a chi vive in città. C’è la necessità di tutelare il lavoro e il welfeare proprio in quei territori periferici dove si sviluppano i bacini elettorali dell’estremismo di destra o comunque di chi promette l’uscita dall’Unione Europea. Per fare un esempio e comprendere come sia diverso l’elettorato delle città rispetto a quello rurale basti vedere come a Parigi la Le Pen sia arrivata ultima, ottenendo appena il 4,99 % dei voti.
L’unione Europea dovrà poi poter agire unita nell’ambito della politica estera ed interna, dovrà raggiungere forme di governo slegate dai meccanismi finanziari. Ma soprattutto agli europei interessa il tema della sicurezza. Sarà necessario identificare un sistema di difesa e polizia unica e non possiamo più accettare lo sviluppo di reti terroristiche interne. In Francia, secondo le autorità, sono più di 16mila le persone che potrebbero essersi radicalizzate. In Germania il numero degli estremisti islamisti è 1.600, di cui 570 considerati in grado di compiere un attentato terroristico. La mobilitazione di jihadisti svedesi per unirsi alle file dello Stato Islamico è stata tra le più grandi d’Europa, circa 300. In molti Paesi un network di moschee e organizzazioni islamiche sono collegate ad organizzazioni jihadiste internazionali.
In questi giorni che ci separano dal secondo turno le campagne elettorali saranno infuocate. L’attentato sugli Champs-Elysées è solo l’ultimo di una serie registrati dal marzo 2016 a oggi in Europa. Ed è sempre più evidente come l’obiettivo non sia quello distruttivo ma dimostrativo. L’atto terroristico vuole indurre insicurezza e paura nella popolazione con l’unico scopo di destabilizzare il Governo e la democrazia e la pace ottenuta grazie all’Unione Europea da lungo tempo.
Gli estremisti islamici, l’Isis, stato islamico o Daesh, vogliono lo scontro con l’Occidente, vogliono la Jihad, la guerra santa e non hanno altre armi che cercare di indurre un’implosione all’interno dell’Unione Europea. E per far questo si appoggiano a chi quest’Europa non la vuole ed anzi si promette di distruggerla. Oltre all’appoggio elettorale delle comunità islamiche francesi anche gli estremisti islamici con le loro azioni terroristiche dimostrative paradossalmente producono una campagna elettorale a favore dell’estremista antieuropeista Marine Le Pen. Per questo il rischio attentati in Francia nelle prossime settimane sarà molto alto.
Ma è da prendere coscienza di come di nessuna utilità sono i movimenti nazionalisti e populisti che contribuiscono ad esaltare l’odio, il divario sociale e culturale e la frammentazione della società europea. L’Europa ha come unica soluzione quello di unirsi contro l’estremismo islamico e non di dividersi in staterelli. Questi sarebbero facilmente manipolabili e ricattabili sia militarmente, sia dalle forze islamiche mediorientali, che hanno ancora nel petrolio la loro forza, sia dalle super potenze e in primis dalla Russia che già tenta di introdursi nella politica europea con accordi e finanziamenti verso i movimenti di Le Pen, Grillo, Salvini, Farage o verso vicine associazioni filorusse
Dobbiamo considerare però che per sconfiggere il terrorismo, in una società fluida come quella globalizzata, dove la nostra libertà è anche quella garantita dai diritti di privacy e di spostamento, è necessario eliminare i presupposti che lo hanno fatto nascere. Non dobbiamo dimenticare che il vortice della violenza quando parte poi diventa inarrestabile ed in genere è sempre scatenato da guerre e sofferenze della popolazione. E con il tempo tutto questo dolore ritorna, come un boomerang, anche in chi ha scagliato la prima pietra, l’occidente appunto.
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