Gli americani non hanno scelto Trump. Ma Hillary Clinton è stata comunque sconfitta per una scelta precisa dell’elettorato americano. Per Hillary non deve essere stata facile, ha tenuto duro tutta una vita, accettando ogni cosa per raggiungere il risultato più ambito, essere la persona più potente al mondo. Ma forse sono stati tutti i compromessi necessari alla scalata del partito democratico e del Governo ad averla resa troppo distaccata dal popolo. Per una donna sensibile ai diritti umani la sofferenza deve aver segnato il suo carattere, i tradimenti del marito prima, le azioni legali e i processi da sostenere, le negoziazioni come senatore e poi la diplomazia internazionale come segretario di stato. La “ragion di stato” appunto da tenere nascosta dentro di se, pensieri ed azioni che è meglio non divulgare perché difficilmente comprensibili ed accettabili dalla gente comune, tutto davvero troppo. E qualcosa infatti non ha funzionato, alcune informazioni sono trapelate e da questo è nato lo scandalo e le indagini dell’FBI sugli email riservati inoltrati senza troppa attenzione.
Hillary però a discapito di tutto questo ha ottenuto il 47,7 per cento del voto popolare, contro il 47,5 di Trump ma non basta per diventare presidente. Ha vinto di misura sul voto complessivo, come i sondaggi avevano predetto, ma ha perso decisamente nel calcolo dei grandi elettori, una specie di parlameto fittizzio eletto appositamente per eleggere a sua volta il presidente tramite cittadini che non hanno mai avuto incarichi di partito. 290 Grandi Elettori sono a favore di Donald Trump contro i 232 di Clinton. Ha pesato anche la bassissima affluenza alle urne ( circa il 50% ). Questo perchè in USA gli “election day” sono lavorativi. Ma ha avuto un suo perso anche il fatto che 2,6 milioni di americani sono privati del voto a causa di normative giurudiche relative a condanne in corso o avute in passato. Chi ne subisce gli effetti principalmente di queste problematiche sono i neri e gli ispanici, elettori di Hillary.
Lei comunque incapace di entrare in sintonia con l’opinione pubblica, mai naturale ed incapace di coinvolgere il pubblico ha pagato anche una strategia elettorale dove lo scopo era quello di contrastare Trump, venuto dal nulla, per impedirle di raggiungere l’obiettivo di una vita. Nulla a valso l’esperienza amministrativa, ha prevalso invece il sospetto del coinvolgimento in interessi finanziari ed economici soprattutto con i paesi arabi. I cittadini americani volevano eliminare tutto quello che ai loro occhi era vecchio e corrotto, troppo coinvolto in lacci e lacciuoli con le amministrazioni nazionali e sovranazionali. La Clinton non è riuscita a spiegare il suo programma elettorale, sicuramente più tutelante per i ceti medi e più deboli e comunque superiore a quello di Trump.
Il candidato repibblicano – Donald Trump – ha ottenuto invece la maggioranza dei grandi elettori ed è il nuovo presidente degli Stati Uniti a discapito della sua volgarità ed i sospetti di frode fiscale. E’ riuscito a portare i suoi elettori alle urne. E’ stato in grado di giungere al cuore del popolo americano, rancoroso e risentito, convinto che l’apparato amministrativo sia ormai irrimediabilmente corrotto. Ora Trump, con un Congresso totalmente repubblicano, potrà smantellare pezzo per pezzo tutte le conquiste politiche di Obama. Non ultimo, potrà nominare i prossimi giudici della Corte Suprema, ponendo così una seria ipoteca di restaurazione sulla società per i prossimi decenni. Le lobby delle armi e della sanità privata esultano e i cittadini americani continueranno ad avere i carceri più affollati e la sanità peggiore al mondo.
Trump promette agevolazioni fiscali, diminuzione del debito e del deficit; aumento dei posti di lavoro e crescita economica. E’ previsto un muro per segnare il confine meridionale, l’eliminazione del diritto di cittadinanza per nascita. Vuole puntare sulle fonti energetiche fossili. Una delle promesse fatte da Trump è lo smantellamento dell’EPA (Environmental Protection Agency), che si occupa della tutela dell’ambiente e dello sviluppo delle energie rinnovabili. Poi c’è la politica internazionale, i rapporti difficili fra Russia e la NATO “vogliamo aiutare i nostri alleati ma stiamo perdendo miliardi e miliardi di dollari, non possiamo essere i poliziotti del mondo e non possiamo proteggere i paesi che non pagano i nostri servigi”.
Si Donald Tramp è il tipico politico populista, come i la francese Marine Le Pen, l’inglese Nigel Farage e i nostri Salvini e Grillo. Il populismo attrae la gente perché gratifica le loro aspettative di miglioramento quando le situazioni economiche sono difficili. Ma c’è un prezzo. In cambio di promesse più o meno realizzabili al popolo, il populismo facilmente produce figure come Napoleone Bonaparte, Benito Mussolini, Viktor Orbán e Recep Tayyip Erdoğan. I populisti utilizzano la retorica moralistica, fanno promesse irrealistiche e lanciano attacchi personali e sleali verso i loro avversari. Demonizzano l’élite del momento e portano ad esempio la gente comune, sono metodi per manipolare l’elettorato confuso e disinformato.
Ma il populismo dilaga perchè molti cittadini si sentono traditi dalle forze politiche tradizionali. In larga misura, questo può essere spiegato dalla crescente influenza di organismi non eletti che gestiscono la “cosa pubblica”. Ed anche i leader eletti hanno uno spazio di manovra sempre più limitato da istituzioni stanziali spesso al servizio di organismi sovranazionali ( vedi ONU, NATO, Unione Europea ) o delle lobby internazionali finanziarie e commerciali.
Per evitare le derive populiste e una maggiore scelta democratica bisogna prendere atto e risolvere il malcontento generale. Problemi come la perdita della classe media, la paura dell’immigrazione, l’assenza di merito e di opportunità lavorative e la delocalizzazione delle imprese in territori con manodopera a basso costo sono elementi da prendere in considerazione e risolvere.
Di certo quello che è successo è il fallimento della sinistra moderata che non ha saputo affrontare i nuovi elementi di emarginazione ed ha reso potente la destra capitalista che raccoglie facilmente la ribellione dei diseredati ma che poi fa gli interessi degli investitori privati. Si questo è successo oggi negli Stati Uniti d’America.
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