Venezia, 10 settembre 2016. 73esima Mostra del Cinema di Venezia. Un sabato di fine estate di una serenità ritrovata immersi tra ali di folla alle fermate dei vaporetti, tra Rialto e S. Marco, e gondole strapiene di turisti giapponesi, russi e americani, e ti viene da chiederti dove sta la crisi del turismo? Quanto costera’ un giro in gondola, pur dividendo la spesa in 4 o 6 persone? E cosa vedranno di Venezia nel giro tra le calli, dove nulla si può gustare o ammirare nelle ore di punta , quando persone a migliaia come formiche immergono i loro piedi nelle acque della laguna? E certamente ciò non avverrebbe se fossero ad Amsterdam o in un’altra città d’Europa, dove nemmeno la carta d’un gelato si può lasciar cadere a terra. Ma Venezia e’ di tutti, è del mondo e nel mondo di Venezia si racconta del suo carnevale, di piazza S. Marco, della Biennale e della sua Mostra del Cinema, del Red Carpet, degli Hotel dal sapore retrò, ma per molti è solo un cappello di paglia da portare a casa, con la scritta Venezia, un magnete per il frigorifero, un ventaglio, qualche maschera ed un paio di orecchini che di Murano raccontano l’arte, sperando siano ancora in vetro e fatti in Italia.
Ma questo racconto vuol parlare del bello che Venezia conserva nelle sue facciate antiche e lungo la strada che il vaporetto compie tra la fermata ferroviaria di Venezia S. Lucia e il Lido . Quasi un’ora, all’alba, nella sua luce migliore, col vento che accarezzava i pensieri mentre tutti i problemi della vita quotidiana di chi viaggia per lavoro restavano li, alla fermata di S. Lucia. E si faceva spazio il pensiero di guardarlo meglio questo festival del cinema, forse con una luce diversa, come un evento che porta turisti e non come un concorso in cui spesso i film che vincono nessuno li vede e sono talmente incomprensibili, perduti in desideri di essere messaggi di cose che in realtà non arrivano neanche a chi guarda o giudica. E durante le proiezioni dei film a cui la stampa e la critica e le giurie sono impegnate a capirne i concetti ed i contenuti, a giudicarne la fotografia, la regia, la sceneggiatura, i migliori attori, aggiudicando poi i leoni d’oro alla carriera, accade di ascoltare fischi, o rumorosi dissensi. Insomma, Venezia durante la sua Mostra del Cinema è un momento come un altro per vedere giungere sul Lido Celebrità, piccole o grandi, straniere o nostrane, spesso solo per mostrare un abito particolarmente legante, o volgare, stili di vita, come per molti attori di un certo calibro, o davvero banalità per altri che attori non sono, e tantomeno di calibro.
E dopo un meraviglioso pomeriggio sul lido, si apre per l’ultima sera quel Red Carpet a centinaia di fotografi ed ai loro pass da esibire ad ogni agente di security, e dietro quel pass una richiesta di accredito, e formulari da riempire, e pezzi da scrivere, e obiettivi da cambiare, teste da scavalcare e poca attenzione alla stanchezza di non avere una poltroncina per sederti, un bicchiere d’acqua fresca o un caffè offerto da chi della stampa vive. Perché quei film alla fine sono osannati o distrutti dalla stampa, e quelle star sono messe in mostra su pagine che quei pass raccontano tra mille difficoltà.
Poi le premiazioni in una sala immensa e sorrisi e applausi e qualche dissenso tra il pubblico. Perché certi film restano un’incomprensibile scelta di difficili storie, e altri un tentativo di raccontare di argomenti che fanno del cinema in mostra qualcosa di poco legato alla realtà di chi poi quei film li va a vedere.
A Venezia molti dei film in mostra sono consapevolmente una scelta di nicchia, un tentativo sempre maggiore di voler essere cultura ed arte, sempre più retrospettive e sempre meno comprensibili ai più.
Ma poi, i nomi, i leoni, e cala il sipario.
E tutto rientra nella vita naturale di un lido incantevole. Dei suoi viali puoi assaporare il silenzio, dei suoi locali il buon cibo e della gente quella naturale propensione a parlare quasi sottovoce, che se sei del sud è una cosa strana.
Venezia si sveglia e riempie i tg e i giornali dei suoi premiati, di titoli di film che probabilmente non resteranno nella mente, perché di grandi film la mostra in passato è piena, ma è passato e il cinema attraversa la sua crisi navigando tra differenti problematiche, non tutte legate alla scarsa presenza di talenti.
Tutti avranno scritto chi ha vinto, cosa, ma questo è il racconto di una mostra che vive nell’isoletta incantata del Lido, un po’ fuori da tutto il resto, e che domenica mattina volta pagina pensando al prossimo anno. Venezia è quel red carpet? No, e per fortuna. Venezia è una colazione in un giardino di un hotel dove arriva l’odore della laguna, che più ci vai e meno ne senti il cattivo odore perché il naso s’abitua e del suo odore ricorda un profumo. Quello dell’incantevole viale, delle statue e dei cancelli di foglie, di panchine e di attese, di lidi eleganti, e di un sole che non abita solo al sud e che delicatamente e sottovoce dice che la bellezza abita ovunque, al sud come al nord, qui come all’estero, e si chiama in tutti i modi del mondo.
E Venezia resta d’un incanto che puoi raccontare se ti addormenti e ti svegli pensando…peccato sia finita.