Il dramma delle malattie sessualmente trasmissibili

Educazione, prevenzione e diagnosi precoce rappresentano le chiavi di volta per ridurre in maniera significativa la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST). In Mozambico, il numero di giovani deceduti a causa dell’AIDS è triplicato negli ultimi 15 anni el’ignoranza è un fattore su cui agire

Damiano Pizzol

P1020212 copyLe malattie sessualmente trasmissibili (MST) rappresentano un problema sanitario, sociale ed economico in tutto il mondo. Tra tutte, l’Hiv è la malattia che colpisce trasversalmente, in maniera drammatica, tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo. In Italia, dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità, emerge che 4.000 persone contraggono il virus ogni anno (circa una ogni 2 ore). Si stima, inoltre, che una popolazione compresa tra 143.000 e 165.000 persone conviva con il virus dell’HIV e che circa 30.000 infetti non siano consapevoli della propria sieropositività, alimentando, così, il rischio di trasmettere l’infezione inconsapevolmente. La drammaticità di questi dati si ridimensiona, in parte, in confronto a quelli di prevalenza registrati nell’Africa Sub-Sahariana.
In Mozambico, Nazione situata in questa zona, essa supera il 10%. Nonostante gli sforzi compiuti, la strada per il controllo di questa “epidemia” è ancora lunga e le principali barriere che ne ostacolano l’eradicazione sono di tipo educativo, economico, culturale e religioso.
L’arma più efficace dovrebbe essere, a prescindere dal contesto, la prevenzione, primaria e secondaria. Da una parte, infatti, una buona educazione sulle vie di trasmissione, sui comportamenti e sui fattori di rischio, permetterebbe una drastica riduzione dell’incidenza. Dall’altra, la diagnosi precoce permetterebbe di attivare in tempi utili le terapie sempre più efficaci che, pur non eliminando il problema, permetterebbero un’esistenza “normale”, con un’aspettativa di vita uguale a quella delle persone sane.

Medici con l’Africa Cuamm è impegnato da molti anni nella lotta contro l’Hiv in tutti i Paesi nei quali interviene, come Tanzania, Sud Sudan, Etiopia, Uganda, Angola, Sierra Leone. In particolare, in Mozambico, il Cuamm si è impegnato a fianco dei giovani: costoro, infatti, rappresentano una tra le fasce più vulnerabili della popolazione. I numeri relativi a questo Stato rivelano che, negli ultimi 15 anni, il numero di adolescenti deceduti a causa dell’Aids è triplicato e i giovani costituiscono l’unico gruppo il cui trend sulla mortalità non diminuisce. Si tratta di una realtà propria non solo del Mozambico, ma di tutta l’Africa, continente nel quale l’Aids rappresenta la principale causa di morte fra gli adolescenti (10-19 anni). Tra i ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 19 anni si registrano, infatti, 26 nuovi casi di infezione ogni ora, e circa la metà dei due milioni di adolescenti sieropositivi è concentrata in soli sei Paesi: Mozambico, Sudafrica, Nigeria, Kenya, India e Tanzania. Le principali cause di questa “epidemia giovanile” sono:
1) mancanza di educazione;
2) non conoscenza del proprio status;
3) impossibilità di eseguire il test;
4) timore di eseguire il test per paura di emarginazione sociale;
5) impossibilità di seguire adeguatamente una terapia.P1020294 copy

L’ignoranza riguardante la salute sessuale è un problema diffuso in tutto il mondo, a volte per motivi culturali, altre perché si sottovaluta il problema o per la carenza di programmi educativi mirati. È d’obbligo rafforzare le strategie di informazione ed educazione, non solo per dovere etico e morale, ma anche per limitare gli ulteriori danni che la diffusione senza controllo del web può comportare. Senza tener conto di contenuti e stimoli a comportamenti estremi a portata di mano di tutti, il web rappresenta, soprattutto per i più giovani, la fonte per le risposte a tutti i problemi. Spesso risulta difficile attestare l’autorevolezza della fonte. Di conseguenza, informazioni false o fuorvianti possono compromettere la salute di chi si affida unicamente alla rete. Da qui l’urgenza di promuovere l’educazione alla salute e la prevenzione in tutte le società.

Il test diagnostico rappresenta, per vari motivi, un limite nei Paesi in via di sviluppo. La mancanza di mezzi, la sottovalutazione del problema, la paura di risultare positivi per la conseguente emarginazione e l’allontanamento dalla comunità sono tutti elementi che limitano il numero di persone che si sottopongono ad esso. Fornire i mezzi, avvicinare la gente ed eliminare la stigmatizzazione sono i primi passi per raggiungere una maggiore copertura di persone testate e delineare in modo più appropriato il problema.
Infine, una questione fondamentale riguardante la terapia: da una parte, l’efficacia del trattamento è elevata e garantisce una buona aspettativa di vita; dall’altra, è necessaria un’ottimale aderenza ad essa, con una continua somministrazione di farmaci. Se, per qualunque motivo, il trattamento viene interrotto, anche solo un paio di volte, la terapia diviene inefficace.

In Mozambico, Medici con l’Africa Cuamm è impegnato nella lotta contro l’HIV sul fronte clinico, comunitario e scientifico. Sostiene attività di promozione della salute, promuove interventi di prevenzione e test gratuiti e supporta il funzionamento di servizi dedicati ai giovani denominati SAAJ (Servizio Amico di Adolescenti e Giovani).
Nonostante la sfida sia impegnativa e la strada ancora lunga, i dati raccolti ad oggi sono incoraggianti. Laddove l’organizzazione è riuscita a potenziare le strutture ed i servizi, si è verificato un drastico aumento delle consulenze, dei test e dell’inizioIMG_0683 della terapia con gli antiretrovirali. Pur essendo il sistema sanitario ancora debole e la rete dei servizi incompleta, i risultati preliminari incoraggianti spingono ad un impegno maggiore in termini di quantità e, soprattutto, qualità. Oltre al sostegno alle attività e alle strutture, l’approccio scientifico di Medici con l’Africa Cuamm permette di valutare l’impatto, l’efficacia e l’efficienza dell’intervento. Il lavoro mira ad aumentare ed a migliorare l’offerta per le persone HIV positive, con un’attenzione particolare rivolta ai più giovani, alla loro educazione e, quindi, alla loro salute. Se si intende vincere la sfida contro l’HIV e le altre malattie sessualmente trasmissibili, prima ancora di una valida e corretta terapia, c’è bisogno di educazione, prevenzione e del coinvolgimento attivo della persona che deve iniziare la terapia.

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM  E L’IMPEGNO NELLA LOTTA ALL’HIV/AIDS

Negli ospedali in cui opera Medici con l’Africa Cuamm in Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Uganda e Tanzania, vengono offerti servizi di VCT (counselling e test volontario per HIV), PMTCT (prevenzione della trasmissione verticale da mamma a neonato) e terapia antiretrovirale ART. In particolare, l’organizzazione è attiva in Mozambico, Tanzania e Uganda con tre interventi specifici:

MOZAMBICO:
Nella città e nel distretto di Beira, Medici con l’Africa Cuamm, con l’appoggio di UNICEF e dell’associazione Kuplumussana, realizza un intervento focalizzato sulla salute dei giovani e degli adolescenti e sul recupero alla terapia antiretrovirale delle donne e dei bambini sieropositivi che non riescono a sottoporsi alla cura in maniera ottimale.
Sono oltre 40.000 le mamme e i bambini sieropositivi del distretto di Beira. Il progetto si pone l’obiettivo il migliorare l’accesso al trattamento e all’assistenza delle donne in gravidanza e dei bambini sieropositivi, tramite:
– integrazione tra i servizi di livello ospedaliero e quelli delle unità sanitarie periferiche;
– promozione della continuità delle cure;
– inclusione sociale delle mamme e dei bambini sieropositivi all’interno delle proprie comunità.
L’associazione Kuplumussana (letteralmente “Donne che si aiutano a vicenda”) è sostenuta da Medici con l’Africa Cuamm nel recupero alla terapia antiretrovirale delle donne e dei bambini sieropositivi.

TANZANIA:
Dallo scorso luglio, Medici con l’Africa Cuamm opera nella regione di Shinyanga, situata nel nord del Paese. Il progetto interessa il centro di salute di Bugisi, a cui si rivolgono gli abitanti dei 35 villaggi dell’area (75.000 persone). Medici con l’Africa Cuamm intende migliorare il trattamento di 1.250 malati di HIV/AIDS (il 10% dei quali è rappresentato da bambini) tra quelli che già si rivolgono al centro per le cure. Persegue anche l’obiettivo di aumentare il numero di persone che si sottopongono volontariamente al test volontario e garantire il trattamento ai nuovi casi individuati.

UGANDA:
Due anni fa, in collaborazione con UNICEF, l’organizzazione ha avviato in Karamoja (una regione situata nel nord del Paese) un intervento per la prevenzione della trasmissione verticale madre-neonato dell’HIV. L’intervento riguarda tutti i sette distretti (1.400.000 persone). Si pone l’obiettivo principale di sostenere il sistema sanitario nella prevenzione della trasmissione verticale (PMTCT) e garantire i servizi dedicati alle cure materno-neonatali. Le azioni realizzate comprendono la formazione dello staff locale sul trattamento antiretrovirale ed il monitoraggio in tempo reale dei parti delle donne sieropositive. Quest’ultima attività è finalizzata a favorire decisioni tempestive nei servizi di assistenza ai neonati bisognosi di profilassi.
Medici con l’Africa Cuamm interviene anche nella fornitura di equipaggiamento aggiuntivo, dove necessario, e nell’implementazione di “cliniche mobili” per offrire i servizi di prevenzione alle donne che vivono a più di cinque chilometri di distanza dai centri sanitari. Un ruolo chiave risiede nell’attivazione delle comunità attraverso il coinvolgimento delle autorità locali e dei leader religiosi, oltre all’intervento di agenti sanitari e alla formazione di gruppi di supporto.

Damiano Pizzol, medico Cuamm in Mozambico

Rispondi