Emilia Kamvisi, un Nobel al suo “kalispéra”

Emilia Kamvysi, simbolo dell'accoglienza dell'isola di Lesbo ai migranti, con le sue amiche di sempre, Mariza (85 anni) e Efstratya (90), con cui passa i suoi pomeriggi, Skala Sykaminias, 13 febbraio 2016. ANSA/ LAURENCE FIGA'-TALAMANCA

Emilia Kamvysi, simbolo dell’accoglienza dell’isola di Lesbo ai migranti, con le sue amiche di sempre, Mariza (85 anni) e Efstratya (90), con cui passa i suoi pomeriggi, Skala Sykaminias, 13 febbraio 2016. ANSA/ LAURENCE FIGA’-TALAMANCA

E’ Emilia Kamvisi, donna di 85 anni, il volto della candidatura delle isole greche di Lesbo, Kos, Chíos, Samos, Rodi e Leros al Premio Nobel per la Pace 2016.

Emilia, figlia di immigrati, vive nell’isola di Lesbo, in Grecia da quando è bambina. Circondata da campi di ulivo, vista sul Mar Egeo, molte pecore e nulla più, Emilia si scontra con il dramma dell’attuale immigrazione internazionale poco prima di coricarsi a letto nel giugno dello scorso anno. Erano le 10 di una serata tranquilla quando sente delle grida, dei vagiti e un vociare che annuncia ciò che stava accadendo. Per la prima volta nel villaggio di Skala Sikamias, a nord di Lesbo, erano sbarcati degli immigrati. Incuriosita dai rumori anomali, Emilia esce di casa e scorge centinaia di persone fradicie e infreddolite lungo le vie. Prontamente ha pensato a cosa poteva fare e, assieme alle cugine, ha raccattato vestiti e cibo e li ha portati in paese per questi nuovi visitatori. Da quel giorno prende l’abitudine di recarsi al mare quotidianamente ad aspettare, quasi come a dare un benvenuto, alleviando le pene del viaggio, le centinaia di persone che si ritrovano, inconsce, a visitare una delle terre con la più longeva storia dell’umanità. I vestiti e i viveri non sarebbero stati abbastanza neppure per qualsiasi famiglia numerosa o benestante, figuriamoci per la “nonna degli immigrati di Lesbo”, che una volta terminati i pochi indumenti di cui poteva privarsi, ha continuato a diffondere abbracci, latte caldo ai bambini, carezze e il suo, semplicissimo ma importante, kalispéra.

Con questi piccoli gesti, la nonnina, diventa uno dei simboli dell’accoglienza greca, gesti tanto naturali quanto scontati per questa donna con tante rughe sul volto quante cicatrici sul cuore. Emilia si ritrova a fare i conti ogni giorno con la sua personale storia, quasi a rappresentare il ciclo della vita. Emilia infatti nasce da madre emigrata dalla Turchia in seguito alle persecuzioni cristiane e approda a Lesbo negli anni venti. Da quel momento la sua vita cambia, tutto in salita è vero, ma allo stesso tempo la Grecia le permette un’esistenza piena di soddisfazione, come i quattro figli che ha cresciuto.
In una recente intervista, in merito alla presenza degli immigrati sull’isola di Lesbo, dichiara: “Mi sento vuota senza di loro. Mi faceva bene portar loro aiuto, abbracciarli, farmi raccontare le loro storie.” Infatti la situazione è andata sgonfiandosi dopo l’accordo tra Unione Europea e Turchia, e il flusso migratorio verso il piccolo villaggio della “Nonna Nobel” greca si è notevolmente ridimensionato.
La testimonianza, e la candidatura di Emilia al Premio Nobel per la Pace 2016, sono importanti per capire un’altra sfaccettatura del dramma incontrollato dell’immigrazione in corso, una sfaccettatura positiva, una riaffermazione di valori semplici e veri come quello dell’abbraccio, quello dell’incontro tra persone. Persone appunto, che rimangono tali a prescindere dalla situazione politica, economica e geografica di provenienza. Tant’è che a sintetizzare la motivazione di questa candidatura, specchio della situazione in essere in molte zone del mondo, sono le stesse parole di Emilia, semplici ma che dicono tutto: ”Cosa ho fatto? Non ho fatto niente” – e conclude – “È sbagliato chiudere le frontiere, è sbagliato impedire agli uomini di scegliere dove vivere”.

Michel Mucci
Collaboratore di Social News

Michel Mucci

Nato nel 1985 a Gorizia contesto questo pluri culturale e linguistico. Laureato nella facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Udine in relazioni pubbliche. Da 10 anni attivo nel mondo del volontariato locale e impegnato socialmente e politicamente. Passato da ufficio stampa per eventi e in diversi enti pubblici, ora opera all’interno di una company come responsabile recluting e gestione risorse umane. 

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