Il super batterio più forte degli antibiotici

Oggi circa 700.000 persone muoiono ogni anno per infezioni resistenti ai farmaci. Nel 2050 saranno più di dieci milioni.

Massimiliano Fanni Canelles

resistenza antibioticiIl caso della donna statunitense colpita da un super-batterio resistente a qualsiasi tipo di antibiotico ha suscitato grande allarme, ma è tutt’altro che isolato. “Non possiamo curare le infezioni” ha dichiarato la dottoressa Barbara Murray, co-direttrice del Centro per lo Studio dei Patogeni Emergenti e Ri-emergenti alla UTHealth di Houston, Texas. “Oggi, negli ospedali, mi imbatto in infezioni che non posso curare perché i batteri resistono a tutto quello che ho a disposizione. I pazienti muoiono.”

Forse non tutti sanno che ceppi di batteri resistenti ai comuni antibiotici sono presenti da anni anche in Europa, Italia compresa. Tra questi ci sono varianti dell’escherichia coli, dello stafilococco, della klebsiella.
In futuro, altri batteri potranno sviluppare resistenze agli antibiotici conosciuti. Nelle persone anziane, dotate di minori capacità di difesa, troviamo vari microrganismi contro i quali anche le medicine di ultima generazione non possono fare nulla. Oggi, circa 700.000 persone muoiono ogni anno a causa della resistenza ai farmaci di varianti batteriche. Limitatamente ad Europa e Stati Uniti, i decessi sono 50.000. Nel 2050 le infezioni resistenti ai farmaci uccideranno dieci milioni di persone, più di quante muoiono attualmente di cancro.
Le ricerche scientifiche finalizzate a trovare una soluzione sono sempre più costose ed anche più difficili che in passato: il metabolismo dei batteri è stato molto ben analizzato e tutti i loro punti deboli sono già ben conosciuti. Nuove armi, quindi, al momento non ci sono. Se non verranno realizzati nuovi farmaci – ammonisce Annalisa Pantosti, ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità – si rischiano migliaia di morti anche per infezioni ‘banali’. Possibili soluzioni arrivano da alcuni studi recenti realizzati proprio per far fronte all’emergenza in atto. Si stanno sintetizzando nuove tetracicline (eravaciclina e omedacilina), nuovi aminoglucosidi (plazomicina), nuovi glicopeptidi (oritavancina). Il Teixobactin rappresenta la prima molecola di una nuova classe di antibiotici. Purtroppo, prima che alcuni di questi farmaci possano essere messi in commercio a disposizione dei pazienti, dovranno essere superati molti step relativi alla sperimentazione animale e umana.

Questi comporteranno anni, se non decenni, di valutazioni sull’azione terapeutica e sul rischio di effetti collaterali. Nel frattempo, l’unica arma in nostro possesso è la prevenzione.
La fonte principale delle infezioni resistenti è costituita dai ricoveri ospedalieri, ma vanno anche evidenziati l’abuso e l’utilizzo inappropriato degli antibiotici. A testimonianza di un loro uso esagerato, vi è il rapporto basato sui dati della sorveglianza Esacnet dell’Unione Europea: l’Italia si pone al quinto posto, dietro a Francia, Romania e Belgio. Assumere antibiotici per infezioni non batteriche o non completare il periodo di cura prescritto dal medico ha permesso ai batteri di “capire” e “imparare” contromisure molecolari per sopravvivere agli attacchi dell’uomo.
A ciò si aggiunge l’uso sistematico degli antibiotici come promotori della crescita in zootecnia. Questa tecnica ha diffuso le molecole farmacologiche nell’ambiente consentendo loro di entrare in contatto con tutte le specie batteriche esistenti. Quello americano è un caso rilevante, ma non ci troviamo ancora di fronte ad un’epidemia fuori controllo. Di fatto, il problema esiste e ci conviviamo da tempo. Non dobbiamo spaventarci, ma preoccuparci. La resistenza agli antibiotici si verifica spesso nei casi di infezioni gravi e di malattie respiratorie e nei reparti di rianimazione, oncologia o chirurgia, all’interno dei quali le terapie sono più aggressive.
Dobbiamo impedire la nascita di resistenze al di fuori degli ospedali. Quello che possiamo fare come popolazione è limitare l’uso degli antibiotici ai soli casi necessari, smaltire i medicinali non utilizzati nel modo corretto (sono le farmacie ad operare la raccolta) ed impedire l’abuso di farmaci negli allevamenti.

Massimiliano Fanni Canelles, docente di Cooperazione sanitaria internazionale presso l’Università di Bologna, Responsabile Cad Nefrologia e Dialisi Ospedale di Cividale, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine

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