Il traffico di migranti: un business per molti

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Un giro d’affari complessivo di 60 milioni di dollari l’anno. La multinazionale criminale che gestisce la tratta di uomini aumenta il suo business. Mentre i morti crescono giorno dopo giorno non si fermano le indagini per sgominare il fitto tessuto criminale che, lucrando sulla disperazione delle persone, mette a rischio la vita di decine di migliaia di migranti.

Uno studio condotto da due economisti italiani, Carlo Amenta e Paolo Di Betta, e da un magistrato della Dda di Palermo, Gery Ferrara, uno dei maggiori esperti di indagini sul traffico di esseri umani,  presentato a Cambridge evidenzia come a dispetto di tutte le operazioni condotte – quali Mare Nostrum e Triton – il business dei trafficanti di uomini è in progressivo aumento.

Lo studio ha analizzato le indagini “Glauco 1” e “Glauco 2”, condotte dalla Polizia di Stato sotto la direzione della Procura di Palermo, da cui emerge in maniera dettagliata il funzionamento di una organizzazione criminale dedita alla organizzazione del viaggio dei migranti clandestini dai paesi del Centro Africa, fino alle coste della Libia e per l’Italia.

Il profitto complessivamente generato da queste operazioni resta molto elevato anche considerando i costi relativi al vitto ed alloggio dei migranti trattenuti sulle spiagge della Libia, quelli della manodopera legata alla sicurezza, ai rapimenti ed alle altre mansioni e quelli legati all’acquisto delle barche per gli spostamenti.

Uno dei capi di questa organizzazione è Mered Medhanie, eritreo, super-trafficante, considerato dal Pm di Palermo uno dei più importanti boss del contrabbando di uomini dalla Libia attraverso il Mediterraneo. Secondo le prime informazioni riportate da Repubblica, Medhanie ha organizzato viaggi per 7.000/8.000 persone, ha gestito da solo il 4 per cento circa del traffico di migranti tra il 2014 e il 2015 passati per la Libia. Secondo le ricostruzioni fatte dagli investigatori, ogni migrante doveva pagare tra i 4mila e i 5mila euro per il viaggio verso i paesi del Nord Europa, solitamente attraverso la Libia e l’Italia.

super-trafficante medanhie

Grazie alla collaborazione delle autorità locali e di quelle britanniche, Mered è stato arrestato ed estradato in Italia. Si è parlato di un grande successo ma sono sorti subito dubbi sull’identità di questa persona, soprattutto in seguito ad alcune testimonianze raccolte dai media britannici. La persona arrestata non è Mered, in comune con lui avrebbe solo il nome, secondo le fonti del Guardian non è mai stato in Libia e non ha niente a che fare con la presunta rete per il traffico di migranti. Ma per i Giudici di Roma non c’è nessun errore di persona.

Il business dei migranti non coinvolge però solo la malavita internazionale. Oggi sono ben 14 le Procure che hanno aperto fascicoli sulla gestione poco trasparente dei centri d’accoglienza per i migranti che sbarcano in Italia. Da numerose fonti sembra che navi italiane vadano fino alle coste libiche a prendere i migranti per portarli in italia prima che questi tentino la traversata. Mafia Capitale, insomma, non è che un esempio di un mondo che, giocando sull’emergenza, è sprofondato nel malaffare, sulla pelle di migliaia di clandestini e rifugiati.

“Profugopoli”, si intitola il nuovo libro di Mario Giordano, non ci sono solo i barconi, gli scafisti. Gli sbarchi sono una spesa colossale a carico dello Stato che si traduce in un business da tre miliardi di euro. Che vanno a enti meritevoli e a soggetti meno meritevoli, che approfittano dei profughi per fare affari d’oro.

Ma non solo, i costi che l’Italia sostiene per la gestione dell’emergenza sono enormi. Solo per pattugliare le frontiere italiane si spendono 3 milioni di euro al mese, altrettanti per migliorare il nostro sistema di controllo e d’accoglienza. Centinaia e centinaia di milioni arrivano dall’Europa in funzione di tutto questo. Ma l’Italia non riesce ad utilizzare al meglio i fondi a causa del suo intrinseco sistema clientelistico. E questi finiscono anche a finanziare i cortei di Roma o progetti rimasti sulla carta e mai resi operativi, senza contare le truffe vere e proprie. Miliardi di euro spesi ogni anno ma che non risolveranno mai il problema.

Ma è anche la macchina dell’Unione europea ad incepparsi in stipendi, affitti di sedi all’estero, spese di rappresentanze e non meglio specificate “relazioni esterne”. In una decina d’anni le agenzie europee – come Frontex – adibite al controllo dell’immigrazione sono passate da dodici a trentadue. Per fare solo un esempio il Fondo europeo per i rimpatri tra il 2008 e il 2016 ci è costato ben 60 milioni di euro.

Il flusso dei migranti continua quindi ad essere un dramma per migliaia di persone che continueranno ad essere la merce per l’arricchimento di persone senza scrupoli come Mered e tanti altri.

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