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“La nuova Costituzione deve essere religiosa”, lo ha dichiarato lo scorso mese il presidente del Parlamento turco, Ismail Kahraman. “Nella Carta non dovrebbe esserci spazio per la laicità”. Sì, perchè oggi la Costituzione turca prevede ancora la libertà di religione e di coscienza. Ma nella patria di Costantino che portò l’impero romano al cristianesimo, l’Islam è la religione professata da oltre il 99% della popolazione.
La religione ha da sempre influito su ogni aspetto della storia dell’uomo. Ancor oggi dall’analisi del settimanale The Economist è evidente come “La religione si è insinuata anche nell’economia”. Ma ancor più pericolosa è l’ingerenza della religione nella politica e nelle sfere militari. Sempre secondo il rapporto dell’Economist, sembra che “quando autorità religiose e secolari si legano strettamente o diventano interdipendenti è più probabile che la religione sia la causa di una guerra”.
L’obiettivo delle religioni è portare l’uomo sulla via del bene, sempre persone di altissimo livello spirituale ed etico ne sono state i protagonisti, ma – a causa dell’indole prevaricatrice dell’uomo – spesso le confessioni religiose si sono asserragliate su posizioni in perenne conflitto e divisone. Ma non solo, le grandi confessioni quali quella buddista, cristiana, ebraica, indù e musulmana sono a loro volta internamente frammentate. La cristianità è divisa in oltre 30.000 diverse denominazioni che per anni si combattute con violenza. Anche l’Islam è da sempre lacerato da correnti di pensiero contrastanti, lo studioso musulmano Mohsen Hojjat di recente ha riconosciuto che “alla radice dei problemi del mondo islamico c’è la disunione tra i musulmani”. Il buddismo, l’ebraismo e l’induismo, sono pure divise in molte diverse tipologie spesso in conflitto tra loro. In molti paesi le religioni sono diventate a loro volta simbolo di identità nazionale e razziale. Di conseguenza è ormai praticamente impossibile distinguere il confine tra odio nazionalistico, pregiudizio razziale, rivalità etnica e ostilità religiosa.
Anche nell’ambito dei genocidi dell’ultimo secolo la sfera religiosa ha avuto le sue responsabilità: l’Olocausto degli ebrei realizzato dal Nazismo e lo sterminio reciproco fra cristiani e mussulmani nei Balcani. Anche nell’ambito della questione armena, l’aspetto religioso ha la sua importanza. La comunità armena è stata la prima nella storia a dichiarare il Cristianesimo religione ufficiale del proprio Paese, nell’anno 301. La religione cristiana è sempre stata molto sentita nella comunità armena nel corso dei secoli e sotto le diverse dominazioni. Ma nel 1800, quando l’impero ottomano ormai era in decadenza, varie spinte autonomiste, legate alle minoranze etniche, ebbero l’opportunità di farsi sentire. Tra queste, la comunità cristiana armena, che aspirava all’indipendenza e in questo era appoggiata dalla Russia, che aveva anche lo scopo di indebolire l’impero ottomano. I turchi non ci stanno e nella notte tra il 23 e il 24 aprile del 1915 partirono i primi arresti degli armeni più influenti di Costantinopoli per poi arrivare in breve allo sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia, e subito dopo al genocidio vero e proprio l’anno successivo all’inzio della Prima guerra Mondiale.
Ogni aprile, oggi, si commemorano le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che causarono più di 1,5 milioni di morti. L’immagine in foto non è reale (è di un film muto che racconta la storia) ma gli avvenimenti sono invece descritti da varie fonti, comprese le crocifissioni delle donne armene come in foto.
Il governo turco rifiuta di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione tra Unione europea e Turchia, oltre che con la Santa Sede. Una legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. D’altro canto, la magistratura turca punisce con l’arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni. Il 12 aprile 2015 Papa Francesco ha denunciato il genocidio come una delle tante persecuzioni ai danni di cristiani che “vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi -, oppure costretti ad abbandonare la loro terra”. In risposta, il governo turco ha immediatamente convocato il nunzio apostolico ad Ankara e ritirato l’ambasciatore presso la Santa Sede in segno di protesta.
Il parlamento tedesco ha approvato in questi giorni la risoluzione che riconosce come “genocidio” il massacro degli armeni ad opera dell’Impero Ottomano. “Un errore storico”, il primo commento da parte del governo turco che respinge l’atto come “nullo e mai avvenuto”. Secondo la Süddeutsche Zeitung, Ankara ha già richiamato il proprio ambasciatore in Germania. L’adozione del testo “è indegna delle relazioni di amicizia tra i nostri paesi”, dice il vicepremier Numan Kurtulmus assicurando che la Turchia risponderà “in modo adeguato”.
Esprime invece parole che invitano alla guarigione delle ferite del passato monsignor Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale. Il vescovo invita a pensare al risvolto “psicologico” che questo voto ha sul popolo armeno e racconta la sua storia familiare. “Io non ho mai conosciuto i miei nonni. E’ stata una mancanza che ha influito direttamente e indirettamente sulla mia storia personale e come me ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone. E’ una ingiustizia che hanno vissuto anche le generazioni che sono nate dopo il genocidio.
Venti Paesi – tra i quali Italia, Francia e Russia – hanno già riconosciuto ufficialmente lo status di genocidio al massacro degli armeni. Il numero degli armeni morti nel massacro è controverso. Le stime variano da un minimo di 950.000 secondo le fonti scritte turche fino a 3.500.000 secondo le ipotesi degli Armeni. Quello che invece è chiaro è che le religioni indicano la via per la pace ma purtroppo senza pace fra le religioni non vi sarà mai pace fra le nazioni.