Se i paesi occidentali decidessero di ridurre l’impiego del petrolio a fronte di investimenti in altre forme di energia sostenibili, come quella solare, anche il grande problema mediorientale risulterebbe ridimensionato
Massimiliano Fanni Canelles
In giorni come questi parlare di ambiente, energia, fonti rinnovabili è una necessità fondamentale per comprendere meglio il mondo in cui viviamo, in che modo lo stiamo spremendo, che futuro ci aspetta. La crescita dell’importanza dell‘energia solare è, tra tutte, quella che ha avuto un impatto più visibile e concreto anche nella nostra vita quotidiana.
I finanziamenti e gli incentivi hanno permesso di popolare i nostri tetti e le nostre campagne di pannelli solari e molte famiglie ed aziende ottengono l’energia necessaria in maniera pulita e sostenibile. Ma ciò che emerge da un recente studio è che il sole permetterebbe di ottenere tutta l’energia necessaria al mondo intero. Utopico? Nient’affatto!
Basterebbe ricoprire di pannelli fotovoltaici lo 0,2% della superficie del deserto del Sahara. In questo modo sarebbe possibile produrre gli oltre 20 mila terawattora che vengono consumati ogni anno su scala globale. L’Europa intera ne consuma circa 3.200, una percentuale piccola se paragonata alla cifra totale.
Il principale vantaggio che deriva dal porre i pannelli in quell’area è il fatto che l’irraggiamento solare del Nord Africa è tre volte superiore alla media europea. Ma non mancano i problemi: la presenza delle tempeste di sabbia tipiche del deserto potrebbero danneggiare i pannelli che, a quel punto, avrebbero bisogno di una manutenzione straordinaria. Inoltre sarebbe difficoltosa la modalità di trasporto dell’energia dal deserto al resto del mondo. Ma c’è già una proposta concreta per questo: è l’Highvoltage.
L‘High Voltage Direct Current è un sistema di trasmissione di energia elettrica in corrente continua, anziché in corrente alternata come noi la utilizziamo nelle nostre case. Questo sistema è vantaggioso se utilizzato su lunghe distanze. La corrente continua nell’HVDC può essere trasmessa tramite linee aeree o cavi sottomarini. Lo svantaggio maggiore di questo tipo di tecnologia è che necessita all’arrivo della corrente di costose stazioni di conversione a corrente alternata per permetterne l’utilizzo locale.
L’esempio dell’energia solare però ci insegna, ancora una volta, che una via all’energia pulita esiste. Il vero problema non è quello scientifico o gestionale, ma quello politico. Le pressioni delle lobby del petrolio hanno conquistato, negli ultimi decenni, un potere tale da non essere facile da scardinare. Eppure, come sottolineato in un’articolo qualche tempo fa, la crisi del petrolio, ma anche la crisi politica scaturita dalla “primavera araba”, farebbe presupporre che sia questo il momento giusto in cui svoltare le politiche energetiche.
Essersi affidati ad un monopolio geografico del Medio Oriente per assicurarsi la sopravvivenza energetica è stato un errore. Ne sono prova la crisi dei rifugiati e i continui morti prodotti da delle guerre che, spesso, hanno nel fattore politico e religioso la motivazione più profonda. Si tratta, tra l’altro, di Paesi non democratici o solo in apparenza democratici. Nei Paesi Arabi non mancano i casi di violazioni dei diritti umani, basti pensare alla limitazione dei diritti delle donne. Spesso nel mirino dei potenti vi sono anche i giornalisti e i liberi pensatori, senza trascurare l’utilizzo della pena di morte in maniera indiscriminata: in Arabia Saudita nel 2015 sono state condannate a morte 1634 persone, in Iran nello stesso anno sono 969 le persone messe a morte. Non parliamo poi dei sospetti che il terrorismo islamico sia finanziato anche dai nostri soldi arrivati con l’acquisto del petrolio.
Nonostante questi Paesi violino i principi fondanti delle democrazie occidentali, il circolo commerciale che ci porta ad acquistare l’oro nero non si interrompe. Unici Paesi al mondo che si oppongono a questo sono Costa Rica, Uruguay e l’Olanda che spingono verso l’utilizzo massivo delle energie alternative. In Olanda in oltre un provvedimento legislativo porterà il petrolio – almeno quello per le autovetture – ad essere fuori legge, ed ha già ottenuto una sua prima approvazione in Parlamento.
Nel resto del mondo il petrolio continua ad essere la principale fonte di energia, con notevoli problematiche ambientali di inquinamento, malattie e danno climatico. Da questa logica dobbiamo uscire, facendo leva sui dati, sulla ricerca, su tutte quelle informazioni che spianano la strada verso un futuro sostenibile, green e pulito e democratico.
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