Chi è un buon cittadino?

Federica Cabas, pedagogista clinico e responsabile del progetto “Percorsi di cittadinanza attiva: un’esperienza per rafforzare la consapevolezza dei propri diritti” per @uxilia Onlus

Chi è un buon cittadino? Gli alunni delle 1^ della scuola secondaria di primo grado di Mariano del Friuli (GO) hanno partecipato attivamente ad un lavoro di gruppo il cui focus era la cittadinanza attiva.

“Quando un ragazzo di 11 anni è un buon cittadino a scuola, in famiglia e nel tempo libero?” I singoli gruppi hanno ripercorso la loro quotidianità, soffermandosi sui comportamenti messi in atto a scuola, delineando criticità, ma anche proposte per migliorare il clima di classe e i rapporti interpersonali, talvolta conflittuali. Le discussioni suscitate dalla domanda confermano l’efficacia del progetto ed indicano la necessità di confronto tra ragazzi al fine di sviluppare determinati life skills, come l’empatia e la capacità di problem solving, passando attraverso la consapevolezza personale per potenziare una comunicazione efficace.

Alcune riflessioni emerse: “Un figlio è un buon cittadino in famiglia quando rispetta i genitori, ascolta ciò che gli viene detto, dice sempre la verità, si prende cura degli animali, fa i compiti e aiuta il papà e la mamma. Un ragazzo di 11 anni è un buon cittadino con gli amici quando non litiga, sa aiutare gli altri, ascolta l’amico, presta le proprie cose, non picchia i coetanei, non disturba la quiete pubblica, non sporca i beni comuni quando è in giro, non rovina l’ambiente, non fa il vandalo e si diverte senza danneggiare le cose. A scuola un alunno è un buon cittadino quando rispetta le regole, studia, rispetta i professori e i compagni, non prende in giro gli altri, segue la lezione senza disturbare, aiuta i compagni nel momento del bisogno, non prende le note”.

A corollario di tali riflessioni, si possono collocare gli output degli alunni della scuola secondaria di primo grado di Pieris, che hanno realizzato alcuni cartelloni sul diritto al nome e alla cittadinanza. Alla domanda “Secondo voi, qual è il collegamento tra il diritto al nome e alla cittadinanza negato e lo sfruttamento del lavoro minorile? Soprattutto, tu cosa puoi fare?” G., 12 anni, ed M., 11 anni, hanno così risposto: “Non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo provarci! Tutti quei bambini sono sfruttati ogni giorno, in ogni modo possibile, senza possibilità di scelta, devono essere aiutati. Ma come? Tutto quello che producono è usato, per la maggior parte, dalle grandi marche. Noi potremmo, ad esempio, guardarci bene dal comprare articoli economici, ma commerciati e prodotti non equamente. Questi sono solo suggerimenti. Ognuno di noi può fare la differenza! I bambini sono come le stelle, che possono essere due milioni, possono essere tutte uguali, ma ognuna è unica e speciale!”

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Lo stemma della classe è stato proposto in due 1^ di due scuole secondarie di primo grado e in una 4^ e in due 5^ di due scuole primarie. L’obiettivo era quello di stimolare gli alunni a focalizzare l’attenzione sul gruppo classe, con le sue peculiarità, le passioni, le caratteristiche, rappresentandole, poi, in un disegno. Le produzioni dei diversi gruppi sono state condivise con il resto della classe per verificare il livello di coinvolgimento e la capacità rappresentativa. Ogni riflessione è stata ricondotta al concetto di cittadinanza attiva.

Condividendo il percorso con i docenti presenti, è emersa, in itinere, la difficoltà di alcuni alunni ad ascoltare le idee degli altri, cercando di imporre la propria proposta con un atteggiamento di chiusura comunicativa verso l’altro. Stimolati all’empatia e alla capacità di problem solving, sono riusciti a trovare da soli rinnovate strategie di ascolto finalizzate alla condivisione, applicando alcuni strumenti del cooperative learning.

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I ragazzi del laboratorio di cittadinanza attiva della scuola secondaria di primo grado di Pieris (GO) hanno svolto un’ulteriore attività. Prevedeva la visione di alcuni video di presentazione dei progetti di @uxilia, soffermandosi in modo particolare sulla condizione dei bambini soldato in Sri Lanka, sull’infanzia violata e, quindi, sui diritti negati. Come già accennato, il contatto con le proprie emozioni ha guidato ogni intervento, con particolare riferimento a questa attività, nel corso della quale è stato richiesto agli alunni di descrivere le proprie sensazioni dopo aver appreso alcune informazioni e, soprattutto, dopo la visione del filmato.

Qui di seguito alcuni pensieri dei ragazzi:

G., 12 anni: “Vorrei fare qualcosa per quei bambini e quelle madri in difficoltà. Provo tristezza per i bambini dello Sri Lanka. Provo ribrezzo per quelle persone che abusavano dei bambini. E’ una triste realtà. Odio la guerra e tutto ciò che ne deriva: morte, mutilazioni, abusi… Basta diritti negati, aiutiamo i bambini, viva i diritti! Odio le situazioni in cui i diritti sono negati! Provo felicità per il fatto che @uxilia stia facendo progressi per aiutare le popolazioni in difficoltà. Mi piacerebbe che la scuola adottasse un bambino a distanza. Penso che quello che sta facendo @uxilia sia magnifico e vorrei poter contribuire in qualche modo da grande. Diamo tutti un contributo!”

V., 11 anni: “Quando ho visto il video mi sono sentita molto triste e quando ho provato a stare nella loro solitudine mi sono sentita ancora più triste e anche un po’ spaventata. Io mi sento fortunata, ma anche un po’ in colpa perché ho pensato che noi desideriamo e abbiamo tante cose. Anche loro desiderano sicuramente tante cose, ma non le ricevono…”.

L., 12 anni “Secondo me, nello Sri Lanka i bambini non hanno il diritto al nome e nemmeno alla cittadinanza, sono considerati come cose e a me dispiace pensare che loro sono in carcere già da piccoli, senza aver fatto niente. Io, invece, mi lamento di tutto ciò che ho, senza riflettere. Mi sono rasserenato quando ho visto ciò che fa @uxilia perché aiuta questi bambini ad avere un’infanzia migliore”.

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

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