I paradossi e i luoghi comuni come fonte di ulteriori rischi

Antonella Lizza

“L’aspetto più inquietante è la mentalità della farmacologia estetica: la pillola miracolosa che crea il corpo senza fare sport. È tanto diverso l’uomo che vuole avere spalle muscolose dalla donna che si innesta un seno finto, dalla ragazza che prende la pillola anoressante o dal ragazzo che si sballa in discoteca? Ognuno insegue il suo archetipo, cambia la formula magica, ma il sogno che si insegue resta quello di piacere ed attrarre”

Antonella LizzaMi occupo di formazione e di educazione nello sport da oltre 30 anni. Molte volte è emerso il tema doping: vantaggi e svantaggi, presupposti, implicazioni psicologiche e sociali, aspetti medici e legali. Il fenomeno esiste e non si può negare riguardi sia gli atleti di alto livello, sia gli sportivi amatoriali. I pilastri fondanti restano l’aspetto dell’illecito sportivo e l’aspetto del danno alla salute. Si assiste, tuttavia, a luoghi comuni e paradossi che rappresentano, a mio parere, un ulteriore rischio: fare della facile demagogia sottovalutando complesse interazioni, non solo mediche e sportive. Il progetto per il quale mi si chiede un contributo si rivolge ai giovani. È importante non sottovalutare ciò che essi pensano perché – come sappiamo – è il “consenso” ad avere potere sulle scelte individuali e collettive, molto più di ogni azione preventiva basata sul divieto o sulla repressione. Vorrei sottolineare con un po’ di vivacità alcuni aspetti critici emersi nel confronto con tante persone e ambienti.

Paradosso 1
Illecito sportivo e sviluppo scientifico
L’agonismo è la ricerca della vittoria, del miglioramento continuo della prestazione e del risultato. Ovviamente, lo sport “insegna” il valore della vittoria non diviso da altri valori.
Questa è la sua importante missione sociale ed educativa.
In senso lessicale, il concetto di illecito sportivo deriva da regole e codifiche formali. Se una sostanza o pratica è dichiarata doping, diviene illecita e concretizza un’“ingiustizia sportiva”. Qualcuno ha affermato, in modo provocatorio, che, se il problema è l’equità e la correttezza, “consentendo agli atleti di un certo livello il libero uso di certe sostanze e pratiche, sarebbero tutti ad armi pari”.
Regole e codifiche possono anche dipendere da presupposti socio-culturali: scienza e medicina consentono oggi di ottenere risultati impensabili decenni fa. Un’automobile sempre più sofisticata è come una scarpa speciale per chi corre. Emblematico il caso di Oscar Pistorius, l’olimpionico amputato bilaterale che correva i 100, 200 e 400 con protesi in fibra di carbonio. Nel 2005 espresse il desiderio di poter correre coi normodotati in occasione dei Giochi Olimpici di Pechino 2008. La IAAF respinse inizialmente la sua richiesta sostenendo che “un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usi le protesi”
Analogamente, anche la manipolazione nutrizionale o le pratiche mediche (se non direttamente lesive alla salute propria e altrui) potrebbero essere considerate miglioramenti della scienza e non doping. Forse non è giusto condannare tout court ogni progresso considerandolo un inganno rispetto ai principi di correttezza sportiva. Altri esempi: da anni le donne assumono ormoni in chiave di anticoncezionali e questa pratica viene considerata progresso; le terapie ormonali sostitutive per menopausa e andropausa stanno sviluppando sempre più raffinati protocolli antiage; il recupero da lesioni e incidenti sportivi non è esente da terapie anche molto invasive per migliorare i tempi di recupero post trauma. Tutto ciò è scienza o pratiche contro natura?
È necessario che scienza e medicina approfondiscano e creino principi trasparenti e realistici per distinguere terapie consentite in un determinato quadro psico-fisico e terapie illecite.

Paradosso 2
Salute e prestazione
La paura di perdere la salute non è un deterrente sufficiente perché si può anche “scegliere” il rischio della malattia: le campagne antifumo e antialcool (per inciso, spesso mi fanno notare che lo Stato che combatte il doping per motivi di salute è lo stesso che ha il monopolio del tabacco) mostrano chiaramente che a livello psicologico un piacere presente vince su un rischio futuro. Ancor più nell’agonismo, l’aspettativa di un risultato immediato – oppure posposto nel tempo, ma molto ambito – rappresenta una motivazione psicologica spesso superiore alla paura del rischio salute. Fermo restando che una persona adulta e senziente potrebbe obiettare che ha il diritto e la libertà di comportarsi come vuole nei limiti del “neminen laedere”.
Le motivazioni consce e inconsce che portano a determinate scelte risiedono nella comparazione danni/benefici. Dal punto di vista psicologico, l’atteggiamento di un atleta master e quello di un giovane si differenziano e diverse possono essere le scelte e la percezione di questo rapporto. Ritengo che sul tema sia necessario offrire informazioni realistiche e parlare di casi concreti con i quali i giovani possano confrontarsi. Le sostanze e le pratiche diffuse non riguardano solo incremento della forza e della muscolatura. Dal punto di vista epidemiologico, gli steroidi sono causa di mortalità o malattia più bassa rispetto agli stimolanti del sistema nervoso e cardiaco, ai diuretici, alle manipolazioni sanguigne e pressorie, agli anoressanti e farmaci per il controllo del peso. Paradosso: la malattia stessa è doping; esempio: si è notato che gli atleti gravati da midollo spinale danneggiato, proprio per le caratteristiche della loro malattia, in seguito ad un dolore anche procurato guadagnano migliori prestazioni cardiache e muscolari. Si auto lesionano, così, con tagli, scarpe strette, piccole scariche elettriche, non andando in bagno. Tale pratica viene definita “boosting” ed è considerata illegale dal Comitato Paralimpico Internazionale dal 1994.
Rispetto al rapporto vantaggi/rischi, possiamo affermare che “il doping fa, ma non è l’essenza”:
– Genetica/struttura, abilità fisica, atteggiamento mentale, sfera emotiva, fortuna… in ogni sport questi elementi concorrono parallelamente e costantemente e non sono influenzati dal doping;
– L’abilità tecnica, ma anche l’adattamento muscolare (massa, forza, resistenza) si perfezionano negli anni e con l’esercizio. Il doping modifica alcune soglie, ma non sostituisce l’allenamento;
– L’atleta più dopato, o più tecnicamente preparato con supporti leciti o illeciti, non è sempre l’atleta che vince o che realizza il miglior risultato. (Un asino dopato non diventa cavallo purosangue anche se, a volte, gli corre accanto…);
– Le manipolazioni più estreme sono quelle con maggior tasso di rischio per la salute. I risultati ottenuti sono spesso quelli che si perdono immediatamente al termine della procedura adottata.

Paradosso 3
Doping senza sport e successo

L’aspetto più preoccupante del fenomeno doping non è quello degli sportivi professionisti: le loro motivazioni economiche e di successo sociale sono facilmente comprensibili, tutto il sistema premia determinati risultati e la pressione a mantenere certi livelli atletici è altissima. Qui si tratta di atleti in grado di ricevere supporti medici qualificati, con un rapporto vantaggi/rischi premiante, che, indipendentemente dal doping, si allenano pesantemente. Sono comunque Atleti con la A maiuscola.
L’aspetto più inquietante è la mentalità della farmacologia estetica: la pillola miracolosa che crea il corpo senza fare sport. È tanto diverso l’uomo che vuole avere spalle muscolose dalla donna che si innesta un seno finto, dalla ragazza che prende la pillola anoressante, dal ragazzo che si sballa in discoteca? Ognuno insegue il suo archetipo, cambia la formula magica, ma il sogno che si insegue resta quello di piacere ed attrarre.
A livello sociale, credo che il vero pericolo sia l’idea falsa che tutti possono raggiungere qualsiasi risultato. Basta trovare il “modo”. Non è vero. Non tutti possono fare tutto. La bella notizia è che, tuttavia, tutti valgono tanto anche senza essere atleti, attori, modelle.

Antonella Lizza
Vincitrice di 10 titoli mondiali in fitness e body building. Premio Grimek nel 2012 e Master Doctorate honoris causa per lo sport dalla Imperiale Accademia di Russia Moscow University Sancti Nicolai nel 2006.

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