I bambini di Atma non hanno le scarpe

Manuela Sega

Marta è convinta che si dovrebbe organizzare un convoglio umanitario. Ci guardiamo. Mi chiede se io abbia mai organizzato qualcosa di simile (!), se lo sappia fare (!). Chiaramente, mai fatto nulla di simile. Volontariato, in molte forme…

I bambini di Atma non hanno le scarpe… Ecco, è iniziato tutto così. Era dicembre. Dopo tanti anni vissuti a Djerba, Marta ritornava stabilmente a Trieste. Il Nord Africa non era più un luogo ospitale neanche per lei ed i suoi figli. Negli ultimi anni aveva conosciuto da vicino la crudeltà della guerra. Come essere umano e come mamma non aveva potuto non aiutare chi aveva bisogno. Era stata vicina sopratutto ai bambini ed alle loro mamme. Aveva aiutato molte persone ed aveva coinvolto anche amici e noi, i suoi parenti. Quando è ritornata a Trieste, ha raccontato storie orribili di vicende accadute, ma, sopratutto, che continuavano a verificarsi in Siria. Continuava a ricevere richieste d’aiuto per cose basilari, come il latte per i neonati. Non ho potuto fare a meno di ascoltare con attenzione e profonda commozione. Eravamo a casa sua, sedute al tavolo. I bambini giocavano e la serata era quasi giunta al termine. Ad un certo punto ha ricevuto un messaggio: un’altra richiesta di aiuto. Non si può far finta di nulla solo perché siamo a chilometri di distanza…
Ci confrontiamo su cosa si possa fare. Non basta mandare qualche pacco, come già fatto in precedenza. È troppo poco. Marta è convinta che si dovrebbe organizzare un convoglio umanitario. Ci guardiamo. Mi chiede se io abbia mai organizzato qualcosa di simile (!), se lo sappia fare (!). Chiaramente, mai fatto nulla di simile. Volontariato, in molte forme… Ma un convoglio! Sono, però, sempre stata convinta che, se lo si desidera veramente, tutto si può fare. Decidiamo, così, di imbarcarci in questa grande impresa. Si parte. La volontà non manca, il cuore c’è, la curiosità, la fantasia e alcune capacità che ci contraddistinguono. Quindi… studiamoci su… Presto, però, non c’è tempo da perdere. I bambini hanno bisogno di aiuto.
Incredibile: in poco più di una settimana è già nato il convoglio umanitario per i bambini del campo di Atma. Bisogna organizzarsi bene, ottimizzare, svolgere tutto in modo corretto. Ad ognuno il suo compito. Ognuno deve sfruttare al meglio le sue capacità. Sebastiano Fezza è un bravo cinereporter, con un cuore grande che non riesce a capacitarsi del fatto che nessuno si interessi alle atrocità che si consumano in Siria. Ecco, lui è la persona giusta per far conoscere al mondo il progetto, lui è il portavoce. La sua pagina su Facebook diventa seguitissima.
Marta è brava ad organizzare, conosce tante lingue, compreso l’Arabo. Conosce bene la realtà di quei Paesi e sta già aiutando il gruppo di volontari di Maram, che cercano come possono di aiutare gli sfollati. Lei sarà l’organizzatore, il portavoce presso le autorità, il mio “capo”.
Studiamo il progetto. Ci rendiamo conto che, per poter sdoganare i beni, se non si rappresenta una Onlus tutto è più difficile, ma, soprattutto, molto più lento e per noi la velocità è importante. Inoltre, la nostra ferma intenzione di essere corretti al massimo ci fa capire che dobbiamo anche aprire un conto corrente sul quale versare le donazioni in denaro. Non possiamo certo averne uno a nostro nome. Cerchiamo, così, una Onlus di assoluta fiducia. Sebastiano conosce bene queste realtà, così contattiamo @uxilia. Massimiliano Fanni Canelles, il suo presidente, viene subito coinvolto nell’impresa. È strano, ma in meno di un paio di settimane tutto è già partito. Io aiuto Marta e lavoro sul territorio di Muggia e Trieste, abbiamo incontri con associazioni di volontariato, scuole, asili nido. Cerchiamo di contattare tutti coloro i quali, in qualche modo, ci possono aiutare. Parliamo, parliamo, parliamo. Spieghiamo il progetto. Non è facilissimo: ci rendiamo conto che veramente la gente non conosce il dramma che si consuma in Siria da due anni, oramai.
Comincia così il passaparola. In poco tempo la mia casa, quella di Marta, quelle dei nostri genitori ed ogni luogo a disposizione sono già stipati di beni e non sono ancora riuscita neanche a stampare la locandina del progetto… Caspita! Ma cosa succede? Mai avremmo immaginato una simile risposta. Contiamo sull’aiuto dei familiari, di alcuni amici, ma non basta. Abbiamo bisogno di un luogo di raccolta, uno per lo stoccaggio, di aiuto nel lavorare i beni. Quindi si cerca, si lavora con le mani e con la fantasia, si prova ad immaginare dove poter trovare aiuto. Le nostre parole d’ordine sono onestà, ottimizzazione, spese praticamente nulle. Ci auto-tassiamo per lo scotch, i pennarelli indelebili, la carta nastro per legare le scarpe, la benzina… Tutto il resto è ricevuto in dono o in prestito.
Anche grazie a FB, in poche settimane riusciamo a creare un passaparola talmente grande da crearci difficoltà per riuscire a rispondere a tutti. Sono sempre stata contraria ad aprire una pagina di FB, ma ora devo farlo altrimenti, con mail e telefono, non riesco a gestire la mole di richieste di informazioni. Dobbiamo cambiare piani tariffari, chiedere scusa mille volte ai nostri cari per i problemi che creiamo… Sebastiano ci sprona. Da subito si unisce a noi Michele, sempre disponibile. Subito dopo Eleonora, la quale, ben presto, riesce a farci avere un deposito a Duino. Senza loro due, tutto sarebbe stato difficilissimo. Ora siamo un gruppetto che riesce a gestire il tutto, anche se con tanta, tanta fatica. Abbiamo centri di raccolta e lavoro a Muggia, a Trieste, a Duino. Tutta la provincia è coperta. Iniziano ad arrivare pacchi per posta da tutta l’Italia, e pure dall’estero.
Lavoriamo praticamente ininterrottamente. Per fortuna, molti amici si uniscono a noi.
In giugno, Marta e Sebastiano partono con il primo convoglio. Vogliono consegnare il carico a Maram. È incredibile: due camion da 15 metri strapieni, ogni pezzo numerato e registrato, mai vista tanta roba assieme. E rimangono negli hangar ancora altrettanti beni.
Il problema è il costo del viaggio, della dogana, la situazione difficile creatasi in quel periodo sul confine turco-siriano, proprio dove dovevamo passare. I colloqui con la Farnesina ci fanno decidere di mandare, intanto, due camion.
Giornate difficili, pericolose, piene di incertezze. Per fortuna, tutto si risolve per il meglio. Maram riceve i carichi e inizia la distribuzione. Marta e Sebastiano di nuovo a casa… possiamo riprendere fiato. Siamo rimasti in apnea per giorni…
Bene, si ricomincia. Il nostro è stato un lavoro duro, pignolo. Tutto è stato controllato, ogni scatola vuotata, ogni cosa guardata, eventualmente pulita, ogni tasca ispezionata, ogni cosa ripiegata e, con un certo ordine, risistemata e catalogata. Le scatole sono state stipate nel modo più corretto: non abbiamo spedito aria, ma ogni angolino è stato riempito. Quando una scatola sembra piena, in realtà, se si sa come farlo, si riesce a stivarci ancora tantissima roba.
Non avevo mai lavorato ad un convoglio umanitario, ma ora, una volta di più, posso affermare che, se c’è la volontà, la passione, il cuore e, magari, la capacità, si riescono a fare grandi cose.
Noi abbiamo voluto fare qualcosa di buono e ben fatto. Con coraggio e tanta fatica ci siamo riusciti.
Davanti a tutto abbiamo messo il nome, la faccia ed abbiamo avuto ragione.
Avremmo potuto lavorare diversamente, con meno fatica, ma l’onestà rappresentava per noi un punto fermo, soprattutto l’onestà verso i bambini siriani e verso chi ci consegnava i beni.
Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Lo abbiamo, anzi, superato di molto. Abbiamo aperto la strada ad altri, abbiamo mostrato il modo in cui procedere. Ci aspettiamo che molti facciano altrettanto. Noi, in cambio, abbiamo ricevuto amicizia ed amore. Per noi è tanto, tutto quello che potevamo desiderare. Ho conosciuto Sebastiano, Massimiliano, Michele ed Eleonora e non è passato nemmeno un anno. Con Massimiliano e Sebastiano ci siamo incontrati poche volte, eppure è come se fossero miei amici da sempre. Con Marta, Michele ed Eleonora, sembra di essere una famiglia.
Ho la convinzione che nessuno sia mai indispensabile, ma se penso a questo progetto, senza uno di loro credo proprio che non ce l’avremmo fatta.
Siamo tutti così diversi l‘uno dall’altro… A volte ci scontriamo, ma, come veri amici, ci ritroviamo sempre, perché uniti da un ideale comune.
L’amicizia è il più bel regalo che si possa ricevere. Noi siamo diventati amici ed abbiamo avuto la fortuna di incontrare tanti altri nuovi amici. Tutto questo bene solo per aver voluto aiutare i bambini di Atma… Grazie bambini, grazie da parte nostra, da Marta, Eleonora, Michele, Massimiliano, Sebastiano, Manuela e tutti gli altri amici.

Manuela Sega
In rappresentanza di tutti i volontari di Auxilia Onlus che hanno partecipato alla realizzazione del convoglio umanitario partito per la Siria il 26 giugno 2013

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