Alla sera
Forse perché della fatal quiete A
Tu sei l’immago, a me sì cara vieni, B
o Sera! C
O sera, tu vieni nei miei pensieri così gradita, forse perché sei l’immagine della pace mortale voluta dal destino.
E quando ti corteggian liete A
le nubi estive e i zeffiri sereni, B
Sia quando arrivi d’estate con il cielo di un azzurro sereno, decorato da nuvolette.
e quando dal nevoso aere inquïete A
tenebre e lunghe all’universo meni, B
Sia quando arrivi d’inverno con il cielo carico di neve, con un buio che dura più a lungo e somiglia alle tenebre (cioè al buio della morte).
sempre scendi invocata, e le secrete A
vie del mio cor söavemente tieni. B
Tu, (o Sera) arrivi sempre nel mio cuore con un senso di pace soave (tenero, piacevole).
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme D
che vanno al nulla eterno; e intento fugge E
questo reo tempo, e van con lui le torme D
dalle cure onde meco egli si strugge; E
(Guardandoti o Sera) Mi vengono in mente tanti pensieri, che mi portano a riflettere sulla morte. E così trascorre questo tempo triste, e se ne vanno con la notte anche i miei pensieri, che mi tormentano il cuore.
e mentre io guardo la tua pace, dorme D
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge. E
Cosi, mentre guardo la tua tranquillità (o Sera) diventa tranquillo anche il mio animo agitato come un guerriero, che dentro (il mio corpo) urla.
di Tiziana Mazzaglia