L’abbraccio misericordioso di Papa Bergoglio, come quello del Signore, non ha frontiere.

 

Particolare, affresco, Giotto, Basilica superiore di San Francesco, Assisi.

Scene di vita di San Francesco interiorizzate dal nostro Papa. Se prima si è immedesimato, insieme a tutta la Chiesa, nel santo che si spoglia, adesso ha scelto le vesti del vescovo di Assisi che abbraccia san Francesco nudo, accogliendolo come un figlio. Un atto di amore verso la nudità, simbolo della corporeità intrisa di carne e peccato. Ed è così che si rivela Papa Bergoglio, nell’intervista di Antonio Spadaro s.j., pubblicata in «La Civiltà Cattolica», del 19 settembre 2013, n.3918, anno 164, pg. 449-447. Alla domanda “Chi è Jorge Mario Bergoglio?” risponde “Io sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”. E cita il passo del vangelo in cui San Matteo parla di scelta vocazionale: “Vide Gesù un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore lo scelse e gli disse: Seguimi”. Un’esperienza d’amore vissuta in prima persona e da vivere ogni giorno insieme a tutta la Chiesa, infatti, dice: “Dio nella storia della salvezza ha salvato un popolo. Non c’è identità piena senza appartenenza a un popolo. Nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae considerando la complessa trama di relazioni interpersonali che si realizzano nella comunità umana. Dio entra in questa dinamica popolare.(…) Io vedo con chiarezza, che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. È inutile chiede a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si deve curare le sue ferite. Poi potremmo parlare di tutto il resto. Curare le ferite. E bisogna cominciare dal basso. La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: ‘Gesù Cristo ti ha salvato!’. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia.” Illustra, con questo discorso, un’immagine della Chiesa molto vicino ad un ospedale, dove si va per curare le proprie ferite, ricevendo amore. Un trattamento destinato a tutti senza distinzione e senza preconcetti, un luogo aperto a tutti: omosessuali, divorziati, donne che hanno abortito. Ancora, Bergoglio dice: “Una volta, una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io, allora, le risposi con un’altra domanda: ‘Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?’ (…) Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso di metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma, quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”.

Per approfondimenti: www.laciviltacattolica.it

di Tiziana Mazzaglia

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