Tratto dall’introduzione del libro.
Arrivare a cento anni in buona salute di Marco Paparatti (Armando Editore, 2013).
Per cercare di vivere il più a lungo possibile, non è necessario essere medici o conoscere la medicina, ma è sufficiente seguire delle semplici regole per avviarsi verso la strada della longevità: avere una dose minima di buona volontà, un pochino di amor proprio e un sano spirito di conservazione. […] Perché questo libro? Perché nell’esercitare la mia professione di medico ho visto tantissime persone morire precocemente e con sofferenze inaccettabili. Erano morti che si potevano evitare. Erano persone che la natura aveva predestinato a vivere forse fino a cent’anni e che, invece, non avevano superato i sessant’anni. Non sono stati in grado di tutelare la propria salute, di controllare il loro stile di vita nel quotidiano, di avere cura di se stessi attraverso controlli preventivi.
La sfida contro tante e gravi malattie della nostra epoca, come l’infarto ed il cancro, si può vincere tramite un approccio costruttivo al problema, prevenendole e combattendole all’origine.
È un risultato che non può prescindere da una presa di coscienza del problema, che, inevitabilmente, parte dall’inquadramento scientifico e razionale dello stesso e da uno sforzo personale per conseguirlo.
Accade, però, che i clinici tendano a spiegare poco al paziente i disturbi di cui soffre; è un atteggiamento sbagliato che non dà la possibilità al paziente di migliorare il proprio stile di vita in merito a quella patologia per la quale si è recato alla visita.
Il medico non si occupa di informare il suo paziente per svariate ragioni: non ha il tempo materiale per farlo, può essere distratto dai problemi della clinica o dell’ospedale per cui lavora, del suo reparto; reputa troppo complicati per il paziente i termini medici (appresi dopo molti anni di studio) che dovrebbe usare per spiegare la diagnosi e la cura.
Tale atteggiamento non aiuta la persona a curarsi, ovvero a fare in modo che, nel futuro, questi disturbi si verifichino con meno frequenza o, addirittura, spariscano del tutto. Il medico dà sì consigli, ma questi non sono in grado di educare l’individuo ad un cambio di mentalità per farlo vivere meglio.
Se il medico, nei confronti del paziente, usasse la stessa cura che un genitore ha verso i propri figli (purtroppo, tra i miei colleghi accade raramente), allora il paziente affronterebbe la malattia con più serenità.
Il libro ha quindi come obiettivo la comprensione, per chiunque sia a digiuno dell’argomento, dei concetti base della medicina e come questi possano essere usati per vivere a lungo e bene. […] Inizierò il mio libro affermando che per alcune malattie non esiste medicina che può salvare, e che il buon senso è il principale depositario della nostra salute. Esso può essere educato con il ragionamento e con lo studio del concetto di salute di cui in questo lavoro spiegherò l’essenza.
È una trattazione semplice, leggera, ordinata, organica dei principali argomenti della salute personale; si propone di diffondere le basi della conoscenza medica in modo che diventi patrimonio culturale comune, al pari dei Promessi sposi del Manzoni o delle tabelline di matematica che si studiano a scuola. Si vogliono fornire tutti quegli strumenti logici, medici e scientifici per una corretta comprensione del concetto di salute e su come preservarla per cercare di vivere più a lungo. […] Il mio desiderio è quello di far avvicinare la «medicina», la cultura medica alle persone, di introdurla nelle cose semplici di tutti i giorni. […] La maggior parte della gente pensa che la salute sia un fatto casuale, indipendente dalla nostra volontà, e che essere longevi sia appannaggio solo di fortunati predestinati dalla nascita. Non è così. […] Il mio principale desiderio è quello di insegnarvi il concetto di «salute» e come preservarla con consigli chiari, pratici e precisi […]. Li dovete portare sempre con voi, devono restarvi dentro. Una volta appresi e adottati, si hanno tutti gli strumenti per contrastare la malattia. A volte, quando essa giunge, è già tardi. Occorre pensarci prima che questa arrivi, quando siete ancora in buona salute!”.
[…] Il nostro corpo è formato da organi importanti che sono alla base della nostra esistenza, ma sono anche quelli per cui più facilmente, se si ammalano, procurano la morte.
Questi organi sono:
1) Cuore.
2) Cervello.
3) Organi dell’apparato respiratorio (polmoni, bocca, faringe, laringe, trachea, bronchi).
4) Organi dell’apparato digerente (esofago, stomaco, fegato, intestino, pancreas).
5) Organi dell’apparato riproduttivo (utero, ovaie, mammelle nella donna, prostata e testicoli nell’uomo).
6) Pelle, ossa.
Essendo questi, da un punto di vista statistico, cause di morte, occorre portare a termine il discorso che ha come fine quello di intervenire sulla prevenzione delle malattie più frequenti.
Tratteremo di ogni singolo organo e, soprattutto, della o delle patologie che in maniera più importante condizioneranno la vostra salute durante la vita.
Di ogni patologia spiegheremo brevemente: cos’è l’organo di cui si parla; cosa è la patologia, quanto e quando è frequente (detta anche epidemiologia di una patologia); come si presenta (sintomatologia); come i medici faranno per accertare di cosa si tratti (diagnosi); cosa faranno per cercare di curarvi (terapia); che possibilità avrete di uscire indenni dalla malattia (prognosi).
Ma la parte più importante (della parte riassunta sopra saranno i medici a occuparsene) è la prevenzione: cosa voi dovete fare per evitare tali patologie.