L’opinione di Giovanni Sartori sulla vita politica italiana

Concetta Padula

“Nessuno in Italia vuole correre rischi. È un Paese conformista. Che si è oramai seduto sulle poltrone che occupa. Non ha grandi visioni né del futuro, né del presente. Diciamo che, sostanzialmente, è un Paese che tira a non perdere il posto.”

Il malcontento degli Italiani per la politica del Paese è stato ben sottolineato dal politologo Giovanni Sartori già il 20 Settembre 2007 durante la trasmissione televisiva Anno Zero.
Esprimendo un parere sulla situazione dei partiti in Italia, asseriva: “L’azzeramento dei partiti, di questo tipo di partiti, evocato da Grillo nel v day, è sacrosanto. La situazione dei partiti in Italia è putrefatta, non è curabile, non può andare avanti. I partiti sono pure macchine di potere clientelare, niente di più. E non si riformano: o muoiono o continuano così, perché non c’è nessuna capacità di rimetterli in ordine.”
Definendo, in modo esplicito, cosa fosse diventata l’Italia, dichiarava: ”Nessuno in Italia vuole correre rischi. È un Paese conformista. Che si è oramai seduto sulle poltrone che occupa. Non ha grandi visioni né del futuro, né del presente. Diciamo che, sostanzialmente, è un Paese che tira a non perdere il posto.”
Nelle affermazioni di Sartori, quasi un “oracolo” per le elezioni appena concluse, la disputa elettorale sarebbe stata una partita giocata in zona d’attacco tra due “punte”: Grillo e Berlusconi.
Riguardo al primo, si esprimeva così: “Grillo è, ad oggi, un populista, non un demagogo. La demagogia, in Italia, sta al governo.”
Analizzando i suoi sostenitori, osservava: “Il grillismo non ha sottintesi o implicazioni antidemocratiche.” (Corriere della Sera, 2 Ottobre 2007).
Le ombre che offuscano il corso politico non sono dettate da una trasparenza dei mezzi d’informazione perché: “Silvio Berlusconi possiede metà della televisione italiana… Inoltre condiziona gran parte della stampa… (dalla trasmissione WideAngle, youtube.com).
Riferendosi al Cavaliere, asseriva: “Berlusconi le azzecca. Perché le dice tutte. Perciò, a volte ci prende.” (Porta a Porta, 4 Dicembre 2007).
Volgendo lo sguardo indietro, alle elezioni del 2001, sottolineava i voti nefasti controllati dai malavitosi: “È che il voto malavitoso condiziona e inquina la politica e le elezioni di metà del Paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia in 61 collegi su 61. È comunque opinione che quel trionfo fu dovuto anche ai voti controllati dalla mafia. E ora il Cavaliere ritenta il colpo rilanciando il ponte di Messina, che sarebbe inevitabilmente una colossale pacchia per l’onorata società. Come insegna l’autostrada Salerno – Reggio Calabria, fatturata metro per metro dalle cosche.” (Democrazia verde, Corriere della Sera, 13 Marzo 2008).
Volendo tirare le somme sulla destabilizzazione politica emersa dall’attuale risultato elettorale, possiamo affermare che Grillo ha dato voce al disagio generale profusosi per la crisi dilaniante incombente, negli ultimi anni, sulla nostra penisola e Berlusconi è stato capace di risollevare le sorti di un partito colpito da scandali giudiziari.
L’opinione di Sartori sul Cavaliere non è proprio lusinghiera: ”Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno. Se si impacchetta la Corte Costituzionale, se si paralizza la magistratura. La mia è soltanto un’ipotesi di dottrina; si può lasciare tutto intatto, tutto il meccanismo di pesi e contrappesi, e di fatto impossessarsene, occuparne ogni spazio. Alla fine rimane un potere “transitivo” che traversa tutto il sistema politico e comanda da solo.” (La Stampa, 12 Giugno 2008).
In “Mala Costituzione e altri malanni”, del 2006, il politologo si esprimeva sulla divisione partitica, tra coalizioni di destra e di sinistra: “Il centro di cui si parla in dottrina è un’auto-collocazione che gli elettori si assegnano su un cartoncino che raffigura una dimensione destra-sinistra. Tutto il resto è orpello. (”È una favola il centro che fa vincere”, p. 124).
Nella sua opera “Democrazia cosa è”, divide l’elettorato in tre categorie:
il disinformato;
l’informato;
il competente.
Le scelte per il corretto funzionamento della “cosa pubblica” vanno assunte dall’elettore competente al fine di difendere la forma di governo democratica fondata su base rappresentativa.
Occorre proteggersi dalla brutta piega che il nostro Stato sta (purtroppo) prendendo a causa del ”populismo” incombente, fagocitato dall’ingenuità dei facinorosi bonari ed anche dalla buona fede di tanti “bambinoni immaturi”.

Concetta Padula
Collaboratrice di SocialNews

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