Il termometro del nostro ben-essere

Dodi Battaglia

La musica ha la capacità di mettere in contatto le persone, la musica permette di comprendere come il tempo sia umano e, di conseguenza, permette a chi suona di esprimere la propria unica integrità.

Sulla storia del gruppo di cui faccio parte si potrebbero scrivere, ormai, pagine su pagine, ho cominciato con i Pooh nel 1968 dopo che il gruppo aveva dato inizio alla sua attività già due anni prima: un periodo lontanissimo rispetto all’attualità, quasi un altro mondo. In quegli anni avevano appena iniziato la loro carriera gruppi rock che avrebbero cambiato la storia, non soltanto musicale, del mondo intero: penso per esempio ai Beatles e ai Rolling Stones. L’immensa trasformazione che stava prendendo forma era culturale, ma anche sociale e il nostro ruolo si divise tra l’esserne affascinati e coinvolti e il prendervi parte come artefici. L’inizio fu segnato da canzoni come “Piccola Katy”, ma presto ci avvicinammo ad un tipo di musica popolare e tradizionale da cui traemmo ispirazione per canzoni come “Pensiero”. Un momento di importante svolta è individuabile nel 1973, anno in cui pubblicammo l’album “Parsifal” in cui ogni traccia era accompagnata da un’orchestra sinfonica, anche il tour attuale è caratterizzato dalla presenza orchestrale. Piuttosto che canzoni semplici preferimmo costruire delle vere e proprie suites musicali ponendo attenzione all’evoluzione della musica, della società e della tecnologia. Dalla commistione di questi tre elementi abbiamo fatto uno dei nostri aspetti peculiari più originali, abbiamo sempre cercato di essere lo specchio popolare dei tempi che stavano cambiando di fronte a noi. La passione per il nostro lavoro che ci ha caratterizzato è sempre stata trasversale dall’attenzione per la creazione di live sempre spettacolari fino alla scelta dei temi delle canzoni, spesso più vicini al sociale di quanto potrebbe sembrare al primo ascolto. Con “Pierre”, per esempio, fummo tra i primi in Italia a musicare il tema della diversità e dei problemi che essa comporta, “Uomini soli” affronta il tema della solitudine e dell’abbandono e la stessa famosissima “Pensiero” raccoglie il grido da una cella di un uomo condannato ingiustamente.
Nel 2016 raggiungeremo un traguardo importante: 50 anni di attività e per noi è una grande gratificazione renderci conto che la nostra musica è stato un filo conduttore in un’Italia che è cambiata sostanzialmente dal nostro esordio ad ora. Tutto ciò è stato possibile anche grazie all’amore viscerale e passionale che mi unisce alla musica.
Ho cominciato a suonare a 5 anni, il mio più grande desiderio era una fisarmonica mentre gli altri bambini bramavano palloni o trenini. La mia determinazione era talmente grande che un giorno mio padre, alla pesca organizzata in un bar della periferia di Bologna, acquistò tutti i bigliettini rimasti per poter vincere una fisarmonica. La portò a casa e soltanto qualche ora dopo la sapevo suonare, la musica è un elemento naturale della mia vita. A 14 anni mi sono innamorato della chitarra ascoltando una Fender Stratocaster e si può soltanto immaginare quanto grande è stata la soddisfazione quando la Fender stessa, anni dopo, ha scelto me come testimonial per l’Italia costruendo e mettendo sul mercato una signature guitar con il mio nome. A 17 anni mi sono unito ai Pooh inserendo la mia chitarra rockeggiante; notorietà e successo potevano anche indurre in tentazione di smettere di studiare, ma così non è stato. Ho continuato a mettermi in gioco, a studiare e a migliorare. I riconoscimenti che sono seguiti a questo lavoro mi hanno riempito di orgoglio, naturalmente: è piacevole veder riconosciuti i propri sforzi e il proprio lavoro.
Per me la musica può essere soltanto questo, un elemento talmente viscerale della mia vita che va a permeare tutto. Si va a perdere la distinzione tra interno ed esterno. Soltanto il coinvolgimento nella professione che si svolge può portare ad una gratificazione e ad un successo tali da potersi sentire sempre se stessi.
Quando si suona, infatti, è molto difficile poter avere la mente altrove. Soltanto quando sei pienamente concentrato tutto sembra andare per il meglio, mente e corpo durante una performance musicale non possono essere separate.
L’unicità della persona mentre si suona è fondamentale. La musica è quella dimensione dove non esiste il tempo, si muove in una sfera emozionale “altra”, dove le priorità vengono cambiate, dove problemi, pensieri, gioie e tristezze vengono tradotte e trasmesse. La musica permette di comprendere come il tempo sia umano e, di conseguenza, permette a chi suona di esprimere la propria unica integrità.
Per questo motivo la musica ha la capacità di mettere in contatto con tutte le altre persone, con tutte le altre uniche entità in grado di trasmettere allo stesso modo l’unione di tecnica ed emozione. In questo senso sono d’accordo con il dottor Burigana che sostiene che sia fondamentale per la crescita e la formazione dei giovani proprio perché viene a mancare una reale divisione tra psiche e corpo. Suonare con gli altri implica la necessità di farsi sentire mutuata dalla necessità, parimenti importante, di ascoltare. Fare musica insegna allo stesso tempo il rispetto nei confronti dell’altro, a cui segue anche il riconoscimento dell’importanza del silenzio, e la forza e la grinta necessarie per emergere quando è richiesto.
Per i giovani in particolare questa duplicità formativa può essere particolarmente importante unita al fatto che la musica evidenzia un collegamento con la propria parte più profonda, un lato di sé che normalmente rimane nascosto e invece così emerge fino a raccontarsi.
La valenza formativa e comunicativa della musica va molto oltre quella della parola, produce comunione piuttosto che separazione, azione quanto mai importante.
Infine, vorrei ricordare la mia esperienza con il metodo “Human Voice” che si prefigge di potenziare le proprie capacità umane e vocali unificando mente, corpo e spirito. L’espressione raggiunge livelli sempre più alti soltanto se alla crescita tecnica si accompagna anche un percorso umano che tende all’unicità e all’abbattimento di confini interiori. La coesione delle nostre forze, la concentrazione e l’unicità portano all’obiettivo, ovvero il coinvolgimento totale della persona nell’espressione completa di sé attraverso la voce. La voce, in particolare, può esprimere completamente la persona, è termometro della nostra condizione, fisica e psichica. È lo strumento più proprio di ciascuno, è allo stesso tempo parola e di musica e rappresenta la completezza dell’individuo e il necessario supporto per il coinvolgimento totale che rende possibile l’unicità di ciascuno.

Dodi Battaglia
Chitarrista, cantante e compositore, componente dei Pooh

Dichiarazioni raccolte da Angela Caporale

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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