Utilità dei servizi e delle reti sociali

Michele Sanza

Nel modello ormai consolidato dei Ser.T (Servizi per le Dipendenze Patologiche) dell’Emilia Romagna, i percorsi terapeutici sono funzionali e sinergici a quelli della prevenzione.

Per essere considerato d’azzardo, il Gioco deve rispondere a tre condizioni. La prima, il giocatore partecipa rischiando del denaro o un oggetto di valore; la seconda, la posta non è reversibile; la terza, l’esito del gioco dipende dal caso (alea). Da diversi anni, in Italia l’interesse verso questa forma di “intrattenimento” è cresciuta e l’ammontare di denaro bruciato nel gioco d’azzardo è in costante aumento (Lavanco, Varveri, 2006). Gli Italiani (15-64 anni) che giocano d’azzardo sono circa 17.000.000, corrispondenti al 42% della popolazione nazionale (Bastiani, 2010). I valori economico finanziari sono altrettanto rilevanti. Già nel 2009, uno studio di NOMISMA (De Rita, et al, 2009) basato su dati del 2008 stimava intorno a 47 miliardi di euro il fatturato complessivo del gioco d’azzardo nel nostro Paese, corrispondente al 3% del Prodotto Interno Lordo Nazionale.
Una delle spiegazioni offerte per il dilagare del gioco d’azzardo è insita nella capacità di questo tipo di gioco di fungere da attivatore di nuove esperienze, di poter soddisfare il desiderio di rischiare evitando di compromettersi con attività pericolose. Giocare d’azzardo, quindi, non costituisce necessariamente un comportamento negativo, ma può anzi assumere una funzione adattiva, incanalando impulsi e frustrazioni e creando parentesi di illusorietà rispetto al controllo del proprio futuro (Croce, 2001). Questa pratica, inoltre, è incoraggiata dalla cultura corrente.

Affidarsi all’alea, negazione del lavoro, della pazienza, del merito individuale, rispecchia, ahimè, principi condivisi e molto popolari (Pani, Biolcati, 2006) che vedono nelle scorciatoie altrettante risorse positive e premianti nell’impostazione del rapporto con il proprio futuro. Recenti modelli politici hanno promosso questa forma di individualismo societario, assumendolo a vero e proprio modello di sviluppo collettivo, in alternativa, se non in antitesi, a quello della responsabilità sociale condivisa.
Questo stilema di gioco può essere considerato funzionale e compatibile con la libera scelta individuale per via di alcune caratteristiche di personalità, per le caratteristiche di taluni giochi e della loro accessibilità e, infine, per fattori ambientali condizionanti – la crisi economica attuale è certamente uno dei più importanti. Può così arrivare ad esprimersi nella fenomenologia della compulsività patologica.
In questa forma, il gioco può portare allo sviluppo di ingenti problematiche sociali nel campo finanziario, giuridico e familiare e può associarsi a patologie psichiche, come disturbi dell’umore, emotivi e del comportamento (Capitanucci, 2002). Fin dal 1980, il gioco d’azzardo patologico (GAP) è stato inserito fra i disturbi psichiatrici della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Dal 1987, trova posto anche nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM) dell’American Psychiatric Association fra i disturbi del controllo degli impulsi. Nella versione attuale, quarta edizione rivista del DSM, viene individuato un quadro psicopatologico complessivo caratterizzato dalla perdita di controllo sul gioco che gradualmente si impone come interesse prevalente/esclusivo. La persona che presenti un GAP si impegna in una serie di inganni per nascondere o minimizzare le perdite e, contemporaneamente, ottenere denaro necessario per continuare a giocare. A questo si associa la rapida disgregazione del rapporto con la famiglia e con il lavoro. Il gioco d’azzardo patologico presenta analogie e sovrapposizioni con altre forme di dipendenza, come quelle, più note, da sostanze.

Di fronte al manifestarsi di un crescente disagio di massa nelle forme del gioco d’azzardo, occorre adeguare l’offerta dei servizi specialistici per attivare un sistema di cura e prevenzione efficace. Nel modello ormai consolidato dei Ser.T (Servizi per le Dipendenze Patologiche) dell’Emilia Romagna (Dgr 1533/2006 Regione Emilia Romagna), i percorsi terapeutici sono funzionali e sinergici a quelli della prevenzione. Spesso, gli stessi clinici che si occupano di trattare il disagio e la sofferenza individuali sono attivi nei servizi di prossimità e nei programmi di informazione e prevenzione per le popolazioni bersaglio. In questo modello operativo, l’anello di congiunzione tra cura e prevenzione è materialmente costituito dai nodi di una vasta rete di operatori formali ed informali che appartengono alle associazioni di volontariato, al mondo della scuola ed a quello dei settori economici contigui agli ambienti ove si consumano sostanze. Allo stesso modo, nei confronti del Gioco d’Azzardo è necessario strutturare percorsi di cura in grado di affrontare le problematiche psicopatologiche individuali e di metter in sicurezza il soggetto ed i suoi familiari. Ma è altrettanto importante lavorare con le associazioni, su modelli di autocura più facilmente accessibili e raggiungibili da parte di chi avverte il problema, ma non riesce a varcare la soglia di un servizio specialistico, e con le categorie economiche coinvolte nella gestione delle strutture di gioco. I bar, i locali pubblici e le sale gioco vanno considerate punte avanzate della prevenzione, dalle quali costruire un sistema di alleanze e di sinergie per la riduzione dei danni e per l’accompagnamento verso i servizi specialistici dei casi di dipendenza. Alla luce di questi principi, i nostri servizi si stanno rapidamente attrezzando alla domanda di cura esplicita, ancora esigua e potenziale, che l’epidemia del Gioco d’Azzardo Patologico pone.

Bibliografia
Lavanco G, Varveri L; Carocci Faber editore, Psicologia del gioco d’azzardo e della scommessa: prevenzione, diagnosi, metodi di lavoro nei servizi, Roma, 2006.
Luca Bastiani, et al., L’Italia che Gioca: uno studio su chi gioca per gioco e chi viene “giocato” dal gioco, nov. 2010. http://www.andinrete.it/portale/documenti/pdf/IFC-CNR%20giovani%202009.pdf
Giorgio De Rita, Silvia Zucconi, Paolo Bono, Martina Marzorati, Il gioco in Italia: un mercato ad alto impatto sociale; Quaderni per l’economia Numero 4, 24 marzo 2009.
Croce M, Zerbetto R; Franco Angeli editore, Il gioco e l’azzardo: il fenomeno, la clinica, le possibilità di intervento, Milano, 2001.
Capitanucci D, Marino V; Franco Angeli editore, La vita in gioco? Il gioco d’azzardo tra divertimento e problema, Milano, 2002.
Delibera di Giunta Regionale dell’Emilia Romagna 1533 del 2006: “Prime Linee di indirizzo regionali in tema di prevenzione e di contrasto del consumo / abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope.”

Michele Sanza
Direttore Unità Operativa Ser.T Azienda USL di Cesena

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