Il teatro muove le idee

Sebastiano Somma

Sono in tournée con uno spettacolo tratto da “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, un testo del 1961 che si rivela estremamente attuale. È incredibile come Sciascia riesca a raccontare del potere della corruzione, insinuatosi ormai anche nel nostro modo di pensare.

Nel corso della mia carriera di attore, ho avuto modo di interpretare molti ruoli legati all’ambito della giustizia, toccando con mano e con forza argomenti che non possono lasciarmi indifferente. Tuttavia, tutti i miei personaggi sono molto distanti dalla realtà: nella finzione non si può prescindere da una soluzione positiva, mentre la vita reale è piena di ambiguità, distorsioni, conflittualità. Queste ambiguità rispecchiano spesso i luoghi comuni sulla giustizia. Parliamo, per esempio, dell’eccessiva lunghezza dei processi, la quale va ad inficiare la possibilità di rendere giustizia e valutare una situazione, oppure del noto problema delle carceri. Ritengo che questo sia un argomento estremamente importante, su cui è necessario tenere sempre alta l’attenzione, in quanto si pone al limite tra la garanzia di diritti sacrosanti e riconosciuti ed una serie di leggi che rallentano e complicano fattispecie già abbastanza difficili. Credo che bisognerebbe cercare di porre rimedio a questo genere di problemi non attraverso un aumento del numero delle carceri o delle loro dimensioni, ma investendo sempre maggiori energie e risorse nel lavoro dei detenuti. Un lavoro effettivo, il quale, da un lato facilita il reinserimento nel contesto sociale originario del detenuto una volta scontata la pena, dall’altro alleggerisce il peso economico della detenzione che grava, necessariamente, sui contribuenti. Altri ruoli da me interpretati mi hanno permesso di riflettere su altre tematiche vicine alla giustizia, come la difficoltà per le fasce più deboli della popolazione di avvicinarcisi. Ritengo sia fortemente ingiusto il fatto che, per molteplici motivi, in Italia ci sia, ancora oggi, chi, grazie alla propria ricchezza, può permettersi una difesa efficace, attraverso avvocati stimati e particolarmente talentuosi, e possa, in questo modo, ottenere più facilmente quello che è un diritto di tutti. Ognuno è titolare del diritto di difesa e la giustizia non può essere definita né come l’utile del più forte, né come un servizio per i più deboli.

La giustizia è un ideale che dovrebbe andare ad orientare ogni azione di ciascun cittadino, di ciascun uomo: costituisce quanto di più umano ci appartenga. Per questo, a maggior ragione, non dovrebbe essere sottoposta ad interessi particolari, non dovrebbe essere legata a logiche di guadagno o di comodo fino ad arrivare a diventare una giustizia relativa. Le difficoltà sono tipiche di qualsiasi lavoro ed io, in qualità di attore, sono stato avvocato, procuratore, magistrato, capitano dei carabinieri. Ciascuna professione offre l’opportunità di svolgerne le mansioni in maniera positiva, fedele ai principi cardine che guidano i propri comportamenti. Ovunque c’è del buono e del cattivo. Al momento, sono in tournée con uno spettacolo tratto da “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, un testo del 1961 che si rivela estremamente attuale. È incredibile come, parlando della Sicilia, Sciascia riesca a raccontare del potere della corruzione, esteso non solo a tutta l’Italia, ma insinuatosi ormai anche nel nostro modo di pensare. Così si cela, si nasconde, ed è ancora più difficile da comprendere ed estirpare. Io sono un attore pensante, che svolge il proprio lavoro con passione. Questo è il mio punto di vista, logicamente parziale, e la recitazione è il contesto a cui mi riferisco e di cui posso parlare con serenità, essendo quello che mi appartiene. Il ruolo dell’attore è, senza dubbio, socialmente utile a 360°. Il nostro compito, assieme a quello di sceneggiatori, registi e chiunque altro lavori con il teatro, il cinema, la televisione, è quello di muovere, in qualche modo, il pubblico, emozionare, porre l’attenzione su determinate situazioni, magari poco note, ma ricche di significato.

L’intento primario è quello di sollecitare le coscienze e il nostro scopo è raggiunto nel momento in cui riusciamo a produrre qualche conseguenza: le parole e le emozioni detengono questo potere, non si perdono nell’aria in cui vengono pronunciate e vissute, ma producono effetti concreti e reali. Nonostante esista una netta distinzione tra i personaggi sulla scena e le persone che devono affrontare quotidianamente le conseguenze dei malfunzionamenti del sistema giudiziario italiano, avere la possibilità, in qualità di attore, di far pensare e destare l’attenzione assume un’importanza non indifferente. Anche questo stesso articolo ne è prova. Pensare, invece, che il rappresentare personaggi come quelli di “Un caso di coscienza” possa determinare un effetto sociale è utopico: in televisione è necessario descrivere situazioni positive, non può mancare il tradizionale happy ending in cui il bene prevale sul male, i cattivi pagano per le loro azioni negative e non può mancare la vittoria sui soprusi. C’è molta fantasia, ma, soprattutto, molta speranza. È questa speranza che spiega il successo delle serie inerenti questo tema. Malgrado la realtà sia molto più complessa, il bisogno di positività del pubblico è un aspetto positivo. È necessario migliorare la qualità umana della vita per poter produrre un miglioramento sociale. Questo è particolarmente importante nella situazione odierna, in cui convivono una grande confusione ed una grande speranza. Il successo de “Il giorno della civetta” ci conferma, ad ogni rappresentazione, questo particolare dualismo. Per noi è, inoltre, un onore portare sul palcoscenico le parole di Sciascia. Parole che non lasciano indifferenti, che vanno a muovere le coscienze degli spettatori e che possono davvero contribuire a risvegliare lo sguardo assopito di alcuni ed incoraggiare e rafforzare le idee di chi già sente, in qualche modo, l’urgenza del tema della giustizia. Parafrasando Sciascia stesso, in conclusione, direi che il teatro aiuta a muovere le idee, anche se queste possono fare paura. Si sa che la criminalità e l’ingiustizia tendono a fermare questo flusso di pensiero. Per questo motivo, diviene ancora più importante il messaggio diretto e limpido che esorta a credere nelle proprie idee, a produrne di nuove e, ove possibile, a lottare per vederle realizzate. Il tutto in un ambiente di condivisione, perché ciascuna idea assume forza e brillantezza se accostata ad un’altra e, allo stesso tempo, perde una parte di quella debolezza che la rende potenzialmente vittima di ingiustizia.

Sebastiano Somma
Attore di teatro, cinema, televisione

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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