Valori ed obiettivi internazionali

Silvia Costa

La motivazione con cui, nel novembre del 2009, il Parlamento europeo ha accolto la proposta della Commissione europea di proclamare il 2011 quale Anno europeo del Volontariato costituisce un pieno riconoscimento del ruolo del Volontariato in Europa.

L’Anno Europeo del Volontariato, fortemente voluto dal Parlamento Europeo, si colloca in un ciclo triennale, iniziato nel 2010 con l’Anno della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, e che si concluderà nel 2012 con l’Anno dell’invecchiamento e della solidarietà intergenerazionale. Il 2011 è stato proclamato “Anno Europeo delle attività di Volontariato che promuovono la cittadinanza attiva” con la decisione del Consiglio del 27 novembre 2009, la quale ha accolto la proposta della Commissione Europea del 3 giugno 2009 ed il parere del Parlamento Europeo del 26 novembre 2009. La decisione costituisce un pieno riconoscimento del ruolo del Volontariato in Europa: «Il Volontariato è un pilastro importante delle nostre società democratiche e pluralistiche. È espressione di un impegno e di un sostegno attivi. Il Volontariato comprende tutte le forme di attività formali e informali intraprese in base alla libera volontà, scelta e motivazione di una persona senza scopo di lucro. Esso ha un notevole impatto sulla società. I volontari svolgono la loro attività nel settore sociale o educativo, a sostegno dell’ambiente o della cooperazione allo sviluppo, in ambito culturale, a livello locale o nel quadro di missioni al di fuori del loro Paese di origine. L’iniziativa intesa ad istituire un Anno Europeo del Volontariato è stata accolta con favore poiché rende omaggio e promuove l’impegno dei volontari e delle organizzazioni che lavorano con loro e contribuisce a trovare una soluzione alle sfide che il settore del Volontariato deve affrontare». Il contesto giuridico della decisione del Consiglio è rappresentato dal trattato di Lisbona, che individua nella cittadinanza attiva europea un elemento fondamentale per il processo di integrazione. In tale ottica, il Volontariato rappresenta una dimensione fondamentale della partecipazione attiva dei cittadini nella costruzione di un’Europa democratica, fondata sulla solidarietà e su una società inclusiva e non discriminatoria. I temi del Volontariato assumono oggi una dimensione sempre più internazionale, basti pensare ai diritti umani, alle migrazioni, all’ambiente, alla sicurezza alimentaria. Per questo motivo, diviene sempre più urgente la necessità di una maggiore professionalità e di un collegamento con le istituzioni. Queste devono interpretare il Volontariato non come una sostituzione o una supplenza, in una logica di “parallelismo”, ma come una risorsa preziosa da riconoscere e sostenere. Si affermano anche in Europa forme di emarginazione dovute a privazione di adeguata istruzione, disuguale accesso alle risorse, solitudine, anche per l’indebolimento dei legami familiari e sociali: in Europa, un matrimonio su tre si conclude con una separazione e questo richiede reti di mediazione, sostegno e supporto, anche economico. Povertà materiali ed immateriali si affiancano e la rarefazione dei legami sociali assurge a vero impoverimento e privazione dei diritti di cittadinanza.

Qui risiedono la radice ed il senso più profondo del ruolo del Volontariato, un’attività umana che ha fatto propria l’etica del dono, della condivisione, della responsabilità sociale. Una sorta di controcultura rispetto a quella dominante. Ma dotata di un compito ulteriore, oggi necessario: quello di creare le condizioni per garantire maggiore autonomia e più forti legami sociali alle persone ed ai gruppi sociali marginali, e restituire loro un protagonismo sociale, assumendo una maggiore funzione di advocacy e consulenza. I volontari sono i portatori dei valori e degli obiettivi europei previsti dai trattati, in particolare in termini di promozione della coesione sociale, della solidarietà e della partecipazione attiva. Loro sono le mani che traducono questi valori in azione, giorno dopo giorno. Il Volontariato contribuisce a costituire un’identità europea basata su questi valori ed orientata alla comprensione reciproca tra le persone nella società e in tutta l’Europa. Nella sua natura trasversale, il Volontariato risulta indispensabile in una vasta gamma di politiche europee, come l’inclusione sociale, la fornitura di opportunità di formazione permanente a favore di tutti, le politiche giovanili, il dialogo tra generazioni, l’invecchiamento attivo, l’integrazione dei migranti, il dialogo interculturale, la protezione civile, gli aiuti umanitari e lo sviluppo, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente, i diritti umani, i servizi sociali, l’accrescimento dell’occupabilità, la promozione di una cittadinanza europea attiva, la lotta contro il “divario digitale” e la responsabilità sociale.

I volontari e le loro organizzazioni sono in prima linea nello sviluppo di azioni innovative per identificare, dare voce e rispondere ai bisogni emergenti della società. Il Volontariato costituisce, inoltre, un importante fattore economico: la ricerca dell’Institute for Volunteering Research, “Il Volontariato funziona”, mostra che, per ogni euro investito dalle organizzazioni nel sostegno ai volontari, il ritorno medio si colloca fra i 3 e gli 8 euro. Inoltre, il progetto comparativo sul settore non profit ha rivelato come il settore del Volontariato contribuisca alla formazione dei PIL nazionali per circa il 2-7%. (Repubblica, 7 gennaio 2011, art. di R. Orsi) L’apporto del Volontariato è fondamentale per la promozione e lo sviluppo di una cultura della solidarietà che favorisca l’integrazione e la comprensione reciproca. Questo aspetto è stato sottolineato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 5 dicembre 2010: ”Il Volontariato è una linfa vitale della nostra convivenza e costituisce un elemento caratterizzante e distintivo della qualità della nostra Democrazia. Come evidenziato anche nel piano Italia 2011 – il documento di indirizzo per l’Anno Europeo del Volontariato – il Volontariato si esprime attraverso la promozione del rapporto solidale fra le generazioni, il sostegno agli strati emarginati della popolazione, l’impegno per realizzare percorsi di integrazione e comprensione reciproca in un’epoca di grandi flussi migratori. Abbiamo bisogno di questa grande scuola di solidarietà che generosamente produce azioni, pratiche quotidiane e progetti i quali rappresentano un contributo essenziale per la creazione di un diffuso capitale sociale. Proprio in questo momento di particolari difficoltà economiche è di fondamentale importanza sostenere il mondo del Volontariato, anche garantendo le risorse necessarie a tener fede alla sua insostituibile missione riconosciuta da milioni di cittadini.” In Europa si stimano in 94 milioni le persone impegnate in attività di Volontariato. Esse rappresentano il 23% dei cittadini di età superiore ai 15 anni. Il dato sconta però la carenza di parametri comuni di definizione e misurazione, come si evince considerando che, ad esempio, nel Regno Unito si riporta una percentuale di volontari superiore al 40%, mentre in Italia il dato risulta inferiore al 10%. Va segnalato, infatti, che il Volontariato nello sport in Italia non viene conteggiato, mentre in Europa risulta essere il settore numericamente più significativo. Esiste un collegamento importante tra i temi della lotta alla povertà ed all’esclusione sociale (2010) e quello del Volontariato e della cittadinanza attiva (2011). Ciò è stato colto dal CEV: nel dicembre scorso, nel corso di una bella iniziativa a cui ho partecipato, l’organo ha presentato la Dichiarazione di Bruxelles sul ruolo del Volontariato nella lotta contro vecchie e nuove forme di povertà ed esclusione sociale, nella prospettiva degli obiettivi per una UE inclusiva e più giusta.

Il Centro italiano del Volontariato l’ha chiamato “Volontariato dei diritti”, inseparabile dall’attività di assistenza, cura e solidarietà. La lotta contro la povertà é anche lotta contro l’illegalità e la criminalità organizzata, che riducono la libertà e l’accesso alle risorse a milioni di persone, non solo nel sud dell’Italia o dell’Europa. Sarà molto utile continuare a promuovere un confronto con gli attori istituzionali e segnalare le migliori prassi delle diverse associazioni europee, anche per dimostrare il contributo del Volontariato a rendere efficaci i diritti umani posti alla base della Convenzione europea oggi entrati a far parte della nuova Costituzione europea. La Dichiarazione di Bruxelles pone alcune questioni che abbiamo ascoltato nell’audizione del CEV alla Commissione Cultura del Parlamento europeo, e che si riassumono in una domanda di fondo: l’UE deve cogliere l’occasione dell’Anno Europeo del Volontariato per definire uno spazio culturale e giuridico che crei le condizioni affinché sia garantito ad ogni cittadino il diritto di scegliere il Volontariato ed il servizio civile in regime di libera scelta, senza penalizzazioni od ostacoli, e che l’apporto suo e delle associazioni di Volontariato sia riconosciuto in termini culturali e sociali, ma anche economici e fiscali. In Commissione ho proposto ed ottenuto il consenso per la redazione di un Libro Bianco sul Volontariato, già richiesto dalla CES, per poter confrontare le legislazioni nazionali, il riconoscimento dello status di volontario e le sue prerogative, nonché il ruolo svolto dalle associazioni ed il loro accesso ai bandi nazionali ed europei, alle detrazioni fiscali, alla consulenza di centri di servizio, alla presenza nei processi decisionali ai vari livelli istituzionali, alla valorizzazione del loro apporto economico e sociale alla coesione ed allo sviluppo. Con la finalità di mettere in rete e potenziare il lavoro del Libro Bianco europeo, penso che si potrebbero elaborare dei Libri Bianchi sul Volontariato a livello regionale in fase ascendente, costituiti, cioè, a partire dalla Conferenza Stato-Regioni. Sono emerse alcune priorità sullo status del volontario, individuate dalla Dichiarazione: l’assicurazione obbligatoria, i permessi lavorativi anche per i dipendenti del privato, il riconoscimento dei crediti formativi nell’ambito della formazione non formale ed informale, ribadito, tra l’altro, anche nella relazione approvata dalla Commissione Cultura del P.E. sulla comunicazione della Commissione europea relativa alla formazione professionale. Ritengo che queste potrebbero costituire le proposte conclusive dell’Anno Europeo, specialmente in vista della stesura del Libro Bianco. Tra le altre iniziative che sto seguendo, ho firmato la dichiarazione scritta sull’istituzione di “un corpo volontario europeo di aiuto umanitario” in cui viene sottolineato come il Volontariato sia una “componente essenziale della nostra identità comune europea”. Ci tengo a concludere questa breve riflessione con una frase, molto attuale, del Concilio Vaticano II: “Non sia dato per carità quello che è dovuto per giustizia” (A.A. 8).

Silvia Costa
Parlamentare Europeo, Giornalista professionista, Grande Ufficiale della Repubblica

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