Amarcord

Nicola Piovani

L’artista aspira a creazioni che sfidino il tempo, che puntino all’eternità, con un occhio ambiziosamente rivolto ai posteri. Il designer punta a bellezze che, dopo qualche anno, devono risultare goffe, superate, vecchie, per proporne di nuove, come detta il mercato. In questo continuo svecchia-invecchia succede che, per svecchiare oggetti di ieri, si riciclano oggetti dell’altro ieri. Dai frigoriferi bombati ai dischi in vinile.

Quando, nel 1948, fu introdotto sul mercato il microsolco in PVC, correntemente detto vinile, c’erano alcuni nostalgici che rimpiangevano i bei vecchi 78 giri in gommalacca. Gli argomenti, come succede in questi casi, erano innocentemente goffi ed insostenibili. Intendiamoci, la nostalgia è un vizietto al quale ci si può abbandonare con serenità in momenti sentimentali regressivi. Può essere di conforto coccolarsi pensando ai bei tempi degli scrocchi del vinile – o anche delle macchie d’inchiostro della penna stilografica, della televisione sbiadita in bianco e nero, o del cesso sul terrazzino. Si ha anche notizia di alcuni malinconici conservatori che, alla comparsa del 78 giri, rimpiangevano il suggestivo timbro degli antichi cilindri fonografici. Conservo una voluminosa collezione di 33 giri, molti dei quali logorati dai tanti ascolti, a cui sono affezionato come ad una vecchia macchina da cucire Singer che usava mia madre quando ero bambino. I miei LP sono raccolti in scaffali molto in alto, raggiungibili a fatica, faticosi da spolverare, praticamente inutili. Ma un pezzetto di feticismo non guasta, specialmente se hai lo spazio per coltivartelo. Li guardo da lontano, di alcuni ricordo a memoria la dedica di chi me li ha regalati: un Boris Godunov di mio fratello Tonino, un Sgt Pepper’s di un’amica che non c’è più, un Pyramid del Modern Jazz Quartet comprato con i risparmi delle colazioni al liceo. Ma di tutti quelli interessanti possiedo la versione in CD, migliore dal punto di vista timbrico e pratico. Nessuno può mettere in dubbio che la qualità del suono digitale sia evidentemente superiore a quella del suono analogico. Dico qualità in senso oggettivo, non di gusto, intendendo la fedeltà al suono originale, come, per esempio, nel caso di un’orchestra sinfonica. Se poi la moda recupera oggetti da rigattiere chiamandoli vintage anziché anticaglie, sono anche ben disposto a trovare tutto ciò divertente e leggero. Switchare un LP sul piatto in discoteca può essere un gesto figo come switchare il gesso sulla lavagna, pelle d’oca permettendo. Tutto ciò attiene alle mode, effimere per definizione, e queste dettano comportamenti non solo in campo musicale.

Nell’arte figurativa, per esempio, qual è la differenza fra il designer e l’artista tout court? L’artista aspira a creazioni che sfidino il tempo, che puntino all’eternità, con un occhio ambiziosamente rivolto ai posteri. Il designer punta a bellezze che, dopo qualche anno, devono risultare goffe, superate, vecchie, per proporne di nuove, come detta il mercato. In questo continuo svecchia-invecchia succede che, per svecchiare oggetti di ieri, si riciclano oggetti dell’altro ieri. Dai frigoriferi bombati ai dischi in vinile. I pantaloni anni ’50 vanno e vengono, L’ultima cena di Salvador Dalì è sempre lì a commuoverci, decennio dopo decennio. Ma, a onor del vero, va ricordato che ci sono anche alcuni oggetti di design che restano autentiche opere d’arte, superando abbondantemente i brevi tempi consumistici della moda che li ha visti nascere. E ci sono opere di artisti che puntavano all’eternità, che volevano parlare ai posteri, ma di cui è scomparsa anche la memoria.
Succede.

PREMI
2010 – NOMINATION AI CESAR
Per le musiche di “Welcome” di Philippe Lioret
2009 – PREMIO SCIENTIFICO CAPO D’ORLANDO
Per la sua suite “Epta” che unisce armoniosamente matematica e musica
2008 – CHEVALIER DANS L’ORDRE DES ARTS ET LETTRES
Nominato dal Ministro francese della Cultura
2006 – EUROPEAN GOLDEN GLOBE
Per le musiche de “La tigre e la neve” di Roberto Benigni
2006 – NASTRO D’ARGENTO SPECIALE
Per le musiche de “La tigre e la neve”
2004 – NOMINATION AI CESAR
Per le musiche de “L’equipier” di Philippe Lioret
2004 – PREMI SPECIAL DU JURY E SPECIAL DU PUBLIC
Al Festival International Musique et Cinema di Auxerre per il film
2004 – PREMIO LUIGI MANCINELLI, ORVIETO
Alla carriera
2003 – NASTRO D’ARGENTO
Per la musica di “Pinocchio” di Roberto Benigni
2001 – CIAK D’ORO
Per le musiche de “La stanza del figlio” di Nanni Moretti
2001 – DAVID DI DONATELLO
Per le musiche de “La stanza del figlio” di Nanni Moretti
2000 – NOMINATION PER IL GRAMMY AWARD
Per le musiche de “La vita è bella” di Roberto Benigni
1999 – PREMIO OSCAR
Per le musiche de “La vita è bella” di Roberto Benigni
1997 – PREMIO ROTA
Alla carriera
1997 – PREMIO SIAE
Alla carriera
1994 – DAVID DI DONATELLO
Per le musiche di “Caro diario” di Nanni Moretti
1991 – NASTRO D’ARGENTO
Per le musiche de “La voce della luna”, “In nome del popolo sovrano”, “Il male oscuro” e “Il sole anche di notte”
1989 – PREMIO COLONNA SONORA
Per l’attività dell’anno
1986 – CIAK D’ORO
Per le musiche di “Ginger e Fred” di Federico Fellini
1986 – DAVID DI DONATELLO
Per le musiche di “Ginger e Fred” di Federico Fellini

Nicola Piovani
Pianista, compositore, direttore d’orchestra,
Premio Oscar 1999 per le musiche del film ‘La vita e` bella’

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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