L’era di Twitter

La e-security e le misure necessarie a garantire la sicurezza della navigazione on-line, diventano, con la diffusione dell’uso di internet, sempre più grandi temi sui quali è necessario concentrarsi. Non va poi dimenticato che il vasto pubblico di internet è composto, per la maggioranza, da minori e giovanissimi, cresciuti nell’era della tecnologia e maggiormente esposti ai rischi della navigazione in rete. Ed è proprio ai minori che va rivolta la maggiore attenzione.

Un mondo globale che si muove sulla rete, un flusso ininterrotto di informazioni che in tempo reale raggiungono milioni di utenti di ogni età, ovunque. È l’era di internet, quel mondo virtuale e parallelo in grado di annullare le distanze e rendere accessibili al grande pubblico notizie che resterebbero invece patrimonio di pochi. Un mondo nel quale si scardina la piramide tra produttori e consumatori di notizie: non più pochi (produttori) per molti (consumatori), ma molti per molti. Anzi, per moltissimi. Le fonti si moltiplicano, e con loro si moltiplicano, in modo esponenziale, gli utenti. Tutto ciò stravolge le coordinate classiche del dominio delle informazioni, vero cardine del potere contemporaneo. Le conseguenze sono imprevedibili e potenzialmente dirompenti. Basti pensare a quel che sta accadendo ai nostri dirimpettai dell’Africa mediterranea: una dura crisi economica (frutto, peraltro, paradossale dello sviluppo di quei Paesi, nei quali il costo dei beni primari è cresciuto più della capacità di spesa dei cittadini) per la prima volta è diventata rivolta sociale, capace di destabilizzare un’intera regione grazie anche al ruolo dei social network. Twitter e Facebook hanno contribuito alla diffusione della protesta con un passaparola tra giovani utenti difficile da interrompere, se non con l’oscuramento della rete.

E non è un caso se tutti i regimi non democratici tendono a censurare in modo più o meno massiccio l’uso della Rete. Assistiamo anche a profonde trasformazioni nelle relazioni interpersonali e nella comunicazione, specialmente tra i più giovani: chi controlla l’autenticità delle notizie diffuse e, soprattutto, come è possibile evitare che “informazioni sensibili” finiscano con un click alla mercé di chiunque? La e-security e le misure per garantire la sicurezza della navigazione on-line diventano, con la diffusione di internet, sempre più grandi temi sui quali è necessario concentrarsi. Non va poi dimenticato che il vasto pubblico di internet è composto, per la maggioranza, da minori e giovanissimi, cresciuti nell’era della tecnologia e maggiormente esposti ai rischi della navigazione in rete. Ed è proprio ai minori che va rivolta la maggiore attenzione. Se si considerano i dati diffusi dall’Unione Europea sull’uso di internet, i quali indicano in 8 milioni i giocatori abituali on-line, in 18 milioni gli utenti iscritti a “Second life”, e in 500 milioni i registrati a Facebook, e l’incremento esponenziale delle vendite di beni e prodotti on-line, con un ricavato che raggiunge il miliardo di dollari, appare evidente che i rischi maggiori sussistono soprattutto per le giovani generazioni, peraltro in possesso di minori strumenti per valutare criticamente i rischi derivanti da un uso eccessivo di internet. I dati pubblicati nel 10° Rapporto Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Eurispes e Telefono Azzurro ci confermano l’aumento dell’utilizzo delle nuove tecnologie tra i giovani. Secondo quanto rilevato, il 71,1% degli adolescenti possiede un profilo su Facebook, il 17,1% su MySpace e una percentuale minore (10,4%) utilizza Habbo.

Dati Istat raccolti in occasione dell’indagine “Cittadini e nuove tecnologie” informano che, dal 2005 al 2008, l’utilizzo del pc e di internet è cresciuto soprattutto per la fascia di età compresa tra gli 11 e i 19 anni. I maggiori incrementi nell’uso di internet si rilevano, invece, nella fascia di età 11-14 anni (15,1%) e in quella 15-17 (13,2%), con un aumento meno consistente (4,8%) per la fascia di età 18-19 anni. Secondo gli ultimi dati Comscore, rilevati a dicembre 2008, su 282,7 milioni di utenti internet in Europa al di sopra dei 15 anni di età, circa 211 milioni (il 74,6% del totale) hanno visitato un social network: il primato va alla Gran Bretagna con il 79,8%, seguita da Spagna, Portogallo e Danimarca. L’Italia si colloca al quinto posto, con un 69,3% di visite. Le ultime indagini condotte e pubblicate nel 10° Rapporto Nazionale rivelano, poi, come quasi la metà degli adolescenti (47%) abbia maturato esperienza di contatti in rete allo scopo di fornire dati personali, il 41,4% è entrato in siti che indicavano il divieto di accesso ai minori e il 39,8% ha ricevuto almeno una volta richieste di incontro dal vivo da uno sconosciuto sul web. Non mancano poi contatti con persone che hanno rivelato di aver falsato la propria identità e percentuali allarmanti su visioni di immagini inadatte (24,9%) o ricezione di messaggi volgari e offensivi (20,7% degli utenti intervistati). Per accedere ad un social network, o semplicemente acquistare qualcosa sui siti specializzati, è sufficiente creare un proprio “profilo”, ossia condividere informazioni personali. In poche parole, “raccontarsi”, o mettere a disposizione di estranei i cosiddetti “dati sensibili”. Ed un minore incontra maggiori difficoltà a comprendere quanto questo possa risultare rischioso in termini di sicurezza personale. È per questo che la web security, specialmente sul tema della tutela dei minori, rappresenta oggi una delle nuove frontiere del diritto.

D’altra parte, pur consapevoli delle difficoltà che comporta l’esaurire in modo esaustivo la normativa sul rapporto tra internet e minori, si tratta di un aspetto al quale chi, come me, è alla guida di un Ente già impegnato a vigilare sulla tutela dei minori in rapporto al mondo televisivo e ai media tradizionali, non può che essere particolarmente sensibile. Mentre, infatti, ai sensi dell’ampia giurisprudenza esistente in materia di minori e televisione, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha delegato alle sue articolazioni territoriali – i Comitati Regionali per le Comunicazioni (Corecom) -, l’attività di vigilanza e monitoraggio sulla programmazione televisiva locale, comprese le eventuali violazioni in materia di tutela dei minori, la complessità del mondo internet e la continua evoluzione delle fonti giurisprudenziali impediscono di essere altrettanto efficaci nel raggiungimento dell’obiettivo. Ma proprio per questo, per l’esperienza derivante dall’essere un po’ il “front office” nel rapporto tra utenti ed operatori di settore, oltre che istituzioni, ritengo che l’AgCom, e le sue articolazioni rappresentate dai Corecom, possano e debbano intervenire soprattutto nella definizione delle strategie e delle modalità di intervento in ambito di new media. Intendiamoci: so bene che il cammino è lungo, ma la continua evoluzione delle nuove tecnologie non può che spingerci oltre, specie a garanzia di quelle nuove generazioni, nate nell’era internet, che debbono necessariamente vederci impegnati al fine di tutelarne la crescita e garantirne un corretto sviluppo. D’altra parte, il progresso fa sì che la nostra sia una società in perenne cambiamento. È quindi compito delle autorità quello di garantire la regolamentazione dei fenomeni e fornire la certezza del diritto. Guardo con interesse all’esperienza maturata in altri Paesi e a tutte le azioni che, a livello europeo ed internazionale, apportano al fenomeno quella necessaria visione globale che comporta il parlare di “rete”.

A tal proposito, desidero ricordare che il nostro Paese, assieme agli altri Stati membri dell’Unione Europea, sarà tra gli “animatori” dell’ottava edizione del “Safer Internet Day”, che si svolge, come ogni anno, nella seconda settimana di febbraio. Rivolta principalmente ai giovani, l’iniziativa cerca di promuovere le migliori prassi e di informare gli utenti più giovani sulle “accortezze” da porre in essere per tutelarsi nella navigazione on-line. Lo slogan di quest’anno “Non è un gioco, è la tua vita” è volto a sensibilizzare specialmente gli utenti che utilizzano la rete per accedere ai social network ed ai giochi di ruolo. L’obiettivo è quello di ricordare che tutte le informazioni fornite nelle registrazioni necessarie all’utilizzo di tali piattaforme sono indelebilmente raccolte e riutilizzabili, per altri fini, anche da estranei. Non sempre i giovani sono consapevoli dei rischi ai quali vanno incontro nelle loro navigazioni. Forse non lo sono nemmeno i genitori. Tuttavia, non ci si può esimere dall’agire nell’interesse dei minori e degli adolescenti. Non si può non rilevare l’aumento dei furti di identità e l’hackeraggio ad opera di pirati informatici che vedono accrescere il proprio campo d’azione con il diffondersi dell’uso dei social network, tanto che persino il creatore di Facebook, o il Presidente francese Sarkozy, sono rimasti vittime di cyber incursioni, dimostrando quanto sia difficile il controllo sistematico della Rete. Come pure sono in aumento gli episodi di cyber bullismo, una nuova frontiera nel rapporto tra adolescenti alla quale si deve prestare la massima attenzione. Per il raggiungimento di una regolamentazione complessiva della materia, risulta quindi necessario coinvolgere non solo gli attori istituzionali, ma anche quanti operano nell’ambito della rete. Penso agli internet providers, costituiti in associazione già dal giugno 1995, e che contano oggi 44 associati, con l’obiettivo di definire standard qualitativi e regole di comportamento nell’ambito dell’offerta internet a favore dei minori. La globalizzazione della rete impone un intervento coordinato che obblighi ad una “navigazione responsabile” non solo i responsabili dei siti e gli operatori del settore, ma anche gli utenti. E, soprattutto, il codice di autoregolamentazione deve essere condiviso. Non può essere calato dall’alto e deve rispondere alle “sensibilità”, ma direi soprattutto alle capacità di intervento di ogni singolo attore, in modo tale da essere realmente efficace ed il più possibile completo. Ecco perché continuo a ritenere che i Corecom debbano giocare un ruolo di primo piano. Ecco perché ho ragione di ritenere che possa partire proprio dall’autorità più prossima alla vigilanza e alla difesa dei minori quell’azione in grado di tutelare gli internauti più piccoli dai pericoli della rete. Ma ciò non potrà mai sostituirsi all’attenzione che ciascun genitore deve porre nel cercare di proteggere i propri figli nella navigazione in rete. Solo agendo tutti insieme riusciremo, forse, a far sì che la tutela sia davvero complessiva e rispondente ai bisogni anche del piccolo pubblico.

Francesco Soro
Presidente Corecom – Comitati Regionali per le Comunicazioni

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi