Un patrimonio disperso

Nel nostro Paese, le cellule staminali del cordone ombelicale possono essere solo donate e solo a poche strutture pubbliche attraverso alcuni centri trasfusionali convenzionati. La raccolta e la conservazione è quindi limitata dalle risorse destinate alla sanità pubblica.

Il sangue del cordone ombelicale è ricco di cellule staminali emopoietiche: vere e proprie salvavita per combattere malattie del sangue molto gravi. Come il midollo osseo, possono essere trapiantate nei pazienti affetti da leucemia, anemia, talassemia e altre patologie rare. Vanno infatti a generare gli elementi fondamentali del sangue umano, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Se il trapianto di midollo esige una compatibilità del 100% tra donatore e recettore, per il sangue del cordone ombelicale basta una compatibilità del 70%, e questo aumenta notevolmente la possibilità di trovare un donatore. È pertanto necessario, per un utilizzo futuro, che le cellule staminali vengano crioconservate e tipizzate per essere poi rese disponibili anche a diversi anni dalla loro estrazione, a soggetti compatibili. Ad oggi, è dimostrato che le cellule staminali derivate dal cordone ombelicale si manterrebbero intatte e funzionali almeno fino a 20 anni dal loro congelamento, ma occorrono ulteriori studi clinici che dimostrino come queste proprietà si mantengano, una volta trapiantate sull’essere umano.

La raccolta e la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale è quindi estremamente importante, sia perché permette di detenere materiale biologico compatibile da utilizzare per le cure già sperimentate, ma anche perché tale materiale potrebbe essere utilizzato per cure di nuove patologie ad alto impatto sociale, quali le malattie neurodegenerative, la distrofia muscolare, la riparazione dell’infarto del miocardio, etc. Avere a disposizione le cellule staminali del cordone servirà anche in futuro per abbattere i costi della sanità collettiva, in quanto si potranno curare con le cellule staminali malattie ad alto costo sociale. La raccolta è semplice: al momento del parto occorre un semplice kit di sterilizzazione in cui inserire il cordone, che deve essere inviato nei centri che prelevano e isolano le cellule staminali e le crioconservano. L’alternativa, purtroppo spesso la prassi, è far finire il tutto nei rifiuti biologici della sala parto. Nel nostro Paese, le cellule staminali del cordone ombelicale possono essere solo donate, e solo a poche strutture pubbliche (15 in tutta Italia) attraverso alcuni centri trasfusionali convenzionati. Raccolta e conservazione sono quindi limitate dalle risorse destinate alla sanità pubblica, da problemi di carattere logistico ed organizzativo legati al numero dei centri di raccolta ed alla disponibilità e formazione del personale, oltre che dalla scarsa informazione sull’argomento.

La donna che volesse conservare per uso autologo il cordone ombelicale del proprio figlio può farlo solo chiedendo l’autorizzazione al Centro Nazionale Trapianti per inviarlo all’estero.Solo nell’Unione Europea sono 16 i Paesi dove, accanto ai centri pubblici di raccolta e conservazione, è possibile rivolgersi anche a privati autorizzati ed accreditati. In Spagna vige un sistema misto, in cui anche i cordoni conservati in banche private possono essere sollecitati per una donazione, in caso di necessità. Eppure, secondo Eberhard Lampeter, presidente di Cord Blood Europe, il prelievo alla nascita delle cellule staminali cordonali riguarda, ancora, meno del 5% dei bambini che vengono alla luce ogni anno in molti Paesi europei. In Italia, il quadro è sicuramente più nero che altrove: nel 2008 sono stati più di 560 mila i parti; i campioni raccolti si sono attestati sotto le 15mila unita. Un patrimonio così importante come il sangue del cordone ombelicale, che può significare per noi e per i nostri figli l’opportunità futura tra la salute e la malattia, non può continuare ad essere gettato come spazzatura. Gli Stati, in primis, dovrebbero assolutamente diffondere e promuovere in tutti i modi la pratica della conservazione, sia per donazione, sia per uso autologo, consentendone l’esercizio a quante più strutture possibile, pubbliche o private. A questo mira un mio disegno di legge che ho recentemente presentato al Senato. Vuole essere un contributo per consentire anche alle donne italiane la conservazione per uso autologo delle cellule staminali del cordone ombelicale del proprio figlio, potendo scegliere fra “donazione”, attraverso le banche pubbliche, o “conservazione autologa”, attraverso le banche private convenzionate ed accreditate, mantenendo la possibilità di una “donazione” successiva attraverso le banche pubbliche convenzionate, qualora soggetti compatibili ne facessero richiesta.

Donatella Poretti
Senatore, Componente della XII Commissione Igiene e Sanità

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