La donna in Giappone

Il termine giapponese Geisha è composto da due kanji (ideogrammi) gei e sha, che significano rispettivamente “arte” e “persona”, in italiano può essere tradotto quindi con “professionista nell’arte di intrattenere”. La Geisha è l’incarnazione di un canone di raffinatezza suprema, detto iki, che riassume l’essenza della cultura giapponese. Veniva tolta alla sua famiglia intorno ai 9-10 anni e inserita in una scuola, dove apprendeva a curare al meglio il suo aspetto fisico, a vestire kimono in seta, a truccarsi il viso con un pesante cerone bianco, occhi marcati di nero e bocca rossissima, fino a rendersi quasi una maschera sotto la pesante acconciatura. Anche in inverno i piedi erano tenuti nudi, indossando delle sottili calze e zoccoli di legno, tutto ciò per creare un interesse seduttivo nell’uomo. Il colletto del kimono doveva essere scostato sul retro in modo da lasciare scoperta la nuca, perché esibire l’attaccatura dei capelli è molto seducente e suggerisce in modo discreto un varco che conduce nell’intimo del corpo. Imparava poi la musica degli strumenti tradizionali come lo shamisen, la danza (nihon buyou), il canto, la recitazione, i giochi tradizionali, l’uso del ventaglio, la cerimonia del te’ (cha no yu), la calligrafia (shodou), l’arte di disporre i fiori (ikebana) ma soprattutto a muoversi con grazia ed eleganza, a servire da bere in modo raffinato, a conversare con intelligenza, a misurare ogni gesto per renderlo maggiormente elegante. Veniva infine istruita nella più fine arte della seduzione e della leggera malizia per allietare cene di affari, banchetti e feste in genere. L’abilita’ stava nel flirtare con gli uomini, nel farli ridere e bere. Le geisha erano addestrate per tenere compagnia agli uomini e fornire loro piacere, ciò non implica necessariamente una qualche attività sessuale. Essere geisha non comprendeva l’insegnamento delle arti amatorie; anzi, dovendo arrivare vergini al mizu age, era loro prescritto di stare il più lontano possibile da qualsiasi contatto di tipo sessuale. Una geisha, nel corso della sua carriera, non ha più di 3-4 partner sessuali, chiamati “danna”, sposi. Sebbene essi paghino, si tratta di una vera relazione. La ragione principale dell’esistenza e del successo delle geisha deve essere cercata nella condizione sociale della donna giapponese relegata in casa e di scarsa educazione, e quindi dalla conseguente noia provata dai mariti, in quanto non avevano accanto una figura con cui confrontarsi e dialogare. La geisha compensava una figura femminile poco attraente, assolutamente sottomessa all’uomo e totalmente priva di una propria personalità, fornendo all’uomo quell’interesse che egli non riusciva a trovare tra le mura del proprio focolare domestico. Proprio per la mutata condizione sociale della donna dei giorni nostri, questa leggendaria figura sta ormai scomparendo.

Sara Crisnaro

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi