Personal computer, videotelefonini, web Chat ed Mp3 restano ancora oggetti misteriosi per gran parte dei genitori italiani: un’arretratezza non percepita come inopportuna o pericolosa, proprio come l’irreale silenzio del mare prima dello tsunami
L’Italia resta lontana dalle nuove tecnologie, pigra e sonnolenta, convinta forse che la storia non possa essere segnata da apparecchi tecnologici delicati e sofisticati che invecchiano dopo soli 3 mesi. Il computer, per gran parte degli italiani, è poco più di un televisore, o al massimo una grande memoria di dati utili per la conduzione di un’azienda. Neppure l’inevitabile utilizzo in molte Amministrazioni Pubbliche di computer ed attrezzature sofisticate ha prodotto un risultato soddisfacente sotto il profilo dell’innalzamento medio della competenza nell’uso delle tecnologie. I computer per la navigazione sulla rete internet, palmari e portatili che consentono la navigazione in remoto, in macchina e comunque lontano dalla tradizionale postazione di lavoro, non vengono considerati se non come lussuosi giocattoli tecnologici. L’arretratezza culturale verso le nuove tecnologie è fatto consolidato, nel Bel Paese, anche e soprattutto nella sua classe politica, incapace di coglierne gli aspetti positivi che garantirebbero risparmio e qualità alla vita media di molti italiani: nel Senato della Repubblica solo il 7% dei senatori è capace di scaricare la Posta Elettronica. Il 20% la fa scaricare ai propri collaboratori; il 70% continua a lavorare con arcaici fax in andata e ritorno. Alla Camera dei Deputati non superiamo il 50% nell’uso della posta elettronica e nell’uso di internet per ricerche ed informazioni. Molte Pubbliche Amministrazioni non conoscono l’uso di gran parte delle attrezzature tecnologiche che comprano, e che quindi restano inutili soldi sprecati. L’idiozia tecnologica ci rende pessimo esempio europeo: il famoso Portale www.italia.it, che avrebbe dovuto lanciare il prodotto turistico italiano nel mondo, voluto da Berlusconi e realizzato da Prodi, con delega al ministro Rutelli, è costato 21 Milioni di €, ma non ha mai funzionato. Il Dirigente del Ministero alle Nuove Tecnologie, Caruso Esposito, ha dichiarato che per farlo ripartire servirebbero altri 9-10 milioni di €. Peccato che un Portale come quello possa al massimo costare 60-100 mila €: in sostanza è come se una Panda da 15 mila € fosse stata pagata 18 milioni di €. Sul dove siano finiti quei milioni nessuno si è posto domande, ma la bestialità dichiarata dal Ministro Rutelli e poi dal suo Dirigente la dice lunga sulla percezione che si ha in Italia delle tecnologie, visto che si arriva ad attribuirgli valori assolutamente fuori luogo. Se le nuove tecnologie sono vissute così inadeguatamente dalla gran parte degli italiani adulti, appare evidente come la loro incompetenza non permetta una funzione educativa, di guida, anche di filtro, per i figli verso le stesse. Insomma, incompetenti ed inadeguati a svolgere quella funzione educativa fondamentale anche e soprattutto nell’uso di internet, se non addirittura dei videotelefonini collegabili alla rete via bluetoot e wifi. Le famiglie italiane hanno vissuto e vivono l’arrivo delle nuove tecnologie subendone l’intrusione domestica, senza aver colto che l’era virtuale è arrivata silenziosa e potente in casa propria. Con la forza di uno tsunami virtuale, l’uso del computer e dei telefonini collegati alla rete ha cambiato le abitudini e le relazioni sociali dei nostri figli. Una tecnologia fine e complessa, utile ed innovativa, potente e senza limiti ma che deve essere maneggiata con cura e con maturità. Ma che maturità possono avere i bambini delle scuole elementari che chattano regolarmente su MSN senza alcun controllo dei genitori? Quale attenzione possono avere i preadolescenti che giocano nei giochi di ruolo e nelle variegate community virtuali dove un’e-mail ed un nome di fantasia fanno incontrare anche 150.000 utenti on-line contemporaneamente? Le risposte specifiche sui rischi che si corrono sono reperibili, sempre su internet, dalle statistiche e schede che la Polizia Postale e delle Telecomunicazioni stila sui contatti rischiosi e sui veri e propri reati di coloro che hanno gettato un’esca attraverso le Chat, i Forum o le Community virtuali. Che antidoti utilizzare allora per vivere le nuove tecnologie con serenità?
Alcuni consigli:
-Formazione, anche autodidatta, meglio ancora se utilizzando i tanti corsi gratuiti per l’approccio al Computer e ad Internet che vengono svolti con i finanziamenti delle Province -Navigazione sulla rete con i figli se piccoli: meglio se svolta prima dai genitori per cogliere le caratteristiche degli altri frequentatori. Non reputo opportuna, tantomeno necessaria ed educativa, la navigazione degli infra11enni, ma ormai anche loro sono appassionati internauti -Installazione di adeguati “filtri”, firewall e similari per limitare la navigazione nei milioni di siti a rischio di pornografia -Continua verifica degli ultimi link visitati e dei “dati recenti” lavorati dai giovanissimi -Dialogo con i propri figli su quali siano le cose che attraggono nell’uso della rete
Il buon senso, come sempre, rappresenta il miglior modo per affrontare un mondo così impalpabile. L’uso dei telefonini appare invece più problematico, ma solo se il contesto frequentato dai minori è già di per sé complesso, a rischio o nella fase del desiderio della trasgressione, tappa spesso “dovuta” nel passaggio tra preadolescenza ed adolescenza. Il telefono, ormai divenuta macchina digitale o videocamera digitale, con una definizione dei particolari eccezionale, viene utilizzato come testimone oculare per ricordare concerti, feste ecc. Un database sempre a portata di mano, utile anche per la registrazione audio di una conferenza di alcune ore. Ma lo stesso strumento è divenuto anche il mezzo per certificare stupidaggini, bravate, atti di teppismo e reati. Il tutto viene riversato on-line su piattaforme digitali free che non controllano la qualità delle immagini diffuse. Ma c’è di più: spesso con l’inconsapevolezza della giovane età, anche a soli 12-13 anni, i primi rapporti sessuali, veloci ed acerbi, vengono ripresi o fotografati per tenerli come ricordo. Svanita la sbornia amorosa, diventano trofeo da esibire e così i momenti intimi di molti, a dire il vero anche non dei giovanissimi, planano senza pietà nelle piattaforme digitali di video. Più che strumentazioni o tecnologie pericolose, queste ultime rappresentano l’amplificatore, la finestra virtuale alla quale vengono esposte le nostre “abitudini”, siano esse pubbliche o private, onorabili oppure deprecabili. Nella nota vicenda del gruppo di adolescenti che ha avuto rapporti sessuali di gruppo con una tredicenne consenziente, ma certo non consapevole, lo strumento che ha permesso di fermare questo menage sociale fu il video di un rapporto di questa ragazzina, visto dalla mamma nel suo cellulare. I rapporti si consumavano nel parco pubblico nel centro di un quartiere popolare di Ancona, ma anche al campo scuola della parrocchia; tutti sapevano e nessuno parlava. L’omertà è stata rotta “grazie” ad uno di quei mostruosi filmati che il gruppo poi esibiva come blasone di competenza sessuale. Il video ha denunciato il gruppo: la tecnologia ha fermato il reato. Ma la lezione più dura ed inclemente della squallida vicenda fu la reazione delle famiglie dei ragazzi che avevano i rapporti con la ragazzina: una ridda vergognosa di accuse ed intimidazioni alla ragazzina ed alla sua famiglia, fatta da “famiglie normali”, piccolo borghesi, tutte rigorosamente cattoliche, tutte protese a proteggere i propri figli. Internet è un grande mondo virtuale, la proiezione di quello fisico, dove convivono tante meravigliose informazioni con ignobili porcherie: e come in un’enorme biblioteca siamo solo noi, coscientemente e consapevolmente, a girare, scegliere, cambiare porta, stanza, area, pagina. L’esperienza del comico Beppe Grillo dimostra come, con uno strumento di poche centinaia di euro, un Blog, si possa comunicare con efficacia e con libertà con milioni di persone, dando alle stesse la possibilità di dire la propria opinione in tempo reale. Oppure come un evento tragico, come l’11 settembre di New York, possa essere analizzato e comunicato senza l’uso di mezzi di informazione ufficiali, fino ad evidenziarne i tanti incongrui elementi e mettere in crisi la credibilità dell’Amministrazione della Presidenza Americana che ne ha taciuto e negato evidenti incongruenze. I nostri figli hanno, quindi, un potenziale concentrato di informazioni che mai noi avremmo potuto credere neppure esistesse. Ma è la nostra incapacità ad utilizzare questo meraviglioso mondo virtuale a non permettere ai nostri figli la serena ed adeguata fruizione di questa straordinaria cava di sapere. Un giovanissimo non potrà che apprendere quello che gli viene proposto: e poiché in Italia esiste una concezione del virtuale solo legato al ludico fine a se stesso, gran parte dell’uso che i minorenni fanno delle nuove tecnologie è solo epidermico ed immaturo.Rispecchia, insomma, ciò che la TV di Stato, la Rai, e le tante altre commerciali, propongono. Ricalca il modo scriteriato e di basso profilo morale e professionale che i nostri politici ed amministratori hanno. È opportuno riprendere il 12enne che riprende con il videofonino il proprio rapporto sessuale, dato che ciò è inopportuno e riprovevole. Ma che dire del portavoce del Presidente del Consiglio, che viene insignito di tale carica il giorno dopo essere stato sorpreso ad adescare a pagamento travestiti per i viali di Roma? Tutto appare relativo in Italia, ed ormai privo di valore e significato. Ma resta in me la convinzione che questo tsunami virtuale ha portato anche tanta informazione e tanta libertà e per questo va accolto con maturità e rispetto.
Alessandro Maria Fucili
Direttore Ce.I.S. Ancona ONLUS
Responsabile www.LoretoBambino.it