“…e io adesso devo morire”

Un giornalista che per caso si è trovato sul luogo di un incidente mortale ha raccolto le ultime parole di una ragazza morta dopo una notte in discoteca a causa di un giovane che si è messo al volante dopo aver bevuto. Lei era rimasta sobria, ma non ha potuto evitare l’impatto

Gli incidenti stradali, nonostante la patente a punti ed altri provvedimenti, registrano tutt’ora un bilancio tragico che nel mondo conta oltre un milione di vittime all’anno, di cui 5000 nella sola Italia. Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono più di 3000 le persone che ogni giorno muoiono a causa di un incidente stradale e gli ultimi dati Istat, confermano che le categorie più a rischio rimangono quelle dei giovani d’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Per la maggior parte si tratta di ragazzi che, dopo aver trascorso la notte in discoteca, si mettono al volante in stato d’ebbrezza e rimangono coinvolti nelle sin troppo note “stragi del sabato sera”.
A nulla servono le raccomandazioni dei tanti genitori preoccupati, che, svegli fino all’alba, attendono con angoscia il rientro del proprio figlio. I giovani fanno di testa loro, non sempre però. Qualche volta, i più giudiziosi scelgono di divertirsi in maniera “pulita”, ma anche questo, non sempre basta. Le agghiaccianti parole di seguito riportate, sono state raccolte da un giornalista, che casualmente si è trovato ad essere testimone di un incidente che ha portato via la vita ad una ragazza, il cui ultimo desiderio, è stato quello di lasciare un messaggio ai suoi familiari.

“Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. Mi hai chiesto di non bere, visto che dovevo guidare, così ho bevuto una Sprite. Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare ciò che mi aspettava. Ora sono qui, sdraiata sull’ asfalto e sento un poliziotto che dice: “il ragazzo che ha provocato l’incidente era ubriaco”. La sua voce sembra cosi lontana … il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: “questa ragazza non ce la farà”. Sono certa che il ragazzo alla guida dell’altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire. Perché le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, dì a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare. Forse, se i suoi glielo avessero detto, adesso sarei viva. La mia respirazione si fa sempre più debole ed incomincio ad avere tanta paura… questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata. Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene… ti voglio bene, addio”.

Nessuno può rimanere indifferente davanti a questo straziante messaggio, che da un po’ di tempo viene proposto da decine di blog. Il nome del giornalista in questione è sconosciuto, ciò fa presupporre che il fatto non sia realmente accaduto, ma anche se così fosse, queste cose invece, purtroppo succedono. Forse, vale la pena far riferimento a delle parole tanto toccanti per entrare nel cuore dei giovani, che a volte sono infastiditi dai consigli degli adulti, ma che di certo, non rimangono indifferenti davanti agli avvertimenti che arrivano dai loro coetanei.
La sensibilità che dimostrano di avere i ragazzi potrebbe quindi rappresentare un valido aiuto, un canale da utilizzare per sensibilizzare e prevenire, nella speranza che le testimonianze di sofferenza, che per esempio si riscontrano fra le numerose Associazioni di genitori che hanno perso un figlio, incomincino a diminuire in termini numerici. è, infatti, impressionante il lungo elenco di madri e padri che scrivono il loro dolore sul sito dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (onlus). Si tratta di persone che hanno bisogno di far sentire la loro voce e che, più di ogni altra cosa, sentono l’esigenza di mantenere in qualche modo vivo il ricordo dei loro cari. Famiglie distrutte, che continuano a chiedersi come sia potuta accadere proprio a loro una simile disgrazia. Quando si è a conoscenza della malattia di un congiunto che si appresta a lasciarci, si ha perlomeno l’amara possibilità di non lasciare un “ti voglio bene” in sospeso, cosa che non accade quando la tragedia è invece improvvisa. Stando agli sfoghi dei familiari il non aver dato un ultimo saluto, il non aver pronunciato un’ ultima parola d’amore, rappresenta un terribile cruccio, che almeno per un attimo, viene accantonato attraverso l’uso di un freddo computer, che consente di esprimere un “ciao” pieno di calore.

Cinzia Lacalamita
Responsabile delle relazioni pubbliche del gruppo di ricerca “Body-Image”

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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