La modalità di interazione ed integrazione dei soggetti partecipanti alla vita scolastica è parte essenziale dei processi di apprendimento e ha un ruolo fondamentale nel sostenere o inibire il rendimento e la riuscita scolastica. Insegnanti e studenti sono comunque le figure sulle quali viene puntata l’attenzione quando si valuta il funzionamento della scuola
La scuola è un sistema complesso nel quale convivono diversi sottosistemi: studenti, insegnanti, figure dirigenziali, personale non docente, genitori, ecc. Molteplici sono gli impegni, le aspettative, le richieste, i bisogni, i desideri che investono ogni soggetto rispetto al proprio ruolo. La scuola rappresenta un ambiente particolare con una struttura gerarchica basata sulla riuscita personale e dove la gestione dell’autorità rappresenta una questione che influisce sul funzionamento globale della scuola stessa e sul raggiungimento dei suoi obiettivi di formazione. Gli elementi principali a cui si fa riferimento quando si parla di scuola sono:
– l’organizzazione
– il corpo insegnante
– il gruppo classe
La modalità di interazione ed integrazione dei soggetti partecipanti alla vita scolastica è parte essenziale dei processi di apprendimento ed ha un ruolo fondamentale nel sostenere o inibire lo sviluppo individuale, il rendimento scolastico e la riuscita scolastica. è possibile rilevare una certa tendenza a sottovalutare gli aspetti emotivi dei processi di apprendimento, puntando l’attenzione principalmente sugli aspetti cognitivi, senza considerare fino in fondo che ogni situazione di apprendimento mette in atto un processo di integrazione, ossia di scambio e di completamento tra sfera affettiva e cognitiva. Processo che non coinvolge solo gli studenti nel loro percorso di acquisizione di nuove conoscenze ma anche gli insegnanti nel processo di trasmissione di nuove conoscenze. Affettività e processi cognitivi sono dimensioni interdipendenti. Gli insegnanti e gli studenti sono comunque le figure sulle quali viene principalmente puntata l’attenzione quando si valuta il funzionamento della scuola. L’interesse per la scuola, per le materie di insegnamento, per il proprio rendimento scolastico e per le proprie difficoltà sembra essere generalmente riferito alla figura dell’insegnante e alla relazione che si ha con lui. Spesso il rapporto perde la sua caratteristica di reciprocità, di condivisione di spazio e di tempo, in cui sia possibile uno scambio evolutivo, ed assume una forma di mutuo atteggiamento “difensivo”. La percezione di una interferenza nel proprio spazio di azione può portare, a volte, i professori ad attribuire agli studenti la responsabilità di non poter svolgere il proprio lavoro di insegnanti in modo efficace ed adeguato, e può portare gli studenti ad individuare negli insegnanti coloro che “complicano” loro la vita.
Il conflitto ed il disagio che ne derivano non riguardano in modo diretto ed univoco studenti ed insegnanti. Il disagio scolastico è un fenomeno complesso che identifica la scuola come luogo di insorgenza e di mantenimento, ma che è legato ad una serie articolata di fattori relativi alle caratteristiche dell’individuo, del suo sistema di vita e del contesto sociale (ambiente socioculturale, contesto familiare, istituzione scolastica, ecc.). L’ingresso nella scuola comporta l’instaurarsi di una relazione sociale, affettiva, emotiva, educativa e didattica che si realizza e si forma nell’incontro tra la realtà familiare e sociale dello studente e la realtà istituzionale e sociale della scuola. Il disinteresse e l’abbandono scolastico sono, quindi, l’espressione di una serie diversificata di situazioni problematiche che investono la persona nel suo funzionamento globale e comportano il rischio di insuccesso scolastico e conseguente disaffezione alla scuola e a tutto quello che la riguarda. Le espressioni del disagio sono molteplici e non riconducibili a semplici e singoli fattori motivazionali. È più opportuno e funzionale considerare il disagio manifestato nel contesto scolastico come il risultato dell’interazione di fattori bio-psico-sociali che nella loro complessità sistemica coinvolgono tutte le componenti del contesto-scuola: tutti i soggetti che in essa gravitano, il contesto-scuola che li accomuna ed i fattori sociali, culturali, politici ed economici che influiscono in modo significativo sull’agire dell’individuo e sul suo modo di percepire gli altri e se stesso. I problemi scolastici non sono quindi riferibili ad una specifica causa e presentano differenti modalità di espressione e diversi livelli di gravità. E’ possibile individuare manifestazioni quali difficoltà di apprendimento, basso rendimento rispetto alle reali capacità del soggetto, difficoltà di attenzione e concentrazione, difficoltà di inserimento nel gruppo, scarsa motivazione, eccessiva difficoltà a rispettare regole, comportamenti aggressivi e oppositivi, irrequietezza, iperattività, scarsa tolleranza alle frustrazioni. Attualmente le espressioni di disagio prevalenti in ambito scolastico riguardano la noia, l’apatia, il disimpegno, il disinvestimento, l’indifferenza, l’assenteismo, fino alla manifestazione di aspetti più specifici delle vita sociale quali le condotte a rischio. Questo può essere considerato il segno di un problema relativo alla possibilità di instaurare una relazione significativa con l’apprendimento e con il proprio ruolo di studente, si può verificare una fluttuazione o abbassamento del rendimento scolastico con una relativa flessione e scarsa fiducia nelle proprie capacità e risorse personali e mancanza di piacere nell’usare il proprio pensiero.
Il successo scolastico non può essere definibile solo con un buon rendimento, ma deve essere individuato principalmente nella capacità di essere consapevoli delle proprie conoscenze e competenze ed essere in grado di utilizzarle in modo appropriato. Intelligenza e memoria non sono fattori che garantiscono una riuscita scolastica, gli insegnamenti possono rappresentare un peso ed un ostacolo alla possibilità di sviluppare gli interessi personali più funzionali alla propria crescita. La scuola può rappresentare, a queste condizioni, la fonte e il luogo dove si vivono principalmente esperienze di insuccesso, di frustrazione e di delusione che possono generare malessere e sofferenza. Il tentativo di evitare la sofferenza porta ad evitare ciò che è fonte della sofferenza determinando nel caso della scuola disimpegno, ritiro o abbandono. Le differenti manifestazioni del disagio scolastico possono essere, quindi, considerate i sintomi di una più ampia e complessa alterazione del funzionamento globale della persona. La psicologia emotocognitiva definisce il sintomo come un tentativo di soluzione messo in atto autonomamente dall’organismo per risolvere un problema. Il disinvestimento nell’attività scolastica come soluzione al disagio non risolve il disagio stesso e il malessere che ne deriva, ma può condurre verso un allontanamento sempre più profondo dalla scuola e dalle risorse che essa pur con i suoi limiti attuali può offrire per una crescita personale. Il rischio è che si instauri un processo circolare ridondante, che la psicologia emotocognitiva definisce “loop disfunzionale”, nel quale il tentativo di soluzione messo in atto dalla persona non solo non risolve il problema ma tende a stabilizzarlo o aggravarlo, in risposta anche alle reazioni del contesto di vita della persona. Contesto che pur attivandosi con le migliori intenzioni, nel tentativo di riavvicinare i ragazzi alla scuola, mette in atto tutta una serie di strategie sia a livello familiare che a livello dell’istituzione scolastica (premi, punizioni, prediche, rimproveri, opere di persuasione, sostegni nello studio, cambio di scuola, ecc.) che spesso non riescono nel loro intento. In funzione delle situazioni problematiche che si verificano nel contesto scolastico sarebbe opportuno prevedere la presenza dello psicologo fin dalla scuola primaria,sia con una funzione preventiva che con interventi mirati caso-specifici.
L’obiettivo dell’intervento psicologico, in base alle nuove metodologie definite dalla psicologia emotocognitiva, è quello di individuare delle modalità di comunicazione e di comportamento in grado di scardinare il loop disfunzionale che si viene a creare tra il problema ed i tentativi di soluzione inefficaci, processo disfunzionale che ha continua a mantenere la tensione che ha generato il sintomo. Intervenire vuol dire permettere ad ognuno di partecipare attivamente ed in modo adeguato al funzionamento del sistema-scuola di cui ogni soggetto coinvolto è parte integrante.
Letizia Maduli
Presidente dell’associazione SRM Psicologia
direttore del dipartimento di psicologia evolutiva,
adolescenza e famiglia SRM Psicologia