Quanta strada per placare la sete

La mancanza di acqua potabile compromette gravemente i diritti fondamentali delle bambine e dei bambini del mondo. In Africa, secondo una ricerca di Save the Children, la distanza che in media un bambino percorre ogni giorno per rifornirsi di acqua è di 6 km. I bambini che vivono in aree dove le risorse idriche sono scarse sono costretti a trasportarla in contenitori che arrivano a pesare anche 20 chili

Sono 425 milioni i bambini sotto i 18 anni che nel mondo vivono in condizioni di scarsità idrica e 1,5 milioni sotto i 5 anni muoiono a causa di malattie diarroiche. L’allarme viene lanciato dall’Unicef, il cui direttore generale, Ann M. Veneman, ha partecipato alla Marcia per l’acqua del 22 marzo a New York per simboleggiare, in occasione della concomitante Giornata mondiale dell’acqua, il sostegno dell’associazione ai milioni di donne e bambini che in tutto il mondo soffrono per l’insufficiente accesso all’acqua potabile. “Accedere alle risorse idriche – ha sottolineato Veneman – è fondamentale per la salute dei bambini di tutto il pianeta. In molti paesi sono costretti a percorrere lunghe distanze per attingere e trasportare l’acqua necessaria alla loro famiglia per bere, lavare e cucinare”. Una recente ricerca condotta da Save the Children mette in evidenza come la distanza che in media un bambino africano percorre ogni giorno per rifornirsi di acqua è di 6 km. Distanza che aumenta nei periodi di siccità. Inoltre, i bambini che vivono in aree dove le risorse idriche sono scarse sono costretti a trasportarla in contenitori che arrivano a pesare anche 20 chili, con conseguenti danni alla spina dorsale e al bacino. “La mancanze di acqua – spiega Valerio Neri, Direttore generale di Save the Children Italia – compromette alcuni diritti fondamentali dei bambini. Milioni di minori soffrono di malnutrizione, molti sono esposti ai rischi legati ai lunghi tragitti per andarsi a rifornire di acqua, altri ancora sono spinti a lavorare per aiutare le famiglie a provvedere ai bisogni di base, come quello dell’acqua. Si tratta per lo più di effetti nascosti o poco conosciuti”.

La carenza d’acqua condiziona anche l’istruzione di un bambino. Ogni anno, in Africa – come evidenzia la ricerca di Save the Children – sono approssimativamente 443 milioni i giorni di scuola persi da bambini e bambine a causa dei frequenti spostamenti dovuti alla ricerca di acqua o perché sono costretti ad accompagnare il bestiame ad abbeverarsi. In più, “un’azione semplice come raccogliere l’acqua – spiega Neri – può essere estremamente pericolosa. Quando le risorse idriche scarseggiano, i bambini ed in particolare le bambine, devono compiere lunghi viaggi la mattina presto per raggiungere le fonti. Il fatto è che il percorso è spesso compiuto in solitudine e senza protezione e le bambine sono così esposte al rischio di stupri”. Nell’Africa Orientale – ricorda Save the Children – ogni 15 secondi muore un bambino a causa del mancato accesso all’acqua potabile, soprattutto nei primi 5 anni di vita. In Somalia, dove il 71% della popolazione non ha accesso alle risorse idriche, 1 bambino su 7 muore prima di aver compiuto un anno. In Kenya, invece, soprattutto nei periodi di estrema siccità, l’associazione ha rilevato un incremento di matrimoni di bambine che spesso non hanno più di 10 anni che vengono date in moglie in cambio di cibo, acqua o bestiame. Nel Nepal il 42% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il tasso di mortalità infantile è del 91 per mille. Qui il problema non è la carenza di acqua, ma la presenza elevatissima di arsenico nelle falde, dove in alcuni distretti arriva fino al doppio del livello massimo consentito.
“Il diritto all’acqua è fondamentale per il benessere generale ed il futuro di ogni bambino. Non possiamo permettere che sia ancora negato a milioni di minori nel mondo”, conclude il Direttore generale di Save the Children Italia. Sebbene 1,2 milioni di persone in più rispetto al 1990, spiega in una nota l’Unicef, abbiano guadagnato l’accesso alle risorse idriche, ogni anno il consumo di acqua non potabile e la mancanza di servizi igienici provocano la morte di un milione e mezzo di bambini al di sotto dei 5 anni di vita.

Inoltre, prosegue la nota dell’associazione, se da un lato la crescita demografica implica una maggiore richiesta di acqua, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo contribuiscono alla contaminazione delle riserve e al danneggiamento delle infrastrutture per la fornitura dell’oro blu. Proprio per questo l’Unicef lavora in tutto il mondo con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle risorse idriche e ai servizi igienico-sanitari nelle scuole e nelle comunità locali, oltre che per promuovere migliori pratiche e il rispetto delle norme igieniche. La sezione italiana dell’organizzazione internazionale sostiene una apposita raccolta fondi per il progetto “Acqua ed educazione all’igiene” in Eritrea, con lo scopo di realizzare in 30 scuole e nelle comunità locali selezionate delle infrastrutture adeguate, nonché la diffusione di un maggior rispetto di pratiche igieniche personali ed ambientali. A partire dal 2007 ha preso il via un analogo progetto in Ciad, paese che risente drammaticamente della crisi umanitaria nel confinante Darfur. Alla vigilia dell’arrivo della stagione secca nell’Africa Orientale, Save the Children auspica che i donatori internazionali prevedano stanziamenti in caso di emergenza idrica, affinché le agenzie internazionali possano intervenire tempestivamente e prevenire l’insorgere di crisi umanitarie. Inoltre, l’associazione raccomanda che la particolare vulnerabilità dei bambini sia tenuta presente all’interno del sistema di allerta, allo scopo di migliorare gli effetti della carenza di acqua sulla salute, protezione ed educazione dei bambini. Per il segretario confederale Cisl Renzo Bellini, “queste situazioni drammatiche che colpiscono alcune zone particolarmente povere del mondo devono trovare risposte immediate e concrete, dato che la capacità di resistere delle bambine e dei bambini alla mancanza di acqua è estremamente ridotta. Servono anche delle soluzioni rapide a fronte di un futuro in cui a causa dei cambiamenti climatici cresceranno le aree dove la risorsa idrica scarseggerà. Si dovranno individuare delle modalità per cui la solidarietà internazionale possa agire con maggiore tempestività. A questo riguardo anche l’azione sindacale nei paesi ricchi, a cominciare dagli stati membri della Ue, potrebbe porre nelle grandi aziende idriche un capitolo di trattativa su progetti e forme di solidarietà internazionale, valorizzando le capacità tecniche e industriali delle aziende del nord. Si tratterebbe – conclude Bellini – di unire un canale sociale diretto alle iniziative delle istituzioni”.

Matteo Auriemma
Dipartimento Sviluppo sostenibile – CISL Nazionale

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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