La ricchezza che oggi ci sembra scontata domani potrebbe essere a rischio. Le prime avvisaglie del cambiamento ci sono già, anche in Friuli Venezia Giulia, regione certo non priva di risorse idriche. Secondo i dati dell’Osmer-Arpa, aprile è stato il mese più caldo degli ultimi 107 anni e uno dei più siccitosi in Friuli Venezia Giulia. E non era mai accaduto che queste due caratteristiche, caldo e siccità, si presentassero assieme
La crisi idrica sarà il dramma del ventunesimo secolo. Questa è la previsione non ottimista lanciata dagli scienziati. Sembra lontana dal nostro Friuli Venezia Giulia che, seppure ricco di acqua, non sarà risparmiato dal rischio siccità. L’inquinamento atmosferico ha prodotto un surriscaldamento del pianeta, come si può notare dal costante ritiro dei ghiacciai nel mondo, causando mutazioni eccezionali del clima, che ci coinvolgono direttamente. Le prime avvisaglie di un cambiamento ci sono già. Il 2007 è un anno anomalo, con un inverno fra i più caldi e meno piovosi, dove di neve (riserva per la primavera) se n’è vista poco. Secondo i dati dell’Osmer-Arpa, aprile è stato il mese più caldo degli ultimi 107 anni e uno dei più siccitosi in Friuli Venezia Giulia. E non era mai accaduto che queste due caratteristiche, caldo e siccità, si presentassero assieme. Nella nostra regione non è ancora emergenza, ma c’è la preoccupazione per disagi futuri: la penuria di precipitazioni e le temperature sopra la media fanno temere la normalizzazione di una realtà ritenuta estrema. La situazione è guardata con occhio vigile. La quantità d’acqua nei principali bacini friulani (Sauris e Barcis, Cà Selva e Cà Zul nella Val Tramontina e quelli di Ponte Racil nella Valle del Meduna) smentisce ogni tipo di pericolo imminente. Vi sono anche altre piccole realtà che possono essere utilizzate, tra cui Ambiesta, nei pressi di Tolmezzo. Non c’è problema nemmeno per le falde freatiche, che presentano un sufficiente livello d’acqua. Almeno per il momento possiamo stare tranquilli. Nel frattempo, però, non dobbiamo riposarci sui soliti allori, perché il clima ci sta lanciando dei forti segnali.
Segnali che dobbiamo raccogliere in fretta rendendoci conto che l’oro blu non è un bene inesauribile. Basta sprecare allora. Perché se c’è allarme siccità la responsabilità ricade su di noi, sulle nostre attività quotidiane. Qualcosa è possibile fare. Per superare la sfida clima, in particolare la crisi idrica, la risposta è duplice. è necessario agire sia a livello istituzionale sia sul fronte del singolo individuo. Per quanto riguarda il primo, le autorità competenti si sono accorte che qualcosa non va. E anche se dal governo italiano provengono parole rassicuranti che scongiurano la crisi, la salute del pianeta entra nei discorsi politici. Finalmente si pensa, infatti, a dei progetti per rispondere ad un’effettiva e futura emergenza. Da parte pubblica è necessaria una politica mirata alla modernizzazione delle infrastrutture per il risparmio energetico. Servono misure che favoriscano la riutilizzazione dell’acqua nei processi industriali mediante impianti depurativi. Ed è opportuno migliorare le tecniche di irrigazione in agricoltura dal momento che in questo settore si utilizza più della metà delle risorse. Un esempio? La sostituzione dell’irrigazione a pioggia con quella a goccia ridurrebbe drasticamente gli sprechi. Non solo, si può ricorrere anche ai rilasci controllati. Le perdite più grandi in Italia si hanno, comunque, negli acquedotti che andrebbero risistemati. Infine c’è l’acqua salata che potrebbe essere riutilizzata mediante opportune tecniche di desalinizzazione.
Nella nostra regione si vedono le prime mosse. Attraverso il progetto comunitario Warema si vuole creare una riserva nell’alto bacino del Tagliamento, in cui l’ambiente naturale, e specialmente le acque, sono tutelate e valorizzate. Nel Cormonese sarà realizzato il completamento della rete irrigua che permetterà di risparmiare un considerevole quantitativo d’acqua attinto dall’Isonzo. L’uso parsimonioso deve, comunque, partire anche a livello individuale. Ad esempio la bolletta dell’acqua a Pordenone, Porcia e Cordenons includerà un foglio informativo su come risparmiarla. E le dieci regole d’oro blu di Amref (Africa Medical e Research Foundation) offrono piccoli accorgimenti per un comportamento che eviti usi impropri (chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti o si fa la barba, tirare l’acqua dello sciacquone con attenzione, raccogliere l’acqua piovana, fare la doccia piuttosto che il bagno, annaffiare le piante senza sprechi, riparare i rubinetti che perdono, installare rubinetti frangiflusso, usare elettrodomestici ecologici, lavare i piatti a mano in modo ecologico, lavare le auto con il secchio invece dell’acqua corrente). I media devono contribuire a ricordare che l’acqua è un bene essenziale e come tale va trattata: anche se c’è n’è, risparmiarla per un futuro sicuro in proporzione costa poco. Oltre ai servizi drammatici, i media, che spesso creano eccessivi allarmismi, possono offrire consigli utili donando più informazioni su quelle associazioni non profit, sconosciute a molti, che si battono per la tutela delle risorse.
Cristina Beltrame
Daniele Damele
Docente di etica e comunicazione
Università di Udine