L’ingestione di cibo può iniziare anche in assenza di fame ed è seguita da grande disagio. Alcune persone non fanno delle abbuffate ma mangiano quasi in continuazione nell’arco della giornata senza riuscire a smettere. Alimentandosi in eccesso, il 90% dei soggetti colpiti da DAI è obeso. Si calcola che i problemi di binge eating riguardino l’1-3% della popolazione generale ma la percentuale aumenta al 30% nei soggetti che si rivolgono agli ambulatori specialistici per la cura dell’obesità.
Francesca, 35 anni, da sempre un po’ sovrappeso, ora è francamente obesa. Non si piace. Non ha più vestiti da mettersi, non sale più sulla bilancia, non entra nei negozi di abbigliamento perché teme gli sguardi o i commenti delle commesse ed evita lo specchio. Da qualche mese, quando alle 16 lascia l’ufficio, pur avendo pranzato normalmente, va incontro ad un rituale che la disgusta ma che non riesce a controllare. Si reca in una gastronomia o in un supermercato e compra cibi salati e/o dolci, in quantità, ad esempio, due porzioni di cannelloni, una pizza e/o delle paste. Rientrata a casa, ha a disposizione circa un’ora prima che i figli tornino dalle loro attività pomeridiane. In quel periodo, in solitudine e con l’orecchio teso a cogliere il rumore di qualcuno che rientri prima del solito, e possa scoprirla, Francesca riesce a finire tutto il cibo, mangiandolo con rapidità, senza veramente gustarlo.
Alla fine si sente del tutto piena, troppo piena. Allora vorrebbe non essersi abbuffata, prova un grande senso di vergogna e di disgusto. All’inizio cercava di resistere ma ora non ci prova nemmeno: è qualcosa di più forte di lei. Tutto è iniziato circa due anni fa dopo tre mesi di dieta ed in un periodo in cui aveva grosse difficoltà al lavoro, nel senso che si sentiva poco considerata. Un problema che in buona parte persiste ancora. Francesca è naturalmente preoccupata per il suo peso, dovrebbe innanzitutto fare più movimento. Una volta andava spesso a correre ma ora le manca il fiato, o le fanno male le caviglie.
Correre è diventato praticamente impossibile. All’ultimo controllo del sangue il medico di famiglia, sottolineando in rosso l’aumento della glicemia, le ha detto: “Signora mia, questi valori sono da pre-diabete,dovrebbe proprio dimagrirmi una volta per tutte. L’anno scorso era un pò calata di peso ma mi sembra che abbia recuperato tutto e con gli interessi”.
La storia di Francesca indica la presenza di un disturbo del comportamento alimentare di tipo binge eating, o da alimentazione incontrollata (DAI), caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate, (e cioè di ingestione di quantità di cibo superiori a quelle che la maggior parte delle persone consumerebbe in circostanze analoghe) associati a perdita di controllo (la sensazione di non potersi fermare o di decidere quando smettere). L’ingestione di cibo può iniziare anche in assenza di fame ed è seguita da grande disagio. Alcune persone non fanno delle abbuffate, come nel caso di Francesca, ma mangiano quasi in continuazione nell’arco della giornata senza riuscire a smettere. Alimentandosi in eccesso il 90% dei soggetti con DAI è obeso.
Si calcola che i problemi di binge eating riguardino l’1-3 % della popolazione generale ma la percentuale aumenta al 30% nei soggetti che si rivolgono agli ambulatori specialistici per la cura dell’obesità. L’età più frequente di insorgenza del DAI è intorno ai 25-35 anni ma ci sono casi precoci che compaiono nell’adolescenza o anche in età pre-adolescenziale. I meccanismi che portano al disturbo non sono chiaramente definiti e richiedono ulteriori studi. Come nel caso di Francesca, una dieta è spesso all’origine del DAI e ne precede l’insorgenza, in altri casi soprattutto nei soggetti più giovani il DAI può iniziare senza precedenti restrizioni dietetiche. In ogni caso il problema può insorgere in risposta ad un difficile riconoscimento o gestione delle emozioni e/o dello stress o a disagio psicologico di vario tipo (ansia, depressione, ecc.), a disturbi di personalità, a relazioni personali problematiche o a situazioni di vita difficili. Nella genesi dei DAI potrebbero essere coinvolte anche alterazioni biologiche ad esempio a livello dei processi di regolazione della fame e della sazietà. Vi sarebbe inoltre una predisposizione famigliare.
I soggetti con DAI, inibiti dalla vergogna per il loro peso ed il loro comportamento, hanno difficoltà a cercare aiuto, oppure affrontano solo il problema del sovrappeso ma non quello dell’alimentazione incontrollata. In genere aderiscono a programmi che prevedono diete molto rigide e verifiche frequenti del peso da parte degli specialisti, delegando quindi ad altri il problema della mancanza di controllo. Una volta a dieta tuttavia i soggetti con DAI vanno incontro facilmente a processi di disinibizione (rottura della restrizione dietetica) e tendono ad abbandonare la terapia più frequentemente dei soggetti obesi senza DAI: La restrizione dietetica rigida non è quindi efficace né al controllo del peso a lungo termine, né alla risoluzione dei comportamenti alimentari problematici ma anzi può contribuire ad aggravare la perdita di controllo.
La restrizione calorica tuttavia non è sempre e del tutto controindicata purchè sia moderata ed equilibrata dal punto di vista nutrizionale e della distribuzione dei pasti ed introduca cambiamenti graduali.
In molti casi un supporto psicologico è auspicabile anche con l’obiettivo di affrontare i pensieri distorti (sul peso e le forme corporee, l’alimentazione o gli obiettivi irrealistici di calo di peso), la generalizzazione dei pensieri negativi ad altre aree del sé o la difficile regolazione delle emozioni che sostengono il disturbo. Interventi di terapia di gruppo guidati possono essere efficaci in quanto forniscono reciproco supporto, condivisione e scambio. In conclusione le persone con DAI presentano una condizione di sovrappeso con importanti ricadute sia sul piano fisico, sia su quello psicologico, che può sicuramente beneficiare di un trattamento articolato che affronti le diverse componenti del disagio.
Roberta Situlin
Ricercatrice servizio di dietologia e nutrizione clinica, ospedale di Cattinara -Trieste