Antenne ed elettrosmog

La comunicazione ed i trasporti hanno creato un presupposto che non tutti hanno capito a fondo: hanno creato la base per la crescita di una nuova responsabilità. Oggi, grazie alla velocità dell’informazione e degli spostamenti, un battito d’ala in occidente ha ripercussioni in tutto il mondo e viceversa. I nostri soldi, se lasciati in una banca di cui ci siamo interessati poco, possono venire investiti dall’istituto bancario in azioni di compagnie che stanno disboscando l’Amazzonia, o in altri interessi per i quali magari stiamo protestando vivamente a casa nostra. Tutto ciò significa che il nostro coinvolgimento, che la nostra responsabilità nei confronti di tutti e di tutto è aumentata.

Ai nostri genitori  e ancor di più ai nostri nonni era richiesto un grosso lavoro fisico: fatica; a noi tale sforzo non è risparmiato, ma trasformato in un impegno intellettuale senza precedenti, che possiamo definire attenzione verso il mondo, verso l’economia, verso la politica. Sono passati i tempi in cui la responsabilità di un genitore si esauriva nel garantire il solo sostentamento ai figli. Oggi i nostri compiti sono diversi, più complessi, più articolati, meno palpabili; non ci è sollecitato semplicemente di sopportare il lavoro fisico, né di spostare chissà cosa, ma ci è richiesto un impegno meno palpabile, meno ponderabile: l’avere coscienza. Tale facoltà si esprime nella memoria, nell’attenzione, nella partecipazione alla vita sociale. In quanto genitori non ci è richiesto solo il presente, ma la capacità di porre le basi per il futuro; un bravo genitore non può non essere un bravo cittadino, non può disinteressarsi a come viene gestito il verde pubblico, a come vengono gestiti gli asili, le scuole, l’assistenza, i servizi pediatrici, ecc. In questi termini si manifesta la fatica, qui si vede la trasformazione dell’impegno, che un tempo si manifestava in sudore ed oggi – usando un termine abusato- si palesa nello stress.

Tra le mille cose di cui si deve occupare il genitore cosciente, si sta manifestando una nuova problematica, spesso invisibile, spesso sottovalutata, spesso dimenticata: l’elettrosmog.

Mi è stato offerta la possibilità di esprimermi in queste pagine, ero partito deciso a citare studi e contro- studi sulla nocività delle onde elettromagnetiche: ho consultato esperti, letto gli atti dei vari congressi, annoiato dai volt/metri, dai limiti di tolleranza e da tutti gli aspetti tecnici. Ho deciso di sfruttare quest’occasione per fare delle considerazioni più generali, per parlare con il cuore più che con la razionalità, con il buon senso, piuttosto che con argomenti eruditi, da semplice cittadino, elettore, numero poco considerato, uno dei tanti, vittima di una società che non previene, ma corre ai ripari, dopo, spesso troppo tardi.

La capacità di una classe politica si valuta nella capacità programmatica, nel saper anticipare i tempi, nel creare i presupposti affinché le nuove esigenze vengano incanalate anticipatamente, nel miglior modo possibile, nel rispetto di tutti, nell’interesse comune, non nel soddisfare direttive di partito o peggio interessi di parte. Compito degli educatori è creare il terreno in cui si possono esprimere le qualità delle future generazioni, è creare l’ambiente in cui le potenzialità possano emergere; creare il futuro passa attraverso un lavoro basato unicamente su di un principio: salute, laddove tale definizione va intesa come benessere fisico, psichico e sociale. Nulla di nuovo, tutto scontato, ma come ci stiamo comportando nei confronti dei nuovi inquinamenti? Come ci stiamo attivando- in quell’ottica di prevenzione- nei confronti dei nuovi e sconosciuti inquinamenti? Bene? Male? Dipende dalla sensibilità d’ogni Regione, d’ogni Comune, quindi da ognuno di noi.

Nei confronti dell’elettrosmog ci comportiamo male, abbiamo deciso che non essendoci prove concrete della sua nocività lo usiamo, lo tolleriamo. Di fronte ad un fungo sconosciuto, laddove ogni raccoglitore non avrebbe dubbi e lo lascerebbe al suo destino, noi lo raccogliamo e lo mangiamo, dimenticando ogni precauzione; in nome di una necessità di comunicazione scordiamo ogni cautela e decidiamo che l’avere il cellulare sia inprenscindibile, talmente necessario da passare oltre, meglio avere il figlio a portata di chiamata che pensare che tale servizio sia nocivo, sia decisivo nel generare patologie, danni, specie nei bambini. Già, l’elettrosmog genera danni, instilla malattie di cui avremo conferma fra decenni, muta le cellule, chiaramente quelle dei bimbi, dei feti, di quelle proiezioni del nostro futuro che hanno tecnicamente un tour over più veloce di quello che banalmente definiamo il nostro futuro, di ciò che in quanto Uomini dobbiamo considerare.

Ciò che dobbiamo valutare in quanto genitori, oltre alla percentuale di zucchero presente nello yogurt che compriamo, oltre alla qualità dell’asilo nido a cui affidiamo la nostra futura vita, è la capacità dei nostri politici di usare la ragione, sta in noi determinare quali persone gestiranno il futuro del nostro futuro.

Ripeto, non ci sono ancora prove inconfutabili, ma ci sono molti segnali d’allarme, specie dalla Germania, dai medici di base che formano appelli in cui denunciano la comparsa di malattie, di cancri, di mutazioni a chi vive vicino a quelle che si definiscono stazioni radio base per la telefonia mobile; ripeto, un’oculata amministrazione della salute passa attraverso la politica, attraverso la nostra partecipazione. Ognuno di  noi  deve preoccuparsi di come la questione viene gestita.

Io vi scrivo da pochi metri da una stazione radio base, vi posso raccontare questa storia, simile a tante altre, il cui avvio e fine è determinato dalla scarsa sensibilità al problema, questione che non può e non deve essere gestita dal Cittadino, ma dalle competenti Autorità, perché ogni qualvolta i Cittadini diventano i fautori di una protesta o di un’iniziativa significa che la politica non funziona, che è fuori tempo: una buona gestione anticipa, non rattoppa!

L’impianto di un’antenna arricchisce chi concede spazi, terreni, tetti o terrazzi (fino a 70.000 Euro/anno, per tutta la durata del contratto, che di solito è di 9 anni…) al gestore della telefonia mobile; ciò chiaramente determina guadagni facili, ma è lecito chiedersi perché certi Comuni abbiano adottato una linea di condotta tale da essere i primi soggetti ad offrire spazi razionalizzati per tale offerta, incamerando i proventi e destinandoli al bene di tutti, ed altri abbiano lasciato tutto nell’anarchia più sfrenata. Nel tempo ogni Amministrazione dovrebbe pianificare assieme a tutti i soggetti interessati l’ubicazione dei ripetitori e delle stazioni radio base. Non si deve lasciare alle semplici leggi del mercato la decisione di dove piazzare una fonte di un presunto inquinamento, non è oculato lasciare che il tempo determini la nocività o meno di una tecnologia. Nulla deve e può fermare la necessità di comunicazione, ma nulla e nessuno è esonerato dall’uso del buon senso.

Da dove scrivo, Trieste, tutte le sensibilità citate sono sopite. Da noi si è lasciato spazio e luogo ad ogni richiesta dei gestori della telefonia mobile, si è creato (spero per disattenzione) un tempo in cui si sono potute impiantare antenne, stazioni, antiestetici tralicci, minacciose torrette, finti camini, finti alberi e quanto altro in un  assoluto regime di non controllo. Come padre, come padre desideroso di allargare la famiglia mi sono trovato coinvolto, deluso, sconfitto. Sono, per professione, fortunato: posso decidere di cambiare Comune, forse meglio Regione, ma quanti lo possono fare per garantire sicurezza e tranquillità ai propri cari?

Puoi anche stare vicino ad un’antenna, ma se tuo figlio si ammala, chi accuserai per primo?

 

Elio Scarpa

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