È necessario che emerga un nuovo femminismo, capace di esprimere una cultura sommersa, fortemente presente ma senza voce
Ad essere sincera il termine “femminismo” non mi ha mai appassionato, anzi, veramente non mi è mai particolarmente piaciuto. Forse perché nonostante alcuni innegabili risultati positivi, ho sperimentato la strumentalizzazione di tale movimento da parte di una certa area culturale che, arrogandosi il diritto di parlare a nome di tutte le donne, ne ha fatto una bandiera ideologica per propagandare un’immagine di donna nemica della vita, ben lontana dalla realtà.
Il femminismo che ho conosciuto, mentre si votava la legge 194/’78, che ha legalizzato l’aborto in Italia, urlava i suoi slogans martellanti, con l’aggressività e l’intolleranza tipica di chi non cerca vere soluzioni, ma vuole solo imporre la propria opinione.
A distanza di 25 anni, un veterofemminismo, sempre più sclerotizzato, urla identici slogans con la stessa intolleranza di chi non vuole cercare vere soluzioni, ma continuare ad imporre il proprio modello culturale. Intanto è cresciuto il Movimento per la vita italiano con migliaia di volontari per la maggior parte, donne.
Qual è dunque il vero femminismo?
Da un lato il tentativo freddo e sistematico di spezzare la profonda alleanza tra donna e vita, con una rottura profonda nella psiche femminile, che segna il cuore, a volte irrimediabilmente, e impoverisce sicuramente l’umanità intera, come avviene sempre quando ad un bambino non è data la possibilità di nascere. Bilancio ad oggi: più di 4 milioni di bambini cui si è impedito di vivere e centinaia di migliaia di donne ingannate, offese nella loro dignità.
Dall’altro, il mettersi dalla parte della donna e della vita, insieme, scommettendo sulle inesauribili risorse che quella profonda alleanza porta con sé.
Bilancio ad oggi: 70.000 bambini aiutati a nascere e decine di migliaia di donne accolte e rispettate nella loro dignità.
Io credo che femminismo, per ciò che concerne la maternità, sia il mettersi dalla parte della donna e della vita, insieme, scommettendo sulle inesauribili risorse che quella profonda alleanza porta con sé e richiamando la società e le istituzioni all’assunzione di responsabilità che la tutela sociale della maternità comporta.
Sono ben consapevole che il tema del nuovo femminismo non tocca solo l’aspetto della maternità, ma è purtroppo vero che su tale versante si sta concentrando l’attacco più aspro da parte di chi pensa di averne l’esclusiva rappresentanza.
Certamente la tutela del diritto alla vita è un imperativo per tutti, uomini e donne, ma poiché su questo tema, il dibattito è prevalentemente condotto da quel veterofemminismo cui facevo riferimento, è necessario che emerga un nuovo femminismo, capace di esprimere una cultura sommersa, fortemente presente, ma senza voce.
Nello scrivere il Manifesto del Nuovo Femminismo ho pensato a loro: alle donne coraggiose che hanno affrontato una maternità difficile e alle donne che le hanno aiutate a superare le difficoltà.
La raccolta firme per l’adesione al Manifesto è stata lanciata in un Convegno promosso dal Movimento per la vita il 20 maggio 2003 a Roma, presso la Camera dei Deputati a Palazzo Marini, nella Sala Conferenze, gremita di donne.
Quattro sono i percorsi intrapresi: donne opinion leaders del mondo della cultura e dello spettacolo, donne impegnate nelle Istituzioni, dal Parlamento al più piccolo Comune d’Italia, di qualunque forza politica, donne del mondo accademico e del giornalismo e tutte le donne che vi si riconoscono.
Giovanni Paolo II ha scritto: “Nella svolta culturale a favore della vita le donne hanno uno spazio di pensiero e di azione singolare e forse determinante:
tocca a loro di farsi promotrici di un “nuovo femminismo” che, senza cadere nella tentazione di rincorrere modelli “maschilisti”, sappia riconoscere ed esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza e di sfruttamento”. (Evangelium vitae, n. 99).
Nell’udienza privata concessa alla dirigenza del Movimento per la vita italiano il 22 maggio 2003, in occasione del 25° triste anniversario della legge 194/78, che ha legalizzato l’aborto in Italia, il Santo Padre è nuovamente tornato sull’argomento: “specialmente a voi, donne, rinnovo l’invito a difendere l’alleanza tra la donna e la vita, e di farvi promotrici di un nuovo femminismo”.
MANIFESTO del NUOVO FEMMINISMO
Nella molteplicità dei rapporti umani esiste una profonda e unica alleanza:
quella che lega la madre al proprio bambino non ancora nato.
Se si punta su quest’alleanza, se si aiuta la donna a volgere lo sguardo verso il figlio concepito e ad ascoltare la sua voce “silenziosa”, si restituisce alla donna il suo specifico ruolo nell’accoglienza alla vita, nel prendersi cura dell’altro, soprattutto del più debole e indifeso, del più emarginato, del più povero tra i poveri, come Madre Teresa definiva il piccolo bambino non ancora nato.
Se, al contrario, si spezza questa alleanza, si va ad incrinare profondamente uno degli equilibri più importanti che stanno alla base stessa dell’umanità.
Questa alleanza, a volte straordinariamente coraggiosa, spesso vissuta nel silenzio, è troppe volte sovrastata dal frastuono prodotto da poche voci ma molto amplificate che, assumendo posizioni radicalmente contro la vita, si arrogano il diritto di parlare a nome di tutte le donne.
CREDIAMO SIA MATURO IL TEMPO PER UN NUOVO FEMMINISMO
È una cultura che sta cambiando. È una consapevolezza che è sempre più personale, convinta, coraggiosa, capace di farsi carico di tante attese di “liberazione” presenti nell’universo femminile: liberazione dalla menzogna sulla vita nascente, liberazione da una pervasiva cultura di morte, liberazione dai luoghi comuni falsi e ingannevoli ull’emancipazione femminile, liberazione dagli ostacoli culturali, sociali, politici, economici e giuridici che si frappongono tra la donna e il figlio concepito.
Convinte che la maternità rappresenti un valore sociale che le istituzioni sono chiamate a tutelare, riteniamo fondamentale:
• accogliere e sostenere le donne lasciate sole di fronte ad una maternità inattesa per operare, insieme a loro, una reale tutela della maternità che garantisca loro la libertà di non abortire
• perseguire tutte quelle iniziative che, a livello culturale e di opinione pubblica, siano idonee a promuovere la tutela della vita nascente
Olimpia Tarzia
Segretaria Generale Movimento per la vita italiano
ha presieduto la Commissione per le Politiche Familiari e Pari Opportunità ed è stata Presidente dell’Osservatorio Permanente sulle Famiglie
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