Lo sviluppo psicologico del bambino e del suo pediatra

I medici che si occupano del “corpo” dei loro pazienti hanno un atteggiamento ambiguo nei confronti di colleghi che si occupano della “psiche”. Abitualmente esiste un atteggiamento di sufficienza per chi non affronta problemi che si possano toccare con mano, ma d’altro canto una diagnosi di “disturbo funzionale”, di isteria, può essere comoda per dare un’etichetta a sintomi non compresi. In trent’anni di professione i casi di tumore e altre malattie gravi temporaneamente attiribuiti a disturbi della psiche rappresentano una lista di ricordi che mi compiaccio senilmente di citare ai giovani medici.

Trent’anni fa i pediatri e le stesse infermiere avevano un atteggiamento “brutale” nei confronti dei bambini. Il trattamento di allora dei bambini e delle loro mamme sembra oggi la sceneggiatura di un film dell’orrore. Bambini di ogni età venivano strappati dalle braccia delle mamme e lasciati soli nei lettini con le sbarre. I genitori potevano visitarli solo nell’orario di visita. Quando cominciai a lottare per tenere le mamme in ospedale, mi fu obiettato che i bambini quando vedevano la mamma piangevano di più. Il dott. Spitz non aveva evidentemente spiegato ancora che dopo i primi giorni di pianto disperato i bambini smettono di piangere per effetto di un vero e proprio danno psichico, non del tutto reversibile. Un bambino attonito nella sua disperazione era più facile da gestire di uno che lottava per i suoi diritti. Furono mesi di guerra con medici anziani ed infermiere. Le mamme rimasero vicine al letto dei bambini che avevo in cura e anzi cominciai a concedere segretamente permessi notturni ai bambini che non avevano assolutamente bisogno di stare in ospedale; ora questo si chiama Day Hospital, ma allora era sovversione vera e propria.

 Questo significa che anche da giovane capivo qualcosa di psicologia infantile, ma era veramente poco.
Più che l’osservazione del comportamento delle migliaia di bambini che ho visitato è stata determinante quella dello sviluppo del cervello dei miei figli. Il corso di pediatria degli anni ’70 mi aveva insegnato solo che un bambino normale sorride a due mesi, sta seduto a otto mesi, cammina e parla a un anno. Oltre a questo avevo seguito un corso di psicologia di cui non avevo capito quasi niente, e quello che credevo di aver capito aveva aumentato il mio atteggiamento sospettoso nei confronti degli psicologi. Il vedere crescere in “saggezza” i miei figli fu determinante per la mia maturazione. Provo vergogna per tutti i consigli che giovane ed arrogante ho dato a giovani mamme alle prese con bambini con poco appetito, con troppo appetito, che non controllavano gli sfinteri dopo i due anni ecc. Fu  solo al terzo figlio che raggiunsi quel livello di comprensione che fece di me una “madre” anziché un padre. Presi in braccio quel corpicino che strillava e stabilii un vero e proprio rapporto di empatia. Quello che una donna capisce fin dal primo vagito di suo figlio, ad un maschio può costare decine di anni di approfondimento, e temo che per la maggior parte degli uomini una sola vita non basti. Il prof. Nordio, già Direttore Scientifico del Burlo Garofolo di Trieste, pur non avendo avuto figli suoi, ha scritto un geniale articolo sul possibile ruolo “materno” del padre.  Mi convinsi, grazie a lui ed al mio terzo figlio, che un uomo può diventare “madre” se entra sufficientemente in sintonia con suo figlio. Ricordo che quasi con invidia guardavo mia moglie che allattava il bambino. Lui mi ricompensava quando si addormentava, nelle tante notti che ho passato in ospedale, annusando una mia camicia usata.

Ora sono troppo vecchio per rimettermi a studiare psicologia; se gli amici psicologi mi perdonano, nel corso di pediatria dovrebbe entrare un corso di psicologia applicata in cui il docente sia una donna pluripara, mamma o nonna che sia.


Marino Andolina

Responsabile del Dipartimento Trapianti dell’IRCCS Burlo Garofolo è stato il primo in Italia, nel 1986, a fare trapianti di midollo da genitori per bambini leucemici che non trovano un donatore HLA compatibile.

Membro del comitato direttivo della SPES
Presidente dell’A. S. I. T. (Associazione Solidarietà Internazionale Trieste) con quale ha prestato soccorso nel corso di 4 terremoti, a Cernobil, ed in 5 guerre.

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