Devianza minorile: eziologia e patogenesi

Comportamenti aberranti che violano le norme sociali e della giustizia che possono anche rappresentare disturbi psicologici

OBIETTIVI
In questa sede quello che mi sono proposta di comunicare è una breve esposizione dell’analisi dei dati che ho raccolto dalla Letteratura Scientifica Internazionale.
Vorrei inoltre chiarire che il concetto da cui sono partita, quello di “devianza minorile”, è inteso in senso lato, includendo forme di comportamento che violano qualunque norma.      Per cui ho preso in esame tutti i comportamenti antisociali, non solo quelli identificati come tali dal sistema della giustizia minorile, ma anche il Disturbo della Condotta e il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DSM IV), che spesso rappresentano le prime manifestazioni della delinquenza giovanile.

RIFLESSIONI
Il tema della devianza minorile è un tema che ha interessato e continua ad interessare tutti, ed a volte, purtroppo, anche direttamente. Leggere sui quotidiani crimini raccapriccianti compiuti da minori, insieme ad altro genere di comportamenti devianti sembra stia diventando una realtà quotidiana.
Il sistema giustizia ha mostrato particolare interesse verso i soggetti in età evolutiva, orientando l’attenzione verso il valore educativo che la pena può assumere, acquisendo il concetto di responsabilizzazione come regola base da cui partire, o meglio obiettivo verso cui procedere.
Personalmente, però, ritengo che ciò che ancora manchi, nonostante gli innegabili progressi compiuti nel corso degli anni, è un’adeguata analisi delle cause e dei meccanismi di insorgenza: comprendere ciò che spinge un adolescente ad andare oltre un “naturale” desiderio di violazione della norma, che lo porta spesso a doversi confrontare con il sistema di giustizia, dovrebbe superare la semplice e comoda ricerca di cause uniche. Una molteplicità di fattori possono essere coinvolti nell’insorgenza di un comportamento deviante, fattori che a loro volta possono assumere una valenza diversa per ognuno dei soggetti interessati dal problema.

RISULTATI
     Ho preso in considerazione la letteratura scientifica internazionale passata e presente, analizzando singolarmente ognuno dei fattori coinvolti, cercando di ottenere una visione multifattoriale del “fenomeno”. Oggetto di studio sono stati: il contesto familiare, gli effetti genetici, le differenze di genere, i deficit neuropsicologici, le risposte psicofisiologiche, le caratteristiche genitoriali.
Rispetto all’eziologia della devianza minorile ho analizzato gli studi condotti sull’incidenza della classe sociale sul comportamento antisociale negli adolescenti. Uno studio condotto su un campione di ricerca composto da adolescenti adottati prima dei tre anni di età, che consente di separare fattori genetici e ambiente prenatale dalle condizioni di educazione post-natale, ha mostrano chiaramente che gli effetti ambientali spiegano alcuni ma non tutti i comportamenti antisociali. Studi condotti sui gemelli hanno mostrato che gli effetti genetici sono “importanti” nel comportamento antisociale manifesto; questi risultati concordano con le differenze di genere (il comportamento antisociale si presenta più frequentemente nei maschi che nelle femmine) riscontrate in studi statistici condotti in tutti i paesi.
Dall’analisi della patogenesi sono emersi deficit neuropsicologici e particolari risposte psicofisiologiche quale contributo allo sviluppo del comportamento antisociale. Sono stati riscontrati deficit nell’area delle funzioni esecutive quali: le capacità di sintesi, pianificazione, inibizione di risposte appropriate, flessibilità mentale, sintassi, attenzione e concentrazione. Questi risultati concordano con la frequente comorbidità di comportamento antisociale e Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività. La ricerca psicofisiologica ha fornito importanti dati che dimostrano che bassi livelli di arousal e di orientamento riscontati in adolescenti possono essere correlati con la probabilità di sviluppare in futuro delinquenza. Le stesse caratteristiche psicofisiologiche sono state riportate in adulti con personalità antisociale.
Rispetto alle caratteristiche genitoriali, frequente è soffermare l’attenzione sugli aspetti psicopatologici dei genitori, trascurando l’analisi dei tratti normali di personalità. La personalità dei genitori può essere legata ai comportamenti problematici dei figli sia attraverso processi diretti come il modellamento del comportamento o la trasmissione genetica, sia indirettamente influenzando lo stile parentale e l’interazione genitore-figlio, preparando ad esempio l’iperattività del bambino al rischio di sviluppare comportamenti antisociali.

Luana Rizzi
specialista in psicologia giuridica, psicopatologia e psicodiagnostica forense

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