Genitori non si nasce, però…

Posizioni non sempre condivise sul ruolo preminente della famiglia, soluzioni normative auspicate e temute, apprensione per un futuro da costruire fin dall’inizio della crescita: questi i temi scottanti che hanno animato il confronto

Nuove riflessioni e sensibilità sul tema dei diritti dei bambini di genitori separati: questo il tema, nobile e nel contempo scottante, del Convegno “I nuovi genitori… dalla parte dei figli”, svoltosi presso l’Auditorium della Cultura Friulana di Gorizia il 19 marzo 2005.

Uno di quei temi che rischiano di far sentire un po’ in colpa perché dare la vita e crescere un figlio è, al tempo stesso, la più grande responsabilità privata e la più grande responsabilità sociale che ci si possa assumere: genitori si diventa fra le mura domestiche, nel sacrario più intimo delle persone, ma educare un figlio a diventare un buon cittadino è il contributo più grande che i genitori possano effettuare nei confronti della società.

L’Associazione di Volontariato “@uxilia” – organizzatrice del Convegno in collaborazione con l’Associazione di Volontariato “Liberarte”, con le Onlus “Papà separati”, “Mamme Separate” e “Famiglie Separate Cristiane” e con il patrocinio dell’assessorato ai Servizi sociali ed assistenziali del Comune di Gorizia – è partita proprio dal presupposto che i bambini di oggi sono gli adulti di domani, quelli che avranno il potere di decidere se impostare le relazioni umane sul conflitto o sul dialogo.

Le istituzioni, quindi, sono sempre più chiamate ad interrogarsi, ed i tecnici a confrontarsi, su tematiche quali la famiglia, la separazione coniugale, il destino dei minori vittime delle contese e dei giochi degli adulti.

Proprio al fine di disegnare un quadro appropriato dei criteri che orientano il legislatore su questa materia ed i ragionamenti delle varie parti, al dibattito sono state invitate personalità provenienti da esperienze culturali, sociali e politiche assai diverse.

Il clima di libero scambio di idee e di confronto tra i presenti ha contribuito senza ombra di dubbio ad evidenziare problemi, difficoltà, ma anche soluzioni che potranno essere di aiuto per il legislatore, per le istituzioni pubbliche e per quelle private.

Ad aprire il convegno è stato il senatore Giorgio Tonini (che ha poi presieduto i lavori della mattinata) che ha immediatamente focalizzato l’attenzione della platea sul delicato discorso dell’intervento normativo sui diritti dei bambini. “La legge – sostiene Tonini – non può sottrarsi dal trattare questi temi: la politica osa e deve osare fare ingresso nella sfera più privata delle famiglie.

La difficoltà consiste nel fatto che deve farlo con grande tatto: non le è possibile, e sarebbe dannoso, entrare nella vita delle persone in modo aggressivo”.

Ad ampliare il discorso, spiegando come anche i conflitti che la società produce in ogni epoca è una diretta conseguenza delle condizioni in cui i bambini vengono cresciuti, è intervenuto subito dopo il direttore di questa testata, Massimiliano Fanni Canelles. “Fra trent’anni – ricorda Fanni Canelles – i nostri bambini insegneranno ai loro figli quello che noi abbiamo insegnato loro. Se hanno imparato la guerra, allora insegneranno la guerra”.

E così si dà inizio al congresso.

In mattinata si sono susseguiti svariati interventi che hanno analizzato il problema da più punti di vista: alle considerazioni politico-legislative si sono intrecciate quelle incentrate sull’aspetto etico, sociologico e psicologico.

Particolarmente intenso è stato il dibattito sul progetto di legge n. 66 recante disposizioni in materia di affidamento condiviso, presentato dall’onorevole Paniz (Forza Italia) all’approvazione del Parlamento; la discussione ha dato vita ad un importante momento di confronto fra visioni anche molto distanti tra loro in merito al contenuto normativo in esame.

Accorate, al riguardo, le posizioni dell’onorevole Marcella Lucidi (DS) e del magistrato Arrigo De Pauli. Lucidi, segretario Commissione giustizia alla Camera dei deputati, ha evidenziato come, secondo lei, l’affidamento condiviso dovrebbe essere una priorità da perseguire solo nei casi in cui corrisponda all’interesse del figlio e non dovrebbe, pertanto, essere acriticamente e rigidamente sostituito all’affidamento esclusivo.

Più critica, invece, la posizione di De Pauli, magistrato, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Trieste e presidente di Tribunale a Gorizia e a Trieste, secondo cui la legge rischia di suscitare problemi maggiori di quanti intende risolverne moltiplicando le occasioni di contatto conflittuale nella coppia scoppiata.

Incentrati su aspetti politici e legislativi sono stati, ancora, i discorsi del dottor Luciano Tonellato e del presidente nazionale Onlus Papà Separati e Famiglie Separate Cristiane Ernesto Emanuele. Tonellato, in particolare, si è soffermato sull’istituto della mediazione familiare e sugli interventi orientati alla transizione dalla struttura familiare originaria a ciò che l’evento separazione porta nel contesto familiare; Emanuele, invece, ha denunciato il prevalente orientamento degli avvocati, dei giudici, degli assistenti sociali, dei mediatori familiari e di tutte le altre figure istituzionali interessate che porta ad una situazione tale per cui nel 93% dei casi l’affidamento del minore va alla madre.

Significativo è stato, in termini completamente diversi, l’intervento di don Ettore Malnati sugli aspetti etici della separazione. Don Ettore parte dal concetto di responsabilità: uomini si nasce, genitori non si nasce, e quindi mettere al mondo dei figli corrisponde ad una precisa assunzione di responsabilità. In quest’ottica, dunque, la separazione diventa un rendersi conto che qualcosa è mancato e non siamo stati capaci di salvare la situazione: si tratta, insomma, di un fallimento. “Accostarci alla dimensione antropologica di un fallimento – spiega allora Don Ettore – è fondamentale per capire come dobbiamo recuperare un’etica.

Bisogna recuperare l’etica del momento, che non è l’etica della situazione: bisogna capire che non si è dei falliti, ma che in quella circostanza si ha fallito. E’ stato fatto un percorso, questo percorso si è concluso, ma permangono delle responsabilità verso i figli”.

Bisogna capire, insomma, di aver sbagliato, ma nel contempo di avere davanti una vita e di dover portare a compimento dei progetti: ed il progetto fondamentale è quello dell’educazione dei figli. “Il genitore – continua don Ettore – deve accompagnare ed educare il figlio con la sua presenza, recuperando la dimensione della responsabilità: in questo non è fallito, ma deve battersi per risultare vittorioso”.

Affascinanti anche i discorsi del sociologo Giuliano Giorio e dello psicoanalista Paolo Ferliga. Giorio evidenzia come i mutamenti sociali abbiano portato a conseguenti mutamenti dei valori, che si concretizzano, ad esempio, con una procreazione funzionale alla “gratificazione” dei genitori, anche attraverso tecniche artificiali ed il diffondersi di una sorta di “aborto di massa”, o con la negazione del consenso nei confronti di valori come quello della fedeltà di coppia, e si domanda quale possa essere il destino della famiglia, e se le funzioni tradizionali della famiglia non potrebbero essere meglio assolte da altre istituzioni.

Ferliga, invece, con un sensibilissimo e coinvolgente intervento, spiega come la figura del padre sia essenziale nella formazione dei figli in ogni fase del loro sviluppo, aiutandoli ad uscire dal rapporto di simbiosi che naturalmente si viene a creare con la madre nei primissimi anni di vita, li guida a superare le limitazioni emotive ed intellettuali che li legano alla famiglia di origine rischiando di intrappolarli in una sorta di “cerchio magico” e insegna loro a relazionarsi col mondo esterno.

Non è mancata neppure un’analisi del problema dal punto di vista mediatico, con l’intervento del giornalista Daniele Damele sui differenti messaggi rivolti ai bambini da coppie separate sui media.

Pensieri e opinioni diverse si sono poi confrontati nel pomeriggio, durante la tavola rotonda, moderata dal pubblico tutore dei minori Francesco Milanese, cui hanno preso parte Renata Brovedani, Sergio Cecotti, Fabrizio Cigolot, Alessandra Guerra, Maddalena Provini e Bruno Zvech.

Si è continuato a parlare di aspetti legislativi e politici e ci sono stati ulteriori approfondimenti sul progetto di legge sull’affidamento condiviso, come quello della Presidente della Commissione pari opportunità tra uomo e donna della Regione Friuli Venezia Giulia, Renata Brovedani. “La responsabilizzazione, per funzionare davvero, non può avvenire per legge – sostiene la Brovedani nell’esporre le sue perplessità – ma deve essere costruita prima, con assunzione reciproca di rispetto verso l’altro e di riconoscimento delle differenze.

Solo così potrebbe esserci coerenza tra una genitorialità quotidianamente vissuta da entrambi ed un affidamento congiunto dei figli in caso di conclusione della vita di coppia”.

Stimolante il confronto sorto tra i consiglieri regionali Alessandra Guerra e Bruno Zvech che hanno esposto due differenti visioni della società. “Io credo fortissimamente – è entrata in argomento la Guerra – che il nucleo fondante e principale della società sia la famiglia, e non la libertà indistinta che è pura filosofia di ciascun essere che compone questa società”.

“Le persone – si contrappone Zvech – vanno garantite in quanto persone.

Prima vengono le persone; e non importa che queste persone siano coniugate o separate, anziane o giovani, ricche o povere perché comunque devono essere messe sullo stesso piano, devono essere ugualmente garantite”.

Ma non ci si è fermati a queste sole testimonianze: significativi sono stati anche gli interventi di molte persone del pubblico, che sono venute a raccontarci le loro storie di uomini e donne concretamente implicati in difficili vicende familiari.

La più appassionata quella di un nonno, che è venuto ad esprimere il suo sentito auspicio affinché gli interventi normativi comincino a prendere in considerazione anche le posizioni di tutte quelle figure che sono coinvolte nelle vicende separative in modo solo indiretto, ma non dovrebbero per questo essere escluse dalla vita e dall’educazione dei bambini.

 

Martina Seleni ( giornalista pubblicista)

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