Filo spinato

L’onda che uccide ha cancellato case, alberghi, resort. Non le differenze. Se nel sud dei singalesi le ruspe sono al lavoro per rimuovere i detriti e ricostruire la ferrovia, man mano che ci si avvicina al Nordest a maggioranza tamil sulle strisce d’asfalto sconnesso, la situazione si fa più disastrosa. A Batticaloa l’effetto è quello di un’Apocalisse. Dove c’era una primary school ora ci sono solo macerie, che coprono ogni metro quadrato della costa: lo tsunami qui non ha lasciato neanche le fondamenta. E sembra che sia accaduto ieri. Nessun aiuto governativo è arrivato ai tamil, lamenta Anton Stanislos dell’associazione Koinonia. Se i soldati presidiano la città dietro i check point, al lavoro si vedono solo le ong e i locali, che spalano a mano. All’albergo Co.op.inn, il migliore di “Batti”, con le pulci nel letto, incontriamo volontari francesi, svedesi, addirittura texani Qui, dove i tamil sono il 60% della popolazione, gli sfollati vivono in roventi store di lamiera come il Paddy marketing boarding store, dove, divise da teli di plastica in “loculi” di due metri per due, abitano 230 famiglie. Ma la speranza può rinascere anche dietro il filo spinato della guerra civile. Perché recintato dietro lo stesso filo spinato dei check point, a Manresa, c’è il terreno da 7 ettari che Koinonia comprerà con fondi stranieri per costruire un nuovo orfanotrofio e dietro quel filo spinato, a Kaluvankerry, c’è la terra che, grazie al contributo di Spes, accoglierà una scuola per i piccoli tamil.

Camilla De Mori

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