La politica sociale. Un modello di rete sociale

“La rete sociale è un’insieme di legami che l’individuo instaura con altri individui a lui significativi, come possono essere la famiglia, gli amici, il mondo del lavoro, il volontariato, il vicinato e tanti altri legami informali. [B. E. Biegel]. In Italia tale riflessione ha assunto importanza dopo la crisi dello Stato Sociale (Welfare). Pierpaolo Donati definisce il Welfare State: “la forma embrionale di Stato che garantisce in linea di principio a tutti i cittadini in quanto tali, il godimento di una serie di diritti, civili, politici e sociali. Quest’ultimi, quelli sociali, sono un “pacchetto” di risorse necessarie per far fronte ai bisogni vitali a prescindere del contributo produttivo del singolo individuo alla collettività.

La politica sociale e la sociologia sono due settori di studio distinti, ma che allo stesso tempo collaborano per il raggiungimento di uno scopo comune: il benessere. La sociologia è la scienza che studia i fatti sociali considerati nelle loro caratteristiche costanti e nei loro processi. La politica sociale invece la potremmo definire, come quella scienza e tecnica, che ha per oggetto la costituzione, organizzazione, l’amministrazione dello stato sociale di uno stato. Prendendo come riferimento gli aspetti teorici proposti da Pierpaolo Donati, si può intendere la politica sociale come “momento riflessivo” della sociologia in quanto sapere teorico-pratico, intesa come scienza della società, nei suoi vari aspetti e dimensioni, in particolare essere considerata nei suoi vari aspetti che riguardano le sue applicazioni al vasto campo delle politiche sociali. Nel ordinamento italiano negli ultimi decenni la politica sociale ha subito dei grossi cambiamenti, dovuti da molteplici fattori. In questa tesi non si andranno ad analizzare le cause di tali cambiamenti, ma si vuole disquisire sui diversi soggetti o attori sociali che sono entrati nella sfera delle politiche sociali, in particolare nella pianificazione e gestione da Welfare State a Welfare Mix. Per Welfare State si intende forme di assistenzialismo garantite dallo Stato.

Lo Stato contemporaneo è caratterizzato da due elementi fondamentali, che si riassumono nelle definizioni di “Stato di diritto” e “Stato sociale”. La concezione dello stato di diritto comporta che sia il diritto a regolare sia l’attività statuale sia i rapporti tra lo stato e i cittadini, in quanto portatori di diritto. La concezione dello stato sociale presuppone invece il principio di uguaglianza sostanziale e l’idea della sicurezza sociale. Alla sua base c’è una visione idealistica della dignità della persona umana e del suo diritto all’aiuto in caso di bisogno. Questi diritti devono essere garantiti dallo Stato, diritti sanciti dalla Costituzione Italiana. Ripercorrendo le tappe fondamentali della storia italiana si è visto che lo stato ad un certo punto non è riuscito più a gestire e a garantire le prestazioni essenziali per garantire lo stato di benessere. Negli anni si è andato a favorire sempre più un modello dove si prevede anche altri soggetti. Una risposta possibile è data dalla proposta del così detto Welfare Mix, in cui il ruolo dello stato nella gestione diretta dei servizi si ridimensiona, conservando peraltro compiti di indirizzo, programmazione e valutazione delle attività, mentre viene favorita la presenza nella rete dei servizi di organizzazioni private, soprattutto nonprofit, ma senza precludere la porta neppure a forme di mercato. Pierpaolo Donati sostiene: “ L’idea di fondo è che stiamo passando ad una società nella quale la cittadinanza è espressione della società nella sua complessità e non solo dello stato in quanto tale. Lo stato è solo un punto di riferimento, se vogliamo anche di coordinamento per taluni aspetti, ma la cittadinanza deve essere garantita dai soggetti sociali in interazione, in collaborazione tra loro. Questa è quella che possiamo chiamare cittadinanza societaria.” Più precisamente Donati dice, che la nuova cittadinanza si riferisce agli individui in quanto appartenenti a “soggetti sociali” e di conseguenza le politiche sociali non possono più essere intese come estensione delle politiche pubbliche: il potere pubblico diventa uno dei vari attori e le strategie pubbliche uno dei modi in cui sono formulate le politiche sociali. Il modello societario di Welfare Mix comporta varie combinazioni fra Stato, mercato, solidarietà associative e primarie, con un ruolo statale di “ordinatore generale” e “guida relazionale”.

Per un attimo possiamo spostare l’attenzione sull’aspetto della relazione e in particolare sulla relazione sociale. Max Weber definiva la relazione sociale un comportamento di più individui instaurato reciprocamente secondo il suo contenuto di senso e orientato in conformità. La relazione sociale consiste pertanto esclusivamente nella possibilità che si agisca socialmente in un dato modo (dotato di senso) quale che sia la base su cui riposa tale possibilità.La necessità di descrivere la natura delle relazioni come possibilità di interazioni diviene ovvia se si pensa al plurale. Questa necessità può essere utile per capire quali modalità organizzative usano le strutture dell’ordinamento pubblico per mettere in atto la politica sociale. La normativa che regolamenta ciò è la legge nazionale 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”. Questa legge propone e favorisce un lavoro integrato tra i diversi soggetti legato al lavoro sociale, in particolare sottolinea l’importanza che gli enti locali, in rispetto alle funzioni loro attribuite, instaurino legami, relazioni e soprattutto modalità operative con gli altri soggetti presenti sul territorio per realizzare un sistema integrato di interventi sociali. L’ipotesi iniziale centra il lavoro su individuare come questi soggetti presenti sul territorio interagiscono con l’ente locale e quali modalità operative mettono in atto.

Ivana Milic

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