Le nuove malattie sociali

Per alcuni è necessaria in un corretto rapporto amoroso, per altri è la morte di sentimenti, ma da numerosi studi si evidenzia come la gelosia sia ancora oggi una delle principali cause di dissapori e contrasti nei rapporti di coppia. Sono in aumento, infatti, i casi di gelosia che sfociano in drammatici eventi tra i giovani e giovanissimi e spesso in questi casi la realtà non corrisponde quasi mai al sentimento percepito.
E’ diretta verso cose, persone, affetti o forme sociali. Si presenta bruscamente, a volte permane nel tempo, viene evocata da eventi esterni o rappresentazioni mentali e occupa gran parte del vissuto emotivo e cognitivo dell’individuo.
Ma benché si sia cercato di descriverla, di definirla, ma soprattutto di stabilire quali persone vi siano più inclini, quali fatti la producano e quali comportamenti provochi nessuno era mai riuscito a capire le basi fisiopatologiche di questo sentimento.
Oggi secondo lo studio di Donatella Marazziti del Dipartimento di Psichiatria, neurobiologia, farmacologia e biotecnologie dell’Universita’ di Pisa è stato ipotizzato che alla base della gelosia ci sia qualche forma di disordine mentale e che in alcuni casi la gelosia potrebbe essere considerata una vera e propria malattia. Il lavoro pubblicato sulla rivista ‘Neuropsychobiology’ mette in evidenza come le persone molto gelose presentino delle anomalie a carico del serotonina, una molecola di trasmissione del segnale nervoso. I ricercatori hanno confrontato il sistema serotoninergico di 21 persone vittime abituali della gelosia con altre 21 persone che non presentavano segni patologici associabili a tale sentimento. I risultati hanno evidenziato che chi era geloso aveva meno recettori per la serotonina, e che quindi la gelosia potrebbe essere considerata come una vera e propria malattia organica.
E’ indubbio che alla base delle inclinazioni del nostro carattere ci siano espressioni geniche diverse per ognuno di noi che si esprimono in manifestazioni molecolari che sono a loro volta alla base di tutti i nostri comportamenti e sentimenti. Ma l’incognita è capire dove si trova la linea di confine che separa l’individuo sano da quello malato. Chi definisce quale sia la carenza o l’eccesso di una data molecola? Chi è in grado di etichettare come malato una persona solo per differenze di espressione cellulare che magari esprimono solo l’unicità dell’individuo esattamente allo stesso modo di quello che fanno le impronte digitali?
In tutte le epoche, con vari metodi più o meno corretti, l’uomo ha sempre tentato di emarginare le persone che si discostavano dai canoni dettati dalla logica del tempo. La speranza è che, nel nostro tempo, non si scelga il metodo farmacologico per ”trattare” la superbia, l’invidia, l’ira, l’avarizzia, l’accidia, la gola e la lussuria.

Massimiliano Fanni Canelles

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