Mazzocca&Pony

Nata nel 1963, vive e lavora a Castelfranco Veneto (TV). Studia all’Istituto d’Arte di Nove (VI), sezione ceramica, dove si diploma per aprire subito un proprio laboratorio ceramico. Successivamente entra nel campo del restauro, in particolare di affreschi. Lavora inoltre come decoratrice, nella progettazione d’interni e presta la sua esperienza tenendo corsi di disegno e pittura. Dal 2005 cura mostre d’Arte in Veneto, presso sedi pubbliche e private.

L’attività incessante della Mazzocca produce nell’arco degli anni numerosi periodi/cicli pittorici: Arte Sacra, Fiori, Nudo, Periodo Blu, Trompe l’oeil, ceramiche, Pompei, Contestazione, Labrinti, Copie d’autore, Encausto, Rinascita, Voce della passione, Colori della coscienza, Contaminazioni, Brandelli, Interazione, Tuttomenochenero, Fotoartmusic e infine si specializza nel ritratto iperrealistico con tecnica ad affresco. Dal 2007 avviene nella Mazzocca, a fronte delle sperimentazioni sulla materia e ad un profondo lavoro di introspezione personale, un cambio di rotta e la sua cifra artistica si sveste dei passati temi trattati e si riveste di una nuova poetica personale.

Questo mutamento/cambio/metamorfosi nel campo artistico necessita anche di un nome nuovo e, come dice la Mazzocca, “…è quasi un pensiero ossessivo, tanto da mutare il mio nome d’arte in Mazzocca&Pony: Mazzocca è il mio cognome e il mio retaggio, il contatto con il reale, fisico con il mondo; Pony è il nome fantastico della mia vita “sospesa”, invisibile e immortale”.

Questo maturato cambio di rotta la porta a sperimentare il suo nuovo cammino attraverso vari materiali e supporti come computer, fotografia, installazioni, luci e led, incisioni su plexiglass, scultura. Da qui nasce l’ ultimo ciclo dal titolo: “Abito Mentale” e le opere dei cicli: “Cenerentola”, “Dualità”, “La via dei ricordi”, “Le Armate”, “Daimon”, “Eden”, “Metamateria” e infine “Ipazie”.

Abito Mentale è un divenire magmatico e fluttuante di apparizioni. Negli abiti sono racchiuse e fossilizzate storie e profumi, caldi abbracci, viaggi, essi riassumono in se un percorso terreno, di visibilità, di apparenza. Quante volte noi tutti associamo ad un abito un ricordo di vita vissuta?

Grazie a questa nuovo e innovativo modo di far arte, la creazione artistica è capace di arrestare per un attimo l’irreversibilità del tempo. Luigina fa saltare le abitudini del far arte fondando i propri codici di lettura, di scrittura e comportamento. Grazie ad artisti come la Mazzocca si riesce a rompere la noia dell’accademia.

L’artista applicando delle particolari vernici ai suoi abiti attua una sorta di mummificazione alle sue creazioni. La luce, altra componente fondamentale nell’opera della Mazzocca, la quintessenza, investe queste opere: essa è luce dell’anima, trasparenza dello spirito. A dissomiglianza degli altri cicli, dove dominavano i sette colori dell’iride, ora il padrone della “tavolozza” dell’artista è il bianco, sinonimo di purezza e trasparenza.

L’ultimo periodo della Mazzocca è consacrato alla scultura. L’originalità del titolo offerto a questo ultimo ciclo è: “Ipazia”, in cui si sottolinea ancora una volta l’energica spinta innovatrice da parte dell’autrice ad aprirsi verso il passato per proiettarsi verso il futuro. Sempre affascinata dal mondo femminile e da tutte le sue infinite sfaccettature, ombreggiature, misteri e rivelazioni, la Mazzocca erige i suoi nuovi “monumenti/sculture” dedicandoli ad uno status simbol della libertà del pensiero: Ipazia di Alessandria d’Egitto (355 dc).

La Mazzocca attraverso le sue strutture eseguite in ferro, che ricordano forme femminili, colmate integralmente a mezzo di sfere contenenti abiti impacchettati con fil di ferro intrecciato, immagini, piume o i quattro elementi, riassume, attraverso l’arte, l’importanza del libero pensiero.

Di nuovo il richiamo al numero sette, numero ricorrente in gran parte della produzione artistica di Luigina, perché sette sono le Ipazie, numero significativo e significante la fine di un percorso, la maturazione avvenuta di un ciclo di pensieri, il raggiungimento di uno scopo, di un obiettivo, la fine di un percorso per darne inizio ad un altro.

Sette sono le Ipazie, come le sette arti, ed ogni Ipazia porta con se un messaggio dell’artista nelle sue 126/130 sfere e accompagnano il cammino e il vissuto di Luigina racchiuso, custodito e difeso in sé.

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